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Il Blog di Birbo Bicirossa

~ Umorismo e viaggi nel Tempo

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Mille e non più mille

28 mercoledì Mag 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (F) Storia medioevale

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Harun al-Rashid

Coordinate spazio-temporali: una notte dell’anno 792 nella città di Baghdad

“Nascondi meglio la spada della giustizia sotto alle tue vesti o mio fedele Masrur, bada che questa notte fingiamo d’essere semplici mercanti, e nulla ci deve tradire”.

“Perdona la mia trascuratezza o emiro dei credenti, ma Birbo mi ha pestato un piede e …”.

”Beh … ma mica è colpa mia se in questo vicolo cieco ci si vede un tubo, eh?”.

“Attento Birbo, tu mi hai assicurato di saper ritrovare quei sediziosi di cui mi hai parlato”.

“Eh … li troviamo Altezza … però non ci ho ancora capito perché non potevi farli chiamare a palazzo e interrogarli con comodo, eh?”.

“Birbo, come tu sai ogni mese uso travestirmi per confondermi tra il popolo di cui sono il pastore, così da verificare per certo se nel paese regnano l’ordine e la giustizia, e soprattutto se coloro che per mio conto amministrano la legge dicono il vero… oppure mi raccontano bugie”.

“Va bene califfo … ma io ho sempre agito nel tuo interesse, e non mi sono inventato mica mai nulla per quelle poche monetine d’oro che mi dai … ma del resto presto sentirai con le tue stesse orecchie, come alcuni furfanti osano calunniarti e sobillano il popolo con delle infami menzogne, eh?”.

“Come tu dici Birbo io giudicherò, e la spada di Masrur farà immediata giustizia”.

“Eh … allora andiamo prima da un certo taverniere che conosco io … e vedrai come quello scellerato osa oltraggiare il tuo eccelso nome … ecco, da questa parte Altezza Serenissima, ma ti ricordo che perché questi malandrini parlino liberamente, tu non devi assolutamente fargli capire che sei il loro califfo Harun al-Rashid, eh?”.

“Bene Birbo, ma forse il nostro segreto sarebbe più al sicuro se tu non lo urlasti ai quattro venti”.

“Eh? Beh … mi ci è scappato … scusa calif … ehm … Califano, ecco o emiro dei credenti, ti ci chiamerò Califano e sarai un mercante forestiero, va bene?”.

“Va bene, certo, ora però voglio la prova che quello che mi hai detto è vero”.

“Oh … ma è facile … ecco califfo la locanda che ti dicevo… entriamo … ah, quello che attizza il fuoco è il padrone … prepara la spada Masrur, che ora sentirete quel che dice quel farabutto… ehm … ehi Alì Babà, come la va stasera? C’è molto movimento?”.

“Chi … oh … sei tu Birbo, sei finalmente venuto a pagare quello che mi devi?”.

“Ehm … di questo ne parliamo dopo … ora vorrei presentarti questi due mercanti che vengono da fuori … eh … sai, domani devono trattare certi affari con l’emiro dei credenti, e allora vorrei che tu gli ci spiegasti che brutto tipaccio losco è quello, eh?”.

“Losco? Non capisco. Sappiate o stranieri che sua Altezza Serenissima è un principe giusto e benevolo, e che perciò tutti a Baghdad lo riveriamo e gli siamo fedeli”.

“Eh? Ma Alì … con noi ci puoi parlare chiaro, eh? E dai, ammettilo che tu pensi che Harun al-Rashid è un gran puzzone, vero?”.

“Mai sulla mia vita oserei affermare una tale falsità”.

“Ma va là … la verità è che tu lo disprezzi il califfo, vero? E scommetto che ce ne sono molti altri che pensano che sia una canaglia ed un briccone”.

“Basta Birbo, tu evidentemente ami scherzare, ma anche così io non tollero che sotto al mio tetto si parli male dell’eccellentissimo principe dei credenti. Tu e i tuoi amici andatevene subito, o dovrò chiamare i miei servi e farvi bastonare a morte”.

“Eh … va bene furbacchione … ho capito … vieni calif … ehm Califano … che si vede che qualcosa ci ha tradito … magari quello avrà visto la spada nascosta, non lo so, comunque non importa … adesso ti ci porto da un mercante di stoffe di nome Aladino, e t’assicuro che quello è degno senz’altro d’essere accorciato della testa”.

“Uhm … ne sei davvero sicuro Birbo? Perché ti ricordo che anche le teste piccole come la tua possono saltare, non è vero o mio fido Masrur?”.

“Con la massima facilità o emiro dei credenti, e aggiungo anzi che in questo particolare caso sarei ben felice se me ne desti l’ordine”.

“Ehm … bene, meno male che non ce n’è bisogno allora … quindi o Masrur tu riserva il filo della tua lama per i nemici dell’emiro dei credenti … oh, eccoci arrivati alla casa in cui vive quell’infido mercante … OH … APRITE … APRITE AL CALIF …ehm … CALIFANO, il facoltoso mercante … che avrebbe una proposta commerciale per … ah … eccolo che viene…”.

“Chi è che fa tanto fracasso in strada?”.

“Eh signor Aladino… siamo pure noi mercanti e gente che la pensa come lei … ci faccia entrare che abbiamo notizie su quel pendaglio da forca di Harun al-Rashid”.

“Cosa dici piccolo miscredente? Ma come osi insultare sua Altezza Illustrissima l’eccellentissimo principe dei credenti? Non sai che lui è il delegato del Profeta?”.

“Basta così, ho ormai capito che in tutta Baghdad l’unico che m’insulta e mi diffama sei tu Birbo … quindi prepara la testa, e tu Masrur falla rotolare lontano per almeno dieci passi”.

“Con immenso piacere principe dei credenti … da tempo non aspettavo altro … sono pronto moccioso, e questo mi ripaga per tutte le monete che mi hai vinto ai dadi”.

