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Il Blog di Birbo Bicirossa

~ Umorismo e viaggi nel Tempo

Archivi della categoria: (E) Storia romana

Dove aiuto il babbo a sbrigare i suoi affari

21 venerdì Feb 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (E) Storia romana

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Diocleziano

Coordinate spazio-temporali: tempo 1 maggio 305, luogo palazzo imperiale a Nicomedia.

“Benvenuto o Oscuro Signore, il tuo servo Diocleziano è sempre felice di vederti, ma posso chiederti chi è il ragazzino che t’accompagna?”.

“Oh … il suo nome è Birbo ed è mio figlio. Lo ho portato perché è bene che cominci ad interessarsi degli affari di famiglia, e quindi Diocleziano parla pure liberamente davanti a lui”.

“Ma allora sono doppiamente felice della vostra visita, o miei nobili Signori”.

“Cavoli babbo, ma com’è che è così gentile con noi questo imperatore romano? Che di solito sono invece piuttosto arroganti, eh?”.

“E’ solo perché ora si trova in mezzo alla merda e non sa più come uscirne”.

“Non esageriamo mio Signore, è vero che ultimamente ho avuto qualche problema, ma nulla che col tuo aiuto non si possa facilmente risolvere”.

“Certo Diocleziano, come no, sei solo finito in mezzo alla più grave crisi economica della storia romana”.

“La più grave crisi economica? Cavoli babbo, ma quello non era Silvio?”.

“No figliolo, questo qui è Diocleziano, ed è diverso perché si è messo in testa d’essere figlio di Giove e pretende di farsi adorare come un Dio”.

“Appunto babbo, sei sicuro che questo non sia Silvio travestito?”.

“Scusa mio signore, ma se io ho mai preteso mi si tributassero onori divini, è stato solo per rafforzare con la mia autorità la vacillante potenza di Roma, e quindi la tua che ne sei il segreto nume protettore”.

“Però così sei stato costretto a scatenare la più feroce di tutte le persecuzioni contro i cristiani, perché loro ovviamente non hanno nessuna intenzione d’adorarti, non è vero Diocleziano?”.

“Cavoli … e quindi tu babbo sei buono e non vuoi che siano perseguitati i cristiani, giusto?”.

“No figliolo, tutto sommato i cosiddetti cristiani sono una setta innocua, e per di più saranno presto destinati a scomparire perché lacerati da profonde divisioni interne; perciò perseguitarli è inutile e persino dannoso”.

“Ma Signore Oscuro, i cristiani sono tanti e parecchi sono ricchi, e facendoli trucidare posso sequestrare i loro beni … e tu sai che ho bisogno di molto denaro per pagare gli eserciti che proteggono i confini dai barbari, e anche per la burocrazia statale che si è fatta sempre più complessa e dispendiosa”.

“Cavoli imperatore … ma allora non potevi far pagare più tasse ai romani ricchi?”.

“Naturalmente o fanciullo io ho aumentato le tasse, e ho anche istituito la patrimoniale per i ricchi e dei severi accertamenti fiscali, nominando anche migliaia di revisori dei conti ed esattori. Col solo risultato però che per rifarsi dal salasso tutti i commercianti hanno alzato i prezzi, e così il costo della vita e l’inflazione sono talmente aumentati che il denaro non vale quasi nulla, e il ceto medio si è impoverito fino a cadere in miseria. Allora ho messo un calmiere ai prezzi punendo con la morte chi li aumentava, ma col solo risultato di far scomparire grandi quantità di merci dai mercati ufficiali, e vederle trattate solo a caro prezzo in quelli della borsa nera. Intanto i grandi mercatanti orientali da cui dipendiamo per gli approvvigionamenti esigono d’essere pagati solo in oro, che ormai è scarsissimo, e poi c’è il problema dei contadini che per evitare le tasse abbandonano la terra per venire in città a vivere d’espedienti, e intanto i Parti premono al confine germanico e preparano nuove incursioni, e poi…”.

“Basta per carità, che mi hai già elencato tanti problemi che per risolverli tutti ci vorrebbero almeno altri tre Oscuri Signori … ora rilassati Diocleziano … rilassati e non pensare a nulla … ecco così …ascolta la mia voce … rilassati … così …non pensare ai tuoi guai … ascolta la mia voce calda e rassicurante …”.

“Cavoli babbo, ma che ci fai ora a questo poveraccio di Diocleziano?”.

“Lo sto ipnotizzando figliolo … così potrò impartirgli gli ordini che gli permetteranno di superare la crisi e salvare l’impero … e al risveglio crederà persino che siano idee sue e le applicherà col più grande zelo …ora ascolta la mia voce Diocleziano, abbandona la tua volontà e rilassati…”.

“Cavoli, ma ne vale davvero la pena babbo? Voglio dire, se è vero che ha combinato tanti pasticci, forse sarebbe meglio lasciarlo perdere e cercarci un altro fantoccio che prenda il suo posto, non credi?”.

“No figliolo, perché con lui noi controlliamo il più potente impero di questi giorni, e anche la grande nazione in cui esso si trasformerà un giorno. E poi il suo immediato successore è un tale imbecille che sconvolgerebbe i nostri piani per almeno un millennio, quindi trarremo d’impaccio Diocleziano, che così in futuro continuerà ad essere un docile strumento della nostra spietata volontà di dominio”.

“Io … mi sento felice e leggero … mi pare persino di volare…”.

“Bravo Diocleziano … vola leggero e intanto ascoltami … i cristiani, non perseguitarli più … se qualcuno si rifiuterà di rendere omaggio agli Dei dovrà solo versare un congruo tributo in denaro … mi hai capito? E vedrai che con questo provvedimento, il numero di fanatici che si proclamano cristiani scenderà ben più velocemente, che concedendogli l’onore di trasformarsi in martiri della loro assurda fede”.