“Beh, se così deve essere … pazienza … ma … OH CHE MERAVIGLIA … lo vedi Masrur ?… e tu lo vedi califfo? Laggiù, alle vostre spalle … incredibile … da non crederci ma c’è un asino che vola …”.

“Che dici? Un asino che vola? Ma non è possibile …”.

“Sarà forse uno dei jinn … ma dov’è quest’asino Masrur? Io non lo vedo”.

“Non vorrei che … ahimè principe dei credenti … Birbo è sparito …”.

“Ah maledetto … ma come può essere svanito così all’improvviso?”.

“Lui … diceva di potersi spostare liberamente nel Tempo e nello Spazio”.

“Era solo un’altra delle sue bugie Masrur … ah … ma hai sentito quel rumore?”.

“Quale rumore o principe dei credenti?”.

“Sembrava come … non so … che fosse una gigantesca pernacchia?”

Di quando mi faccio umile fraticello

20 martedì Mag 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (F) Storia medioevale

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Coordinate spazio-temporali: anno 559, monastero di Montecassino

“La mi apra il portone fratello monaco, mi ci chiamo Birbo e vorrei farmi monaco pure io”.

“Tu ragazzino vorresti farti monaco? Ma non è possibile, sei ancora troppo giovane”.

“Eh … causa di forza maggiore fratello … che oh … le confido che voglio solo nascondermi tra di voi che sembrate tutti uguali, perché ci sono dei matti che mi ci inseguono, eh?”

“Ti inseguono? E chi sarebbe che ti insegue?”.

“Oh … è una spietata e segretissima setta che ha avuto inizio coi sacerdoti egiziani, e vogliono sezionare il mio corpo per capire come si viaggia nel tempo… eh, loro non lo sanno fare, ma mi ci hanno dato la caccia passandosi il compito di padre in figlio per gli ultimi tremila anni, e ormai sono un pelino stanco … oh si figuri zio, che quelli sono talmente segreti che basta sentire il loro nome per essere condannati a morte … non mi ci crede vero? Eh … eppure se solo io le dicessi che sono gli ALLAMPANATI …eh … per sicuro lei morirebbe entro tre giorni, eh?”.

“Ma allora perché me l’hai detto?”.

“Eh? Beh … mi ci sarà scappato … scusi … ehm … mi ci fa entrare lo stesso?”.

“Ragazzino … tu sembri avere le idee assai confuse … sai che in questo monastero seguiamo la Regola di Benedetto?”.

“Eh? Beh zio … e a me che me ne importa?”.

“Questo vuol dire che alle tre di notte ci alziamo, e per tre ore recitiamo il Mattutino, poi torniamo nelle nostre piccole celle a studiare i libri sacri, e questo fino alle undici quando consumiamo il nostro frugale pasto”.

“Alle tre di notte già vi ci alzate a pregare? Io invece preferirei dormire fino a tardi, e magari alzarmi al momento del pranzo. A proposito, oggi che si mangia di buono?”.

“Come al solito, un piatto di legumi e un morso di formaggio e frutta di stagione”.

“Eh … io preferirei mangiare una bella bistecca … ma senza patate fritte perché so che quelle purtroppo non le avete ancora … e per bere che si beve zio?”.

“Acqua … secondo la santa Regola di Benedetto …”.

“Ecco zio … io vorrei bere del buon vino … se non c’è altro mi va bene pure quello della messa … e poi che si fa dopo?”.

“Lavoriamo duramente per otto o nove ore … scaviamo pozzi, ariamo i campi, costruiamo fattorie … e questo fino al tramonto del sole, quando ci ritiriamo nelle nostre povere celle e ci corichiamo su di un duro materasso, per dormire quelle poche ore che mancano all’inizio di una nuova e impegnativa giornata”.

“Eh … a me mi ci parete tutti matti, perché fate tanti sacrifici poi?”

“E’ la Regola di Benedetto … ora et labora ci ha ordinato, e così facciamo”.

“Ah … ecco … allora mi ci va a fagiolo … vorrà dire che io invece mi alzerò tardi, lavorerò poco o meglio niente, mangerò bene e il più possibile e ci berrò dietro allegramente, e poi farò solo finta di pregare, e anche non leggerò libri sacri ma profani e dormirò su di un comodo materasso di piume d’oca”.

“Ma questo è impossibile … ti ho detto che noi seguiamo la Regola”.

“Tutto a posto zio, io sono quello che vi ci vuole … che non capisco come avete fatto fino ad oggi senza di me, eh?”.

“Ma perché … chi saresti tu?”.

“Oh zio … sveglia … io sono il lievito della vita … quello che viene a confermare la vostra santa Regola, sono io medesimo … sono la sacrosanta Eccezione … e adesso posso entrare, eh?”.

 

Di quando si fece un buco nell’acqua

29 martedì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (F) Storia medioevale

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cavalieri templari, De Molay

Coordinate spazio-temporali: anno 1307, riunione d’emergenza dei cavalieri templari a bordo di una nave di ritorno in Francia.

Tredici uomini arrabbiati ed un ragazzo taciturno che beve da una bottiglia di rum, siedono in circolo su botti e casse sul ponte superiore della nave ammiraglia.

“La notizia è certa maestro?”

“E’ del tutto sicura fratello Jean-Marie, re Filippo il falsario ha ordinato l’arresto di tutti i cavalieri templari sul suolo di Francia… e anche il Gran Maestro de Molay è stato preso”.

Mormorii di sgomento, la notizia colpisce duramente tutti i presenti.

“Anche il nostro Gran Maestro dunque è prigioniero? Ma ancora non capisco … perché il bel Filippo avrebbe compiuto quest’ultima infamia?”

“Per rubare il nostro tesoro e usarlo per pagare i suoi immensi debiti, così come già aveva fatto incarcerare gli ebrei per impossessarsi dei loro beni”.