“Io … ascolto ed obbedisco mio Oscuro Signore…”.

“Cavoli babbo, ma lo hai proprio sottomesso per bene questo imperatore romano, eh? Cavoli …”.

“Io … ascolto tutto ed obbedisco o mio Signore…”.

“Ed ora per quanto riguarda il resto … ascoltami bene… ci sono ancora grandi ricchezze di cui potrai appropriarti … in oro e terre e schiavi…”.

“Cavoli il mio babbo quant’è tosto, io non lo credevo mica, eh? Cavoli”.

“Io … ho compreso e t’ubbidirò in tutto e per tutto …”.

“Bene, e poi per quanto riguarda i Parti ti consiglio d’operare …”.

“Col Cesareo babbo?”.

“Zitto figliolo, ascolta Diocleziano, con l’inganno devi indurre i loro capi a combattersi tra loro…”.

“Eh … il mio babbo quant’è bravo, eh? Guarda lì, quel Diocleziano è come molle cera nelle sue mani, e farà tutto quello che ora lui gli ordina, cavoli eh?”.

“… certo farò tutto quello che tu mi ordini mio astuto Signore …”.

“Bene, allora preparati Birbo mio che oramai abbiamo finito. Ora io conterò fino a dieci Diocleziano, e al dieci tu ti sveglierai deciso e spietato e pronto a fare tutto ciò che ti ho suggerito… I …II …III …IV …V … VI… VIII… VIIII… IX … e X , fatto, vieni Birbo che è ora di scomparire, metti la tua piccola mano nella mia e torniamocene a casa a Nero Torrione”.

“Si caro babbo, ma cavoli sei stato davvero grande e mi hai dato una bella lezione di vita, eh? Ecco che scompariamo diretti a casa, che avventura però, cavoli …”.

“… Cosa? Ma …che è successo? Che faccio tutto solo davanti alla statua di mio padre Giove? Mi pare che dovevo fare qualcosa ma …ah … ora ricordo, devo subito parlare al mio erede designato…GALERIO DOVE SEI? VIENI IMMEDIATAMENTE QUI”.

“ Eccomi o Augusto, cosa desideri?”.

“Ho appena deciso di mettermi in pensione e ritirarmi a vita privata nella mia villa di Spalato, e quindi tu che eri Cesare divieni Augusto e prendi il mio posto, eccoti manto dorato e diadema e scettro, da adesso in poi sono cavoli tuoi Galerio”.

“Cosa? Ma Diocleziano, non si era mai sentito che un imperatore si ritirasse e mettesse volontariamente in pensione, e perché poi vuoi farlo così all’improvviso?”.

“Il perché non lo so bene neppure io, ma dentro di me sento come una vocina stridula e infantile che mi suggerisce di abbandonare tutto per andare in campagna”.

“In campagna? Ma per fare cosa?”.

“Non saprei … io ricordo solo che all’improvviso mi è venuto il bisogno irresistibile di coltivare … cavoli ”.

L’anno dei quattro imperatori ingrati

15 sabato Feb 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (E) Storia romana

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Aulo Vitellio, Salvio Otone, Sulpicio Galba, Vespasiano

Coordinate spazio-temporali: tempo 15 gennaio dell’anno 69, dentro fino in fondo al Foro romano.

“Così dici che ci sarebbe una congiura contro di me? Ma Birbo … sono passati solo pochi mesi da quando su tuo consiglio mi sono proclamato imperatore. Non avevi detto che col tuo aiuto sarebbe andato tutto bene?”

“Eh caro Servio, il fatto è che sei un uomo onesto, ma con le tue troppo rigorose economie hai fatto arrabbiare il popolo romano che ora certo non ti ama, e così …”.

“Ma tu sai benissimo che coi suoi folli eccessi Nerone aveva dilapidato tutto il tesoro imperiale, io ho solo cercato d’abolire gli inutili sperperi”.

“Eh Sulpicio … ma negare alla plebe le solite regalie in grano è stato davvero troppo”.

“Però la mia fidata guardia personale vigila giorno e notte su di me, e quindi cosa dovrei temere?”.

“Beh … dovresti temere proprio della tua malfidata guardia personale, che per denaro …

“Ahhhhhhhhhhhhhhh ….”.

” … ecco appunto … va beh, morto Sulpicio Galba proviamo con un altro”.

 

Coordinate spazio-temporali: tempo sera del 15 gennaio dell’anno 69, in una stanzetta del Palazzo del Senato romano.

“Bene amico Birbo, come tu da tempo mi avevi predetto anche il Senato mi ha confermato imperatore, e ora che cosa mi consigli di fare?”.

“Eh caro Marco Salvio, è semplice… devi solo spendere un po’ di soldi in feste e giochi, e soprattutto in regalie di grano alla plebe, e vedrai che tutti ti vorranno bene e nessuno penserà a detronizzarti”.

“Beh … speriamo sia vero, perché non vorrei davvero fare la stessa brutta fine di Sulpicio Galba, che poi per tuo consiglio ho pure confermato il corpo delle guardie imperiali che lo ha massacrato, e ora non vorrei che un giorno tradissero anche me”.

“Ma se ti ho detto che ci serviva il loro appoggio, e comunque fidati che finché gli dai da mangiare quelli ti serviranno lealmente e senza morderti la mano; piuttosto dovresti preoccuparti di Aulo Vitellio, lo sapevi che le legioni di guardia al Reno l’hanno proclamato imperatore?”

“Che dici? Ancora un altro imperatore? E ora che faccio?”.

“Beh caro il mio Otone… questo è compito mio, no? Adesso vado a vedere che succede e poi ti riferisco, non temere che c’è rimedio a tutto, eh?”.

“Oh …il bambino è già andato … stupefacente il modo in cui scompare nel nulla all’improvviso, meno male che lui è dalla mia parte altrimenti sarei davvero nei guai”.

 

Coordinate spazio-temporali: tempo 3 gennaio dell’anno 69, l’accampamento delle legioni della Bassa Germania.

“Chi è che mi disturba il pasto di Aulo Vitellio? Ah … sei tu mio piccolo Birbo? Allora dimmi, tutto procede secondo i nostri piani?”.

“Eh … come previsto devi solo radunare i tuoi uomini e magari arruolare qualcuno dei barbari germanici, poi con le tue forze scendi verso Roma, e ti garantisco che incontrerete poca o nessuna resistenza grazie all’imperatore incapace che ci sarà sul trono per allora”.

“Perfetto … quindi nuovamente tu mi garantisci che sarò un grande imperatore e vivrò una vita lunga e felice?”.

“Ma certo Aulo, solo t’avviso che dovresti mangiare di meno perché il tuo peggior nemico è il colesterolo, eh? Che sei già troppo grasso e non è bene che passi tutto il tempo a ingozzarti di cibo, eh? Beh … io vado a finire il mio lavoro … allora t’aspetto a Roma, eh? …”.

“Caspita … immagino dovrei essere grato a quello strano bambino, ma certo che quando appare o scompare così all’improvviso mi fa davvero diventare nervoso”.

 

Coordinate spazio-temporali: tempo 16 aprile dell’anno 69, nella sala del trono del palazzo dell’imperatore Otone.

“Gli dei maledicano quel pestifero ragazzino … mi ha convinto a proclamarmi imperatore predicendo che avrei avuto una vita lunga e felice, ed ora sono passati solo novantacinque giorni … e già devo gettarmi sulla mia spada per non cadere vivo nelle mani dello spietato Vitellio … AHHHHHAAAahhh …”.

“Oh, anche Marco Salvio Otone è andato … benvenuto Aulo Vitellio, allora ti è piaciuta la tua vittoriosa marcia su Roma?”.

“E’ stato facile come avevi detto, solo mi spiace che gli alleati germanici abbiano un poco esagerato con i massacri e le devastazioni”.

“Eh … che vuoi farci caro Aulo, non si può mica fare una frittata senza rompere le uova, eh?”.

“Frittata? Ho giusto fame, dov’è questa frittata?”.

“Uffa Aulo, aspetta almeno che raccolga la corona rotolata nella polvere e te la metta in testa, per fare l’imperatore ti ci manca ancora un poco di stile, eh?”.

“Hai ragione Birbo … imparerò … ma sai quanto mi piace mangiare, e allora… ma … è già sparito? Ma ora dove sarà andato quello strano bambino?”.

 

Coordinate spazio-temporali: tempo primo luglio dell’anno 69, nel palazzo del generale Vespasiano in Giudea.

“Bravo piccolo Birbo, dopo ciò che è successo a Roma le mie truppe mi hanno proclamato imperatore, proprio come tu avevi previsto”.

“Eh amico Flavio … questo era facile da prevedere … che i barbari di Aulo Vitellio scendendo a Roma si sono lasciati dietro troppo sangue e troppi rancori, e poi quello stupido di Vitellio non governa e pensa solo a mangiare, e così si è ingrassato come un vero vitello, eh?”

“In effetti Vitellio è l’imperatore meno adatto che i romani potessero ritrovarsi ad avere”.

“Eh Flavio … apposta ce lo abbiamo messo, eh? Ora non ti resta che procedere col nostro piano, ma sei ancora deciso a non andare di persona a Roma a prenderti la corona?”.

“Ora non è opportuno che io lasci la Giudea, ma penserà a tutto il mio fido generale Antonio Primo”.

“Benissimo … allora io vado avanti e vedo se ci sono problemi, d’accordo?”

“Perfetto, e se tutto va bene c’incontreremo a Roma tra … ma… ? Perbacco … non m’abituerò mai all’abitudine che ha quel ragazzino di svanire in un attimo”.

 

Coordinate spazio-temporali: tempo 21 dicembre dell’anno 69, luogo riva del Tevere.

“Avanti soldati, nel nome di Vespasiano procedete … SPLASHHHHH …”.

“Beh … ma caro Antonio … ormai Vitellio era morto, era proprio necessario farne gettare il corpo nel Tevere?”.

“Ragioni politiche mio caro Birbo, il popolo deve vedere che quel grasso maiale è morto male proprio come ha vissuto e governato male”.

“Eh … un poco mi dispiace … ma come gli avevo detto non si può mica fare una frittata senza rompere le uova, eh? Bene, ora dobbiamo solo far proclamare dal Senato il nostro amico Vespasiano come nuovo imperatore, che poi quando ti ha detto che arriverà a Roma ad occupare di persona il trono?”.

“Vespasiano mi ha scritto che arriverà entro l’anno prossimo, ma solo …”.

“Eh? Ma solo … che cosa? Che sta macchinando ora quel furbacchione?”.

“Lui ha considerato bene tutto ciò che è successo ultimamente, ed ha deciso che verrà a Roma appena tu … te ne sarai andato per sempre”.

“Eh? Cosa? Ma se Vespasiano e io siamo così grandi amici? Sei sicuro d’aver capito bene? Perché mi pare impossibile che lui voglia questo, eh?”.

“Vespasiano mi ha incaricato di dirti che troppe brutte cose capitano ai tuoi amici, e quindi da oggi in poi tu per lui sei solo uno perfetto sconosciuto”.