“Ma Maestro … e il Papa non si è opposto? Dopo tutto quello che abbiamo fatto per combattere gli infedeli, egli dunque ora non ci ha difesi?”

“Purtroppo fratello Raymond, il Papa è ormai una marionetta nelle mani del crudele Filippo … anzi egli ha ordinato all’inquisizione di collaborare, e di non arretrare davanti a nessuna tortura pur di far confessare i prigionieri”.

“Ma infine di grazia, quali sono le accuse che ci vengono mosse?”

“Sodomia … tradimento …dispregio di Cristo e adorazione di Baffometto … e altre simili infamie”.

Incredulità tra i cavalieri.

“Maestro … ma queste accuse sono talmente assurde che nessuno vi crederà”.

“Lo so Jean… ma quando i nostri fratelli verranno torturati alcuni di loro non resisteranno e confesseranno qualunque cosa … e così ci saranno le cosiddette prove contro il nostro ordine”.

“Dio ci salvi Maestro… dunque la profezia era veritiera e il momento dell’ultimo confronto è venuto … i grandi della terra ci sono nemici, e lo stesso soglio papale è caduto in mano a Satana … e noi pochi scampati perché eravamo oltremare, cosa possiamo fare?”.

“C’è un piano per liberare il Gran Maestro de Molay e molti altri fratelli … ma per illustrarvelo cedo la parola al suo ideatore, il Piccolo Maestro”.

“Quel bambino?”.

Molti mi guardano perplessi e increduli … infatti tra loro solo il Maestro Bertrand sapeva del mio ruolo nell’ordine.

“Attento fratello Jean-Marie, costui non è un bambino normale …visto che è stato lui a portarci le notizie che vi ho riferito … e lo prova il fatto che il suo viaggio verso Merika è stato compiuto nello spazio di una sola notte”.

“Possibile? Ma questa … non è dunque stregoneria?”

Beh … a questo punto devo intervenire per spiegare le cose.

“Oh ragazzi … ma quale stregoneria, è solo che io posso muovermi nel tempo e nello spazio, ma solo perché voi non lo sapete fare non vi dovete mica credere che non è una cosa normale, eh?”

“Ma tu ragazzo davvero appartieni all’ordine dei Poveri Cavalieri?”

“Eh … vorrei vedere … che c’ero anch’io a scavare sotto al Tempio di Gerusalemme, e dopo aver trovato quello che sapete… Hugues de Payns è diventato il primo Grande Maestro, e io il Piccolo Maestro, eh? Solo che fino ad ora mi sono tenuto appartato … ma adesso che siete nei guai dovevo pure tornare ad aiutarvi, eh?”

“Fratelli … essendo il cavaliere più anziano a bordo vi ordino d’accettare quanto è stato detto e di non indagare oltre in tali oscuri misteri. Vi basti sapere che questo fanciullo è il Piccolo Maestro, e che ciò che dice è vero”.

“Eh … grazie Maestro Bertrand … allora vi ci spiego il piano; come tutti sapete le nostre tre navi sono state caricate fino all’orlo, di quell’oro e argento che in Merika si trova tanto facilmente”.

“Infatti abbiamo a bordo un tesoro immenso, ma a cosa ci servirà?”.

“Lo useremo per comprare quello che non possiamo ottenere con la spada, ne daremo notizia all’infame Filippo, e lui pur d’entrarne in possesso libererà i nostri compagni prigionieri”.

“Ah … per questo abbiamo atteso tanto prima d’imbarcarci? Per stivare tanto argento che ora le navi rischiano d’affondare? Perché carichi come siamo se incontrassimo una tempesta non credo proprio che potremmo salvarci”.

“Uffa fratelli … se vi dico che ho previsto tutto e studiato i venti e le correnti dei prossimi mesi? Che oh … fidatevi che in settembre il meteo assicurava brutto tempo, per questo ho atteso ottobre e così avremo un viaggio tranquillo e col vento sempre a favore …”.

“Ma Piccolo Maestro …”.

“Cosa c’è Bertrand?”

“Noi NON siamo in ottobre … perché oggi è il 13 settembre …”.

“Eh …? Ma dai … non ci posso credere …allora mi sarei sbagliato?”

“Piccolo Maestro … hai visto il tempo? Mentre parlavamo è cambiato …”.

“Sembra una … tempesta…”.

“… presto fratelli… gettiamo in mare almeno l’argento, o siamo tutti perduti …”

“ …troppo tardi … il vento rinforza …”

“ … ammainiamo le vele prima che il vento ci disalberi…”

“ …Dio ci salvi … la nave si sta per capovolgere …”

Beh …stavolta credevo proprio d’aver pensato a tutto, e invece …

“Orco fratelli … mi dispiace, eh? Eh … sput … l’acqua salata in bocca … e come si balla … il mal di mare … sarà meglio che mi metto in salvo io che posso…eh … però voi vedrete che ce la fate, eh? Che io ritorno a cercarvi appena è passata la burrasca e … oddio … spero che se la cavano ma ho paura che … ma porco Baffometto … che me lo potevano dire prima che eravamo nel mese sbagliato, eh? Mah … sarà meglio tenere l’acqua in bocca … che qualcuno sarebbe magari capace di darmici la colpa a me per questo inconveniente del tutto imprevisto, eh?”

Si andava a bere il vino dei castelli

31 lunedì Mar 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (F) Storia medioevale

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Asburgo

Coordinate spazio-temporali: tempo una notte d’inverno del 1242, luogo all’esterno  del castello di Ugo Tuffenstein.

”Ecco conte Rodolfo, quello è il castello di cui le dicevo che con la sua conquista potrebbe risolverle tutti i suoi problemi finanziari. Che dice, raduniamo altri uomini e iniziamo l’assedio già da domani?”

“Mai rimandare a domani quello che si può fare stanotte”.