“Eh? Dopo tutto quello che ci ho combinato per aiutarlo? Allora sai che ti dico? Che ora torno nel futuro e mi rimetto a giocare coi soldatini di plastica, che quelli almeno anche se li manovri come e quanto ti piace puoi stare sicuro che non ti si ribellano mai contro, eh? Addio ingrati …”.

“Lui … è sparito davvero … spero solo che non ritorni mai più”.

Quando mi trattavano come un imperatore

14 venerdì Feb 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (E) Storia romana

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Caio Ottavio

Coordinate spazio-temporali: tempo inverno dell’anno due, luogo residenza dell’imperatore a Roma.

”Brrrr … ma divino Cesare Augusto, ma che freddo che c’è nella tua casa di marmo, eh?”.

“Dovresti vestirti come faccio io che il freddo lo patisco per quasi tutto l’anno. Ti consiglio d’indossare una toga pesante, poi sotto mettiti quattro tuniche di lana e una buona camicia, e poi io ho anche una copertura in lana per il petto e di solito mi copro le gambe con delle coperte.”

“Eh Caio Ottavio … ma visto che sei il padrone del mondo, non sarebbe più semplice ordinare ai tuoi schiavi d’alzare un poco il riscaldamento?”.

“No, perché d’inverno è normale che faccia freddo, e per il fisico è assai tonificante e salutare sopportarlo pazientemente”.

“Eh … se lo dici tu che sei imperatore … beh, meno male che in quest’epoca ancora non esiste il raffreddore, eh? Senti … almeno ora possiamo mangiare un abbondante pasto caldo, vero?”

“Certamente. Io ho problemi di stomaco e di solito pasteggio solo con pane e formaggio e pesce e frutta, ma poiché siamo in pieno inverno ci concederemo un bel minestrone di verdure tiepido e senza sale, contento?”.

“Eh … guardami, sto addirittura scoppiando di gioia, che poi quando torno a scuola gliene dico quattro all’insegnante di storia, che quel fesso raccontava che gli antichi romani s’abbuffavano come porci, eh, infatti, manca poco che per togliermi la fame non mi ci debba ridurre a mangiare le ghiande del bosco”.

“Ghiande? Credi o piccolo Birbo che questa delle ghiande potrebbe essere una valida cura per la mia forte artrite?”

“Eh? Ma stai scherzando o divino Augusto? Che guarda che se credi che le ghiande facciano bene devi solo mangiarti un maiale allevato con quelle, eh? Che dici? Lo diamo l’ordine ai tuoi schiavi di cucina d’arrostirci un tenero e succulento maialetto a testa?”.

“Non posso Birbo, lo sai anche tu che la carne di maiale è un vero e proprio veleno per il mio povero fegato”.

“Eh … ma quante malattie ci hai tu, eh? Ma senti, almeno possiamo bere qualcosa di buono?”

“Certamente caro amico, ora berremo la più salutare di tutte le bevande, della purissima acqua di sorgente”.

“Eh? Ma scusa … tu non hai le cantine piene d’ottimo vino di Lesbo?”

“Quello è destinato agli ospiti, sai che io soffro d’erpete ed acidità di stomaco, e quindi posso bere solo acqua”.

“Ma … scusa Augusto, ma io non sono un tuo gradito ospite forse? Eh … che avevamo detto che in cambio dei miei consigli mi avresti fatto fare la bella vita, eh? E invece mi fai andare a dormire prestissimo, e poi devo alzarmi che è ancora buio, e devo studiare tutta quella noiosa roba in greco e latino, e assistere alle riunioni coi tuoi generali, e coi consoli e senatori, e poi muoio sempre di freddo e non posso mai mangiare niente di buono, e perfino dici che non c’è del vino per me? Ma che razza d’ospitalità sarebbe quella che mi offri?”.

“Birbo carissimo … dovresti ricordare che io non ti avevo promesso una vita di lussi e piaceri, ma avevo invece detto che t’avrei fatto vivere come un vero imperatore; e non è forse in questo modo che io vivo ogni mio giorno?”

“Eeeeeee … ?”.

“Birbo? Ma che hai? Non ti senti bene? Hai mangiato troppo minestrone tiepido forse?”.

“… eeeeetciùùùùùùùùù … ecco Caio Ottavio, ricordi che prima avevo detto che in questo periodo storico non esisteva il raffreddore? Beh … grazie a te ora esiste “.

Quando per un inezia non divenni senatore

13 giovedì Feb 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (E) Storia romana

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Giulio Cesare

Coordinate spazio-temporali: tempo idi di Marzo del 44 avanti Cristo, luogo Roma.

“Via, fate largo che devo passare, spostati tu … ah eccoti o Cesare Giulio, prendi questo e leggilo subito, ci sono notizie per te importantissime”.

“Cosa? Ma chi sei? Ehi … ma chi era quell’uomo? Uhm … uno sconosciuto mi ha lasciato un pezzo di pergamena, e c’è scritto qualcosa … ma questa folla che s’accalca e spinge … che fastidio “.

“Eh… ma sono solo degli adulatori che sapendoti potente e fortunato vogliono lusingarti per ottenere favori e onori, non darti pensiero di gente tanto piccina o Divino Cesare, e dammi invece il messaggio che così vedo io se è davvero importante, mentre tu intanto sei libero di pensare alla mia piccola richiesta”.

“Ti ho già detto che sei troppo piccolo Birbo, e io non posso nominare senatore a vita un bambino… piuttosto leggimi quel messaggio, che potrebbero anche esserci delle informazioni veramente urgenti”.

“Eh … ma tu sai che vengo dal futuro, e quindi posso esserti molto utile con quello che so della storia, eh? Uhm … qui dice che … boh? ”

“Non ho dimenticato quando ben mi consigliasti sulle rive del Rubicone, e ancora ti sono grato, tuttavia anche se ti conosco sapiente e valoroso tu hai pur sempre l’aspetto di un bambino, e quindi non posso conferirti cariche ed onori non confacenti alla tua tenera età”.

“Eh … però se mi fermassi in questo periodo storico mi vedresti diventare adulto in fretta. E nell’attesa in fondo che ti chiedo? Qualche milione di sesterzi e una villa con un centinaio di servi e schiavi, non è poi molto non ti sembra?”.

“Se come tu dici il popolo romano accettasse di buon grado che io divenissi imperatore… “.

“Ma te l’assicuro o Divino Cesare, guarda che a questo ci penso io, eh?”.

“In tal caso vedremo che si potrà fare … ah … ecco il Senato, e dimmi dunque… quel messaggio?”.

“Eh calma … che è roba scritta in latino o in greco… e allora ci faccio fatica a decifrarlo, eh?”.

“Ma tu parli tantissime lingue Birbo, non vorrai dirmi che non sai anche leggerle?”.

“Eh … io posso parlare tutte le lingue del mondo, ma solo perché i tecnici di Atlantide mi ci hanno impiantato nell’osso della mandibola un TUS (trasduttore universale simultaneo) però leggere è più difficile, eh?”.

“Molto male Birbo, perché accanto a me voglio solo gente istruita, e se tale non sei mi diventi inutile”.

“Eh calma un momento … che faccio fatica ma ci arrivo lo stesso, eh? Ecco dice … uhm … “.

“Presto Birbo che già siamo giunti al loggiato della curia, allora che dice quel messaggio?”.

“Credo dica … che devi stare attento perché qualcuno oggi cercherà d’ucciderti… eh … ma questi nomi … ma dai … non crederci Divino Cesare … che io vengo dal futuro e so per certo che non è vero niente … eh … e poi senti che assurdità, qui dice che farebbe parte della presunta congiura anche il nobile …”.

“Bruto … “.

“Eh? Esatto, ma allora tu lo avevi già letto il messaggio, eh?”.

“… anche tu figlio mio? E allora muoia Cesare … AHHHHHH…”.

“Eh? Ma che succede o divino Giulio? Che vuole questa brutta gente che ti circonda?”.

“AH…AH…AHI…AH…AHIA…. AHI… AHI… AHI… AHI … ”.

“Ma … signori perché gli ci date tante coltellate al mio amico Cesare? Eh … ma questo non era mica previsto nella storia che conosco io, che lui doveva governare il mondo intero, eh?”.

“… AHI… AHI… AHI… AHI”.

“Ehm Cesare …forse di quello che ti avevo chiesto è meglio parlarne un’altra volta, eh?”.

“AHI…AH…AHIA…. AHIA“.

“Allora io vado, eh Giulio? Che vedo che ora sei molto occupato, e … ehm … stammi bene allora, eh?”.

“AHI…AH…AHIA….aaaaaaaaaaaha … “.

Quando per mio merito Cordo divenne Scevola

12 mercoledì Feb 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (E) Storia romana

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Muzio Scevola, Porsenna

Coordinate spazio-temporali: tempo 508 a.C. luogo accampamento militare vicino alle mura di Roma.

“Non far rumore Muzio, che quasi ci siamo, eh? Quello è l’accampamento degli invasori etruschi, ora come dicono i libri di storia tu ucciderai il loro lucumone, e poi possiamo rientrare in città sicuri d’essere accolti da eroi”.

“Ma scusa Birbo, se faccio tutto io perché diventiamo entrambi degli eroi?”.

“Uffa Muzio, ti ho ben detto che io vengo dal futuro e quindi so tutto quello che succederà, perciò t’assicuro che col mio aiuto tutto ti andrà per il meglio. E poi quest’idea geniale è stata mia, eh? Che se ricordi tu non ci volevi mica venire qua fuori, non è vero?”.

“Beh … certo che io da solo non mi sarei mai offerto, ma dopo che hai fatto il mio nome davanti a tutto il consiglio di guerra non ho più potuto tirarmi indietro. Che poi a dir la verità io sono pure mezzo etrusco, e allora in fondo che mi frega a me di tutta queste lotte e beghe tra Tarquinio e gli etruschi e il Senato romano?”.

“Zitto, ora dobbiamo essere veloci, entriamo nel loro campo fingendo naturalezza, e appena vedrò il lucumone Porsenna te lo indicherò … eh … vedi? Stanno distribuendo le paghe e nessuno fa caso a noi, che ti avevo detto? Uh … ecco la tenda di Porsenna …e quell’uomo che ci volta le spalle …aspetta che lo guardo bene … ah …certo che dev’essere lui. Vai Muzio, snuda il tuo assetato pugnale e uccidilo”.

“Aaaaaaarghhh … tieni maledetto, e questo, e questo e questo, oh, è caduto morto quest’infame”.

“Ben fatto Muzio, e ora scappiamo… ah …attento a quel soldato che se ti … ecco, ti ha preso”.

“Fermo maledetto assassino, sei un romano eh? Ora ti porto da Porsenna e deciderà lui quale sorte meriti per aver ucciso il suo scriba personale”.

“Quello era lo scriba di Porsenna? Ma Birbo, non avevi detto che tu Porsenna lo conoscevi bene?”.

“Con chi stai parlando? Forse che avevi un complice? Ah, no, è solo un bambino. Vattene piccolo, torna a casa dalla mamma che questo non è il posto adatto a te”.

“Sissignore, grazie signore, vado subito, eh? … Ehi … pssst … ascolta Muzio … scusa se ho sbagliato persona … però non preoccuparti, che adesso cerco di capire qual è il problema e rimetto subito la storia sulla giusta carreggiata”.