“Cosa? Ma conte …con noi ci sono solo pochi cavalieri male armati, e neppure una macchina da guerra.Quindi ci dobbiamo aspettare di ricevere molti rinforzi, eh?”.

“Ah … perché tu Birbo credi che i castelli si conquistino con le battaglie e i lunghi assedi, e le macchine da guerra e l’olio bollente gettato dai torrioni, e magari pure con gli scontri leali tra dei nobili cavalieri in armatura?”.

“Eh … proprio così signor conte, perché non è così che si fa di solito?”.

“Io sono uso a regolarmi diversamente … seguitemi uomini, entreremo da quella porticina laggiù … Toc …Toc …ehi sentinella … pssst …ci sei?”.

“E’ lei signor conte?”.

“E chi vuoi che bussi in una notte simile? Apri la porta presto”.

“Subito signore, ora posso avere il mio oro?”.

“Ecco quanto promesso, ora però guidami dove dorme Ugo”.

“Voi pagate e voi siete il Signore, seguitemi … sssttt …dite ai vostri uomini di fare meno rumore con quelle spade o sveglieranno tutti ….ecco, queste sono le stanze d’Ugo”.

“Benissimo … puoi andare a riferire alle altre guardie che ora avete un nuovo padrone, uno molto più generoso … e voi uomini rimanete qui fuori, che per quel poco che c’è da fare basto io … sssstttt… sguaino lo spadone ed entro… eccolo sul letto… dorme ancora, perfetto …AH VILE UGO…ORA SEI IN MANO MIA …TIENI QUESTO…E ANCHE QUESTO E QUESTO…ah …però questo maiale aveva buongusto in fatto di donne, vero? Ferma bellezza, non fuggire …sì, piangi pure, ma sappi che ora sei mia per diritto di conquista ed io intendo godere del tuo corpo”.

“Ma conte Rodolfo …ma che cosa avete fatto?”.

“Niente Birbo, ti ho solo dimostrato come si conquistano i castelli”.

“Ma … questo non è mica giusto, eh? Non è … onesto, ecco… voi … voi sarete scomunicato dal Papa … e tutti gli altri nobili vi condanneranno per questi metodi brutali e vi muoveranno guerra. Ah … osate anche ridere?”.

“Ragazzino forse è anche vero che sai viaggiare nel tempo, ma allora devo credere che non vi hai imparato niente perché sei rimasto uno sciocco”.

“Eh … questo lo vedremo … perché ora vado subito a controllare cosa vi succederà nei prossimi anni … allora … proviamo nell’anno 1273 … uhm… chissà dove sono esattamente …vedo solo una strada di campagna deserta e polverosa …ma ecco arrivare un viaggiatore, e certo lui mi saprà dire che brutta fine abbia fatto quello scellerato … scusi signor viandante, posso mica farle una domanda?”

“Dimmi pure bambino, che cosa vuoi sapere?”.

“Ecco … io mi chiedevo se lei sapesse dirmi che fine abbia fatto il malvagio conte Rodolfo, forse che lei lo ha conosciuto quel vile pendaglio da forca?”.

“Il conte Rodolfo?”

“Eh già … ma quel briccone non è più conte e non conta niente, vero?”.

“Ma …sì … il conte ora non è più conte”.

“Ah ah …lo sapevo io … ride bene chi ride ultimo, eh?”.

“Non lo è più perché gli altri nobili lo hanno eletto Imperatore”.

“Eh? Quel lazzarone che aveva le pezze al culo ora ci è diventato imperatore?”.

“Infatti, Rodolfo primo, fondatore della casata degli Asburgo”.

“Eh … allora per colpa mia è cambiata la storia …ma forse non è poi tanto grave, e con l’età quell’uomo si è ravveduto e lui e i suoi successori faranno qualcosa di buono, meglio che vada a vedere che succede ancora tra qualche anno, eh? … uhm … sempre la stessa strada … oh, ecco giungere un fraticello grasso a cavallo di un somarello magro …. salve fratello frate, posso mica chiederle una cosa?”.

“Dimmi pure figliolo, per caso vuoi confessarti?”.

“Eh frate … per quello ci vorrebbe troppo Tempo … mi dica solo se gli imperatori sono ancora della casa degli Asburgo…e soprattutto se ora sono delle brave persone, eh?”.

“Io non saprei che dirti, perché sta a Dio giudicare. Quello che è certo è che in quella famiglia sembrano essere tutti pazzi. Come per esempio la figlia di quell’Alberto, che fu l’ultimo dei figli di Rodolfo ad essere assassinato”.

“Ah, andiamo bene. E perché dite che questa donna sarebbe pazza?”.

“Mah … forse perché per vendicare la morte del padre ha fatto squartare alcune centinaia di persone, e subito dopo andava a piedi nudi nel loro sangue, mentre diceva che stava passeggiando sulla rugiada di maggio”.

“Eh … ma allora la colpa è proprio mia … per un mio consiglio che credevo fosse senza importanza … ma invece ha cambiato la storia e creato dal nulla la folle e malvagia casata degli Asburgo … però sono ancora in tempo a rimediare … che all’inizio del 1900 sono compagno di bevute d’alcuni simpatici studenti serbi, e quei bravi ragazzi mi daranno certamente una mano a sbrogliare questa faccenda, eh?”.

Di mamma ce n’è una sola

23 domenica Mar 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (F) Storia medioevale

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Marozia, pornocrazia, Teodora

Coordinate spazio-temporali: tempo 892, luogo Palazzo Teofilatti a Roma

“Ehm … buongiorno bella signora, il mio babbo è l’Oscuro Signore, e io mi chiedevo… ma che strano … lei mi pare d’averla già vista in qualcuno dei miei viaggi, è vero eh?”.

“Ah … allora tu devi essere il piccolo Birbo. Infatti il tuo babbo mi aveva detto che hai la cattiva abitudine d’apparire e scomparire all’improvviso, però se credi di riconoscermi sbagli, perché sono sicura che noi due non ci siamo mai incontrati prima”.

“Eh … eppure giurerei che c’eravate lei e una gatta nera … forse a Costantinopoli? Beh … comunque il babbo mi ha appena detto che s’è innamorato e vuol prendersi una moglie anche qui nel passato … dica signora, è mica lei donna Marozia, vero?”.

“No carino, io sono Teodora, Senatrix romana e sposa di Teofilatto. Marozia è questa mia figlia che sto allattando”.

“Porcorchetto …allora forse sono arrivato un poco troppo presto. Eh … che vuole cara signora mia, quando ti ci danno certe incredibili notizie all’improvviso, il senso di coordinazione spazio-temporale può pure diventare impreciso, eh? Beh … per adesso la bimba mi pare carina e simpatica, ma per vedere come diventerà tornerò tra qualche anno, ciao eh?”.

“Arrivederci bambino, e torna presto perché ti voglio già bene come fosti un mio nipotino”.

“Eh … non precipitiamo le cose, eh? Beh …ora faccio un salto in avanti”.

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“Ciao ragazzino, sono passati quindici anni ma tu sembri sempre lo stesso, è incredibile!”.

”Eh … è perché lei signora Teodora non capisce i viaggi nel Tempo, eh? Che per me invece sono passati solo pochi secondi. Beh … allora dov’è questa Marozia, che voglio vedere com’è diventata?”.

“Sono io Marozia piccino mio, sei venuto a conoscere la tua nuova mamma?”.

“Eh? Ma senti ragazzina io la mamma ce l’ho già nel futuro, e se imparasse che il babbo viaggia nel tempo per cercare altre donne … beh lasciamo perdere … piuttosto Marozia, io in un’osteria ho appena sentito dire che sei diventata l’amante di papa Sergio III, che poi tra l’altro sarebbe anche tuo cugino, ma è vero?”

“Sono solo sciocchezze e mia figlia non è l’amante di Sergio, non più di quanto lo sia stata io in passato”.

“Eh …va bene signora Teodora, però detta così la cosa sembra strana … io vado a dirlo al babbo e torno, eh?”.

“Ma dove vuoi andare piccolo impicc … oh … ma è scomparso?”.

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“Oh eccoti di nuovo ragazzino, hai poi parlato col mio promesso sposo?”.

“Eh signora Marozia … il babbo mi ci ha detto che tu le piaci molto, e che quindi la storia tra te e il Papa era solo una maldicenza …però sono tornato in quell’osteria e mi ci hanno detto che intanto con lui hai fatto due figli, e che poi te ne sei stancata e lo hai fatto uccidere per mettere un altro dei tuoi amanti al suo posto”.

“Ma bambino mio, è ovvio che anche questi sono solo dei pettegolezzi assurdi”.

“Eh …che poi mi ci hanno anche detto che tu sei già sposata con Alberico”.

“Questo è vero, ma è solo un matrimonio politico, dettato dal bisogno d’assicurare a tuo padre e a me il dominio incontrastato sulla città di Roma”.

“Eh … allora vedremo cosa ne pensa il mio babbo di tutta questa storia, eh?”

“Ma la smetti d’impicciarti di … ah … è ancora scomparso … accidenti, ma se lo prendo …”.

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“Di nuovo qui ragazzino? Visto che sono passati parecchi anni, sai dirmi se il tuo babbo ha finalmente deciso quando ci sposiamo?”.

“Eh cara Marozia … lui dice che sarà presto e che intanto devi fare la lista di nozze e scegliere le bomboniere… ma io dagli amici dell’osteria ho appena saputo che tu ti sei sposata per la seconda volta”.

“Certo, per questioni politiche ho dovuto prendere per marito il marchese di Toscana, ma appena tuo padre sarà pronto divorzierò da Guido e sposerò lui”.

“Eh Marozia … però gli amici dell’osteria ….”.

“Uffa con quest’osteria … ma di quale infame bettola si tratterebbe poi?”

“Beh … è l’osteria romana del 48, che sarà pure una bettola ma almeno ha il vino buono, e comunque loro mi ci hanno raccontato che intanto hai nominato e ti sei sbarazzata d’altri tre papi, e che tutti sono stati amanti tuoi come lo sono stati anche della tua mamma”.

“Ma vedi quant’è assurda tutta questa storia? Io sono una donna onesta e molto innamorata di tuo padre, e quindi non potrei mai fare nulla del genere”.

“Eh … non so mica … certo che sarebbe veramente grossa …beh, intanto torno dal babbo e glielo dico, così vediamo che cosa ne pensa lui, eh?”.

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“Eccoti finalmente di ritorno figliolo, allora il tuo babbo è pronto? Che con gli anni che passano io non divento certo una sposa più giovane e fresca”.

“Eh … il mio babbo ora è sempre un poco sbronzo perché dice che si allena per l’addio al celibato…però sono appena passato dalla solita osteria, e gli amici mi ci hanno detto che ultimamente hai costretto a dimettersi un papa che non ti obbediva”.

“Uffa … ma quando la finiranno di calunniarmi quei vili mentitori?”.

“Eh Marozia … e poi dicevano che come nuovo papa ci hai messo uno dei figli che avevi avuto con uno di quei papi che prima avevi fatto ammazzare, eh?”.

“Bah … ora mi pare ovvio che in queste assurdità non c’è nulla di vero”.

“E poi dicevano anche che … ora ti sei sposata per la terza volta”.

“Uffa bambino, ma devi capire che con tuo padre che non si decide mai ho dovuto farlo. Comunque non preoccuparti, mio marito Ugo di Provenza è l’attuale re d’Italia, e appena sarà stato acclamato anche signore di Roma lo faremo assassinare, e così io e il tuo babbo ci sposeremo e resteremo padroni di tutto quanto”.