“Ah … beh … allora immagino di poter stare tranquillo, vero?”.

“Eh … ma certo Muzio. Se ti dico che io so tutto … ah … ecco, questo qui è davvero Porsenna, non capisco come hai fatto a sbagliarti, non vedi quanto è diverso dallo scriba che hai ucciso?”

“Uhm … dunque questo sarebbe il romano che ha ucciso il mio scriba? E dimmi, come ti chiami romano?”.

“Io … il mio nome è Muzio Cordo… e devo dire che io qui non ci volevo venire, ecco”.

“Ma ormai ci sei, e quindi taci mentre decido cosa fare di te”.

“Pssst … ascolta Muzio … ma tu non ti chiami Muzio Scevola?”.

“Eh …? No Birbo, io mi chiamo Cordo, del resto Scevola vuol dire mancino, ed io invece uso la destra”.

“Ah … adesso ho capito tutto … senti Muzio, se vuoi cavartela devi impressionare Porsenna col tuo coraggio, quindi fagli vedere che punisci la mano che ha sbagliato il colpo, e sai come? Bruciandola nel fuoco di quel braciere”.

“Cosa dovrei fare io? Ma metticela tu la mano nel braciere, che poi non dicevi che dovevamo dividere tutto?”.

“Senti Muzio, fidati, questo è l’unico modo…. poi non è che devi bruciarla proprio tutta, eh? Basteranno solo alcune piccole vesciche sopportate con coraggio per impressionare questi sempliciotti … che poi la tua mamma ti mette un poco d’unguento e ti da un bacino e passa tutto. Eh, non nego che sarà forse un pochino doloroso, ma sempre meglio delle terribili torture e dell’atroce morte che ti farebbe subire lo spietato Porsenna, eh?”.

“Ma Birbo, io … non credo di farcela “.

“Beh … pazienza … allora ascolta, per … ehm … caso …ho della grappa, mandala giù e poi vedrai che non sentirai troppo male… ecco bevi… bevi pure tutta la mia fiaschetta… sigh, me l’hai finita”.

“Io … hic … ascoltami o Porsenna … la mia mano ha sbagliato … e quindi io stesso ora la punisco … così … ah …”.

“Zitto Muzio per carità, che se vuoi salvarti non ti deve sfuggire un solo lamento, eh?”.

“Incredibile … tu stai sopportando tanto dolore e non mandi neppure un gemito? Ebbene romano, non riesco a credere al tuo coraggio … anzi, se tutti gli altri romani ne hanno anche solo la metà mi conviene togliere l’assedio e lasciarvi in pace, ma ora basta ti prego, che il puzzo di carne bruciata mi dà la nausea, ecco …togli questo moncherino dal braciere o valoroso Muzio Cordo… anzi, fammi vedere… eh sì, la mano destra è perduta, quindi da oggi userai la sinistra e perciò ti farai chiamare Muzio Scevola”.

“Ecco … adesso la storia è tornata a posto e tu sei salvo Muzio, è vero signor Porsenna che grazie al suo terribile sacrificio ora lo lascia libero il mio buon amico Muzio?”.

“Beh … a dire il vero lo avrei lasciato libero in ogni modo, se non altro per ricompensarlo d’avere ucciso quel maledetto scribacchino che annotava tutto, e che da anni mi ricattava minacciando di riferire a mia moglie di certe mie …ehm … scappatelle, anzi, prima stavo proprio pensando a quale ricompensa concedergli per sdebitarmi dal favore”.

“Eh … beh … allora direi che tutto è bene quel che finisce bene … il corso della storia è tornato al suo posto …la pace familiare del bravo Porsenna è assicurata… e pure tu Muzio ci hai guadagnato un nome nuovo, e forse pure un regalino … e per merito nostro persino gli etruschi toglieranno l’assedio a Roma e ci sarà la pace … quindi tutto sommato noi due siamo stati davvero eroici. Sei contento Muzio?”.

“Eeeeehhhhh …”.

Quando fondammo Roma

09 domenica Feb 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (E) Storia romana

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Remo, Romolo

Coordinate spazio-temporali: tempo anno 753 a.C, luogo nei pressi del Tevere.

“Insomma ragazzi, essendo fratelli dovete cercare di non litigare”.

“Ci hai ragione Sabina, capisco che entrambi volete essere re, ma deve esserci un modo per mettervi d’accordo”.

“Faremo la pace solo se Romolo riconosce che io sono il primogenito, e perciò tocca a me di comandare”.

“Che? Ma vedi questo …ma se siamo gemelli, come fa Remo a ricordarsi d’essere nato per primo?”.

“Eh … in effetti … beh, ma allora lasciamo decidere agli dei, ecco, tu Romolo sali sul colle Palatino, mentre Remo andrà sull’Aventino, e quello che vede il maggior numero d’uccelli in volo diventerà re della città che volete fondare”.

“Gagliarda la tua idea Birbo, ma chi m’assicura che Romolo non imbroglierà?”

“Cosa? Qui se c’è un imbroglione non sono certo io, anzi sei tu che già da lattante ti fregavi anche parte del latte di lupa che spettava a me”.

“Ragazzi, vi prego state boni… sentite, faremo due coppie, io andrò con Romolo e lo aiuterò a contare i volatili che vedrà, e con Remo ci andrà … beh … ci andrà la moglie di Romolo, la bella Sabina, così saremo sicuri che non potrete imbrogliare, va bene?”.

“Mi sembra un’ottima idea, allora vai tranquillo Romolo, io vigilerò che tuo fratello Remo non imbrogli”.