“Eh …ma che bel progettino che ci avete fatto voi due, eh?”

“Allora ragazzino, ora ti decidi a chiamarmi Mamma? Ma dove… oh … quel moccioso è di nuovo sparito. Però appena mi sarò sposata con suo padre saprò ben io come fargliela pagare”.

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“Ehm …senti, tu sei Alberico secondo, figlio d’Alberico primo e di donna Marozia, vero?”.

“Cosa? Ma bambino …tu sei apparso dal nulla?”.

“Eh sai… io sono Birbo e mi ci sposto nel Tempo”.

“Ah … ma ho sentito parlare di te, tu sei il figlio dell’Oscuro Signore che doveva sposare mia madre Marozia, vero?”.

“Infatti, solo che quando ci sono di questi sposalizi i soli a rimetterci siamo noi precedenti figli, eh?”

“Non me lo dire, che io che già ero il signore di Roma ora dovrò umiliarmi a giurare fedeltà a quell’Ugo di Provenza, e solo perché il maledetto ha sposato quella porca di mia madre”.

“Eh povero Alberico … che sai che mi ci hanno detto degli amici dell’osteria? Che quest’Ugo è malvagio e crudele con tutti, e non solo coi nemici ma anche coi suoi familiari, e sai che cosa gli ci fa per eliminarli? Beh …spesso non li uccide ma fa di peggio, che prima li imprigiona e poi gli ci fa cavare gli occhi … hai capito che roba?”.

“Cosa? Ma che barbarie … io non avrei mai immaginato …”.

“Eh Alberico amico mio, mi sa che siamo sulla stessa barca, che appena Ugo sarà acclamato anche re di Roma a noi due non ci resteranno neanche gli occhi per piangere, eh?”.

“Accidenti …forse tu hai ragione, ma credo d’essere ancora in tempo per impedirlo”.

“Intendi dire che oseresti …”.

“Ugo lo farò scacciare dal popolo romano, che ancora mi è assai fedele, e in quanto a mia madre Marozia …”.

“Beh … con tutti gli amanti e i mariti e i complotti della tua bella mamma … mi sa che solo se andasse in convento potrebbe forse salvarsi l’anima, eh?.

“Giusto. Guido sarà scacciato a furor di popolo, mentre Marozia verrà rinchiusa in un convento dove potrà pentirsi dei suoi crimini, è deciso”.

“Eh fratello mio … io non dico niente per non influenzarti, ma se proprio hai deciso così … beh … dirò solo che tu hai ragione e che ti stimo molto, eh?”.

Per una nuova legge elettorale

13 giovedì Mar 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (F) Storia medioevale

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Doge, Marin Falier

Coordinate spazio-temporali: tempo 2 novembre 1354, luogo Palazzo Ducale

“E così o Serenissimo Marin Falier, come le dicevo è pure vero che in futuro tutti avranno il diritto al voto, ma molti elettori saranno dei perfetti idioti ed eleggeranno alle più alte cariche dei politici incapaci e disonesti”.

“Capisco piccolo amico venuto dal futuro. Quindi tu ti domandi se il sistema usato da noi veneziani non sia ancora il migliore, giusto?”.

“Eh… infatti. Però non l’ho mica capito bene, eh? Che lei me lo potrebbe mica spiegare di nuovo signor Doge?”.

“Ma è semplicissimo; per eleggere il nuovo Doge si riunisce il Maggior Consiglio, che è composto da 480 preminenti cittadini. Tra loro si sceglie il più giovane, che esce in strada a cercare un bambino a caso che sarà incaricato d’estrarre le balote da un’urna, mi segui?”.

“Eh … quindi un ballottaggio come per estrarre i numeri del lotto … e poi?”.

“Il bambino estrae trenta balote che contengono i nomi di trenta consiglieri, e da questi trenta se n’estrae poi nove, che hanno il compito di nominarne altri quaranta”.

“Quaranta … ehm … e allora questi quaranta eleggono il Doge, giusto?”.

“Per niente caro Birbo, i quaranta sono subito ridotti a dodici, sempre col sistema del ballottaggio. Questi dodici devono poi eleggere venticinque membri, da cui se n’estraggono nove, i quali eleggono quarantacinque consiglieri, da cui se n’estrae undici che a loro volta ne nominano quarantuno, e questi ultimi quarantuno …”.

“Si ubriacano a morte perché tanto ormai nessuno ci capisce più niente, giusto?”.

“Affatto … questi ultimi quarantuno invece sono proprio quelli che eleggono il nuovo Doge”.

“Ah … ma allora è solo la sorte a decidere quali sono i veri elettori del Doge, e quindi nessuno potrà sapere in anticipo chi siano per accordarsi ed avere il loro voto, e perciò il vostro è davvero un perfetto sistema a prova di brogli ed errori, come quando è stato scelto lei sor Marin Falier … ma scusi signore … perché sogghigna così sinistramente? A che pensa? … che lei mi sta facendo paura, eh? … che … ma perché ora ride? … ho forse detto qualcosa di strano, eh? …”.

Dove mangio e bevo ospite di un nuovo amico

08 sabato Mar 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (F) Storia medioevale

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Gilles de Rais

Coordinate spazio-temporali: tempo ottobre 1436, luogo Machecoul

“Eh … e questa volta in quale luogo e Tempo sono arrivato? Oh … guarda … c’è un castello, anche se piccolo … e quello deve essere il proprietario … mi saluta e sorride … sembra un tipo simpatico … uh … mi fa cenno d’avvicinarmi, beh … in fondo perché no? Dopotutto anche quando mi sposto alla cieca il mio senso del Tempo mi fa incontrare sempre gente interessante”.

“Buongiorno piccolo mio, ti sei forse perso? “

“No signore, se questa è la Francia e siamo più o meno nel 1436 non mi sono perso affatto”.

“Non ti avevo mai notato prima, sei per caso uno dei figli del mugnaio?”.

“No signore, io mi chiamo Birbo e vengo da fuori e sono qui per turismo, eh?”.

“Davvero ti chiami Birbo? Che bel nome hai piccolo mio. Io invece sono Gilles de Rais, ma senti … giacché ormai è ora di pranzo che ne diresti di venire dentro e onorare la mia tavola? Sai … il paese è piccolo ed è raro incontrare stranieri tanto interessanti, e chissà quante cose potresti raccontarmi, vero?”.

“Eh … qualche avventura da raccontare l’avrei … anche se molta gente pensa che me le invento io, eh?”.

“Sì, conosco bene quel genere di persone grette e meschine. Ma entra caro, ecco, siedi pure, ora chiamo i miei servi e il pranzo arriva subito … oh mio buon Poitou … come vedi è venuto a trovarmi un amico, quindi servici il cibo migliore e soprattutto …”.

“ … versaci da bere ”.

“Ah, ah, ah … bravo Birbo … proprio quello che stavo per dire”.

“Eh … beh … però non è mica male questo vinello, eh?”

“Viene tutto dalle mie vigne, bevi caro amico, bevi ”.

“Eh … e quanta roba da mangiare… ma lei signore è davvero tanto ospedale, eh? Ma poi senta, che cosa ci fa uno come lei tra questi boschi e montagne, lei che è così elegante e raffinato dovrebbe vivere a Parigi, eh?”.

“Infatti per un certo tempo ho vissuto a corte, ma poi certa gente invidiosa e meschina … forse la stessa che non crede alle tue avventure …bene, basti dire che ho ritenuto opportuno ritirarmi in questa mia piccola proprietà di campagna. Ma bevi caro Birbo, e poi assaggia questo cosciotto di cinghiale speziato, una bontà t’assicuro”.

“Eh … grazie signore, ma non si preoccupi, che non faccio mica tanti complimenti io, eh?”.

“Chiamami Gilles ti prego, e poi … potrei chiederti una piccola cortesia? ”.

“Hic … ma certo amico Gilles, chiedimi quello che vuoi, eh?”.

“Vedi … nella proprietà c’è anche una chiesetta, e mi sono messo in testa di creare un piccolo coro di voci bianche … purtroppo però da queste parti è difficile trovare dei buoni elementi, capisci quelli del posto sono bravi ragazzi, ma essendo figli di porcari o macellai non sono come noi, non sono…”.

“… raffinati, eh ? Hic … burp … eh … forse mi sono strafogato troppi rognoni, eh?”.

“Raffinati, giusto. Beh caro il mio Birbo, non c’è che dire noi due ci capiamo al volo”. 

“Eh … tra gente di mondo è normale… hic … allora tu vorresti che ti cantassi qualcosa?”.

“Esattamente … vieni caro, saliamo queste scale … attento ai gradini …ecco, questa quassù è la stanza da letto con l’acustica migliore, e su quel lettone troverai un mio piccolo dono, un abitino bianco ornato di trine e merletti … ora spogliati … bravo … ecco ora puoi mettere il tuo nuovo vestito … aspetta … ma non è della tua misura … oh che peccato”.

“Eh … eh … ma non preoccuparti Gilles, che anche senza vestito bianco canto lo stesso uguale, eh? Aspetta solo un attimo che mi rimetto i miei vestiti”.

“Ma perché caro Birbo mio? Forse che ti vergogni a cantare nudo?”.

“Eh? No Gilles, solo che mi sembra strano, eh ? Va beh … senti … che cosa ti dovrei cantare poi?”

“Canta quello che vuoi caro, magari qualcosa di religioso, ora però avvicinati … così bravo … e adesso …”.

“DIO DELLE CITTAAAAAAA’ … E DELL’IMMMENSITAAAAAAA’… ”.

“Che cosa? Ma … cos’è quest’orribile frastuono? ”.

“EH? CHE DICI? NON ERA ABBASTANZA RELIGIOSO? ALLORA SENTI QUESTO… DEO … OH DEO … FAI UN SALTO E VIENI UN ATTIMO GIU’ … OH DEO … OH DEO … NON TI PUOI DIMENTICARE DI NOI…”.

“Ma è orribile … io … questa voce gracchiante mi trapassa le orecchie … io non resisto … AIUTO … AH …AIUToooooooooo”.

“DEO … OH DEO … FAI UN SALTO E …eh? Ma Gilles, che hai fatto? Hai saltato tu … ma dalla finestra? Capisco l’entusiasmo, ma qui siamo parecchio alti, eh? Oh … eccolo laggiù disteso sul prato … HEI AMICO GILLES … MA COME TI CI SENTI ORA?”.

“Piccolo idiota … cof … cof … ho una gamba rotta e due o tre costole fratturate, COME VUOI CHE MI SENTA, BENE?”.

“AH MENO MALE EH? SENTI, GRAZIE TANTO DI TUTTO, MA ORMAI SI E’ FATTA UNA CERTA ED E’ MEGLIO CHE IO VADA, EH?”.

“VAI PURE, ma all’inferno maledetto moccioso”.

“ALLORA CIRICIAO E GRAZIE, EH? Beh … certo che stavolta ho incontrato davvero una brava persona, eh? Hic … ohi quanto ho bevuto … burp … e quanto ho mangiato … ih, ih … però ora faccio un salto nel futuro e chiedo alla mamma una bella merenda con biscotti e cioccolata, ih, ih, perché il bello dei viaggi nel tempo è che dopo aver fatto un viaggio di diversi secoli ho tutto il diritto d’avere fame di nuovo, eh?”.