“E non avendo ancora moglie Remo, sarò io a seguire Romolo e a controllare che non bari, siamo tutti d’accordo?”.

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“Mannaggia, siamo quassù da mezzora e io d’uccelli non ne ho ancora visti … e tu Romolo?”.

“Aspetta Birbo … mi pare che laggiù … lo vedi volteggiare?”.

“Caspita sì, e sembra un …”.

“Quello è un grande avvoltoio che ha avvistato una preda, invero un fausto auspicio per il futuro della mia città. Presto, vai a dire a mio fratello che lo abbiamo avvistato, e che se lui non ha fatto di meglio io sono il vincitore”.

“Eh …vado allora … anf … anf … giù dal colle e su per il colle …orco che vitaccia … ehi Remo … anf … anf …Romolo ci ha visto un grande avvoltoio, eh? E tu che hai visto di bello?”

“Ma anch’io ho visto un grande avvoltoio, però il mio era più grosso del suo, quindi ora corri pure a dirgli che ho vinto io”.

“Eh …vado allora … anf … anf … ancora giù dal colle e su per il colle … ma che bella idea che ho avuto, eh?

Ehi Romolo … guarda che anche Remo ha visto un avvoltoio, e lui dice che era pure più grande del tuo, eh?”

“Ah sì? E mia moglie ha confermato questa sua storiella?”

“Eh … veramente a lei non le ho chiesto niente … che Remo era talmente sicuro che ho pensato che …”.

“E tu hai creduto a quel bugiardo senza controllare le sue parole? Senti ragazzino, ora corri di nuovo lassù, e ti fai dire da mia moglie quanto era realmente grosso il suo presunto avvoltoio, capito?”

“Eh …allora vado … anf … anf … giù dal colle e su per il colle …orco boia… anf … anf … ehi signora Sabina … tuo marito Romolo mi manda a chiederti se l’avvoltoio visto da Remo è più grosso del suo, eh?”

“Certo che è più grosso, torna pure da mio marito e digli che si rassegni, che l’avvoltoio di Remo è certamente molto più grosso”.

“Eh …allora vado … anf … anf … giù dal colle e su per il colle …orco quanto mi fanno correre questi … anf … ehi Romolo … dice tua moglie che non c’è dubbio che l’uccello di Remo è molto più grosso del tuo, eh?”.

“COSA HA DETTO? MA IO L’AMMAZZO QUELLA PUTTANA …”.

“Ehi, ma dove corri? Aspetta … che cosa hai capito … oh… aspetta che non ce la faccio più … anf … anf … giù dal colle e su per il colle …orco boia…… anf … anf … ma Romolo, ora che fai con quella spada?”.

“Oh cielo … salvatemi che mio marito Romolo è inpazz …ahhhhhhh …”.

“Ma perché hai ucciso tua moglie? Calmati fratello…ahhhhhhhhh …”.

“Ma Romolo … me li hai ammazzati tutti e due? Ma perché poi lo hai fatto?”.

“Questioni d’onore Birbo, tu sei fanciullo ancora imberbe e non puoi capire, sappi solo che ora traccerò i confini di una nuova città di cui sarò re, e che chiamerò Roma… e quindi vammi a prendere dei robusti buoi ed un buon aratro per tracciare il solco, e vedi di sbrigarti”.

“Eh certo…allora corro … anf … anf … sì, ancora una volta corro giù da questo maledetto colle … anf … anf … ma solo fino alla prima trattoria che abbia del buon vino dei Castelli, che per il resto io con queste beghe di città da fondare non mi ci voglio mica più impicciare, eh? Che poi una città di nome Roma non può aver futuro da queste parti, che tutti sanno che accanto al Tevere sorgerà la potentissima Rema, e per questo in futuro un grande gallo di nome Obelix dirà che SPQR, cioè che Sono Pazzi Questi Remani, eh?”.

Come Papa Leone salvò Roma da Attila

16 giovedì Gen 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (E) Storia romana

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Attila, Papa Leone

 

Coordinate spazio-temporali: tempo tarda primavera dell’anno 452, luogo una ampia radura accanto al fiume Mincio.

“Una folla di fanciulli e uomini vecchi e disarmati che biascicano salmi? Chi siete voi, e come osate sbarrare il passo al grande Attila e al suo esercito?”.

“Io sono Papa Leone, il vescovo di quella Roma che vorresti conquistare, e l’imperatore Valentiniano mi ha comandato di venirti incontro per chiederti la pace”.

“Folli entrambi, tu e il tuo sciocco imperatore. Io non ho bisogno di trattare, e la tua stessa richiesta prova che Roma è debole e pronta a cadere nelle mie mani come un frutto maturo. Guarda alle mie spalle, vedi quanti armati mi seguono? Sono seicentomila, e tutti esperti uomini d’arme che mi accompagnano da anni, e con loro ho messo a ferro e fuoco l’intera Asia. Torna perciò dal tuo inetto imperatore, e annunciagli che Attila ha giurato di spezzare l’orgoglio dei romani e distruggere il suo sudicio impero”.

“Ascolta la mia parola o prode Attila, Valentiniano ammette che gli sei superiore e ti fa giuramento d’obbedienza, e quindi ti cede ogni suo titolo e tutto l’impero”.

“Cosa? Questo è un trucco, vero? Per pavidi che siate non è possibile che vi arrendiate così … non sarebbe sportivo … ecco … e poi se vinco senza fare neanche un buon massacro che gusto c’è?”.

“Sappi o mio … imperatore, che la resa c’è stata consigliata da un piccolo angelo messaggero di Nostro Signore. Egli è apparso all’improvviso davanti a Valentiniano che stava preparando la guerra, e subito gli ha rivelato tali e tante meravigliose cose che accadranno in futuro, che di buon grado Valentiniano ha deciso che la cosa migliore da farsi fosse d’affidarti le sorti dell’impero”.

“E … cosa accadrà dunque in futuro di tanto meraviglioso?”.

“Eh … a questo punto se non ti dispiace intervengo io, che sono appunto il piccolo messaggero di cui parlava il buon Leone. Dunque … ehi … non guardarmi così stupito, eh? Che non sono mica un bambino normale io, sai? Eh … devi sapere che mi chiamo Birbo e vengo dal futuro, e sono io che ho spiegato a Valentiniano che Roma l’avresti conquistata in ogni caso, che lo dicono i libri di storia, eh? Quindi era meglio si risparmiasse tanti dolori e te la cedesse subito, tanto più che ti rivelerai un saggio e valoroso imperatore, e dopo aver conquistato e pacificato tutta l’Asia e la Cina promulgherai buone leggi, e abrogherai la schiavitù, e distribuirai le terre ai contadini, e tante altre belle e buone e sante cose i cui benefici arriveranno nel futuro fino ai giorni miei, eh?”.

“Di tali meraviglie e portenti potremo parlarne con agio dopo, ora o grande Attila io ti reco la sacra corona d’alloro con cui sarai nominato imperatore, e sono pronto a cingertene il capo non appena avrò celebrato l’altra cerimonia”.

“Cosa? Ma io non ci capisco più niente, tra tutti e due mi avete stordito … di quale altra cerimonia si parla ora?”.

“Eh, ti spiego subito … il fatto è che per fare la cosa legale bisognava stabilire un legame di sangue tra te e il popolo di Roma, un legame che io con le mie profonde conoscenze stoiche ho saputo trovare. Tu Attila, da ragazzo hai vissuto per molti anni a Roma, non è vero, eh?”.

“Ragazzino, vorrai dire che ero tenuto in ostaggio dai romani, e proprio per questo ho imparato ad odiarli con tutte le mie forze”.

“Ma non proprio tutti, eh? Che quella stronza della mia professoressa di storia, mi ha spiegato una volta che intanto che facevi l’ostaggio, ti ci davi anche da fare con una bella patrizia di assai nobile famiglia”.

“La Chiesa ha indagato o Attila, ella si chiama Calpurnia e ha confessato che avrebbe voluto fuggire con te, ma la sua famiglia intervenne e glielo impedì. Ecco dunque il legame che hai con Roma, e che oggi ti consente di salire alla dignità d’imperatore, dopo il matrimonio che ora vado a celebrare. Si faccia quindi avanti la nobile Calpurnia, colei che tanto ha atteso questo fatidico giorno”.

“Eh … però non mi fare quella faccia Attila, che parliamoci chiaro, Roma vale certo una messa, eh? Ma ora dimmi, com’è fatta questa Calpurnia? E’ un bel bocconcino, vero furbacchione?”.

“ Eccomi signori, e se forse non sono più tanto giovane spero che almeno ancora bella mi si ritenga. Cosa ne dici mio signore, sei impaziente anche tu di legare il nostro nodo d’amore? Ah … sapessi caro, è stato tutto così improvviso, e dobbiamo ancora decidere tante cose … perché io divento imperatrice e mica pescivendola, e scusa se è poco. Allora, senti, io avrei già scelto una bella villetta da centottanta stanze, che per il mio rango mi pare il minimo, quanto al viaggio di nozze avrei deciso che lo facciamo assieme alla mamma, perché ultimamente si sente sola e … ma … Attila amore mio, che hai? Ti senti male per la troppa gioia forse?”.

”Eh … certo che ha un gran brutto aspetto … probabilmente per le troppo belle notizie … ehi … guarda la faccia quanto gli è diventata verde, forse è meglio chiamare un cerusico che ce lo salassi subito, eh?”.

“Ora non c’è tempo, lo faremo dopo che avrò celebrato le nozze. Dunque mio imperatore, poiché non vi sentite bene la faremo corta: volete voi Attila re degli unni e da ora in avanti anche imperatore dei romani, sposare la qui presente nobile Calpurnia? Dite lo voglio, presto”.

“Io voglio… scappare … orrore … orrore… ritirata uomini… tutto è perduto e si salvi chi può … orrore … orrore … lei è diventata orribile … aiuto … io impazzisco… è un mostro… un vero mostro… nel fiume nel fiume… aiut … splash “.

“Ehi … in barba ai libri di storia questa proprio non me l’aspettavo… Attila che fugge a nuoto invece di diventare imperatore di Roma? Oh … che poi potevate dirmelo che la Calpurnia ha folti baffi ed è più larga che alta, per non parlare di quanto è stronza quando parla, e poi parla sempre, eh?”.

“Piccolo mostriciattolo intrigante, sei tu che hai fatto fuggire il mio amore, voglio farti a pezzi con le mie mani “.

“Aspetta Calpurnia, e tu Birbo dimmi una cosa … perché hai detto che ti chiami Birbo, vero? Dunque, non ci avevi raccontato che il futuro è fisso e immutabile e quindi … ehi … dove vai ora? Non scappare piccola peste … svelti voi soldati … Calpurnia … insomma qualcuno lo afferri, presto… “.

“Eh ingrata Calpurnia, eh ingrato Leone, sapete che vi dico? Che se anche il futuro non fosse fisso come credevo, io almeno non sono fesso, e quindi non mi ci metterete mai il sale sulla coda, eh? Ecco che rapido sparisco, e vi lascio con un … marameooooo… ah … a sproposito, sapete perché Attila è sempre nervoso e incazzato? Ih, ih, ih, beh … perché i suoi pantaloni sono troppo … Attillati … ih,ih, ih … addio, eh?.

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