Altri giorni, altri occhi

04 martedì Mar 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (F) Storia medioevale

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lady Godiva, Peeping Tom

 

Coordinate spazio-temporali: tempo 1042 luogo cittadina di Coventry

“Oh my Gosh … lady Godiva davvero cavalca nuda per le strade di Coventry … incredibile … uh … devo stare attento … è stato ordinato di non guardarla, pena la morte, e se i soldati che l’accompagnano s’accorgono che io invece … mio Dio …. ora passa proprio qui davanti … è davvero completamente nuda … ah che pelle bianca … e quei lunghi capelli al vento, se potessi almeno toccarli … “.

“Mia signora, ho scoperto un miserabile che nonostante il divieto nascostamente vi stava osservando, che cosa ne faccio, lo uccido subito?”.

“Chi ha osato guardarmi? Ah, sei il sarto chiamato Tom. Ebbene Tom il Guardone, cosa dobbiamo farti ora?”.

“Pietà mia signora, siate misericordiosa vi prego”.

“E sia, allora non ti farò uccidere. Guardie prendetelo e portatelo alla torre, e dite al carnefice che per punizione gli cavi soltanto entrambi gli occhi”.

“Sarà fatto mia signora … ma … attenzione ce n’è un altro … presto afferratelo … eccoti preso birbantello, ora non mi scappi più”.

“Oh … ma questo poi è solo un bambino … eppure l’editto era chiaro e nessuno doveva guardarmi, quindi temo che anche lui dovrà andare alla torre “.

“Ahi … oh nobile signora di cui purtroppo posso solo udire la dolcissima voce, ordinate vi prego a codesti vostri rozzi soldati di lasciarmi andare”.

“Ah … quindi tu saresti cieco ragazzino? Dimmi, chi sei? E davvero non vedi proprio niente?”.

“Oh signoria vostra, io mi chiamo Birbo e la cecità mi costringe a vagare di villaggio in villaggio, ovunque chiedendo l’elemosina alla gente di buon cuore”.

“Quindi non puoi vedere i miei capelli?”.

“Ahimè, non mi è possibile purtroppo scorgere quei capelli che pure devono essere biondi e lunghi come spighe di grano maturo”.

“E non puoi nemmeno vedere questa mia pelle candida?”.

“Purtroppo non posso ammirare la dorata pelle del suo corpo, che immagino splendente come la luna piena”.

“E questi bei seni colmi?”.

“Colmi e sodi e dolci quanto latte e miele, ma sfortunatamente non posso osservarli”.

“E gli ampi fianchi? E i glutei marmorei?”.

“Sono tali da far perdere la ragione ad ogni uomo, ma io disgraziatamente non posso … “.

“ … vederli … va bene Birbo, soldati, giacché ho accertato che questo ragazzino è davvero cieco che si lasci andare libero, e anzi gli siano dati due marchi d’argento per compensarlo della paura che gli abbiamo cagionato”.

“Oh grazie mia nobile signora … grazie generosi signori … grazie … eh … grazie un corno … ecco sono andati tutti … pure stavolta mi è andata bene … oh … che poi parliamoci chiaro, sarà che io le donne nude le ho viste solo sul calendario Pirelli del mio babbo, oppure sarà che quella cicciona era a cavallo e quindi in una goffa posizione, ma questa è la prima volta che mi capita di vedere una donna con tette tanto flaccide che gli arrivano a toccare le caviglie, eh?”.

La cagnolina di Canossa

30 giovedì Gen 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (F) Storia medioevale

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Enrico Quarto, Matilde di Canossa, papa Gregorio

Coordinate spazio-temporali: tempo Gennaio 1077, luogo castello di Canossa

“Eh? Ma ragazzino … non ti avevo visto arrivare … la stanchezza deve avermi reso più debole di quanto pensavo”.

“Ehi, ma lei che ci fa in ginocchio in mezzo alla neve? … oh pover’uomo, io mi chiamo Birbo e vengo dal futuro, posso mica aiutarla in qualche modo?”.

“Forse ti manda il cielo bambino, sappi che io sono l’imperatore di Germania, Enrico Quarto, e sto ehm … mostrandomi umile e pentito così che mi permettano d’entrare nel castello di Canossa”.

“Cosa? Lei sarebbe … un imperatore? Ma se è vestito in tela di sacco e sta in ginocchio in mezzo alla neve? Pover’uomo, lei non ragiona per il freddo e per la fame, vero? Aspetti che ci vado io a parlare con quella gente del castello, che le diano almeno un posticino vicino al camino e qualche osso con un poco di carne da rosicchiare, eh?”.

“Fermati piccolo idiota, e ascolta quello che ti dico. Ho da poco saputo che quella cagna di Matilde ha parlato in mio favore davanti al Papa, e quindi mi faranno entrare quest’oggi al calar del sole, dunque tu ora devi scendere verso valle per quella stradina, la vedi?”.

“Eh? Certo signore, c’è solo quella eh? Però non capisco che cosa vuole fare”.

“Alla terza curva troverai alcuni cavalieri teutonici in attesa, mi capisci?”.

“Terza curva … alcuni cavalieri …ehm … e sono amici vostri quelli?”.

“Sono dei valorosi al mio seguito. Tu digli solo che al calar del sole il portone verrà aperto per farmi entrare, e che quindi quello sarà il momento propizio per arrivare al galoppo alla guida di tutto l’esercito, chiaro?”.

“Quindi devo dirgli di venire al calare del sole, e non le serve altro signore?”.

“Nient’altro. Affrettati però, perché quegli uomini ti ricompenseranno con una bella moneta d’oro. Hai ben capito tutto?”.

“Eh … certo … allora io vado, eh? Ma dica … che ci viene poi a fare quassù il suo esercito?”.

“Ma niente … viene a dare alle fiamme il castello e massacrare tutti quelli che ci si trovano dentro, tranne papa Gregorio ovviamente…”.

“Ah … il Papa non vuole ucciderlo perché lei signore in fondo è buono, eh?”.

“… perché quello pregusto già il piacere di sgozzarlo io di persona”.

“Ah … ecco … eh, mi pareva”.

“Così pagherà per l’umiliazione che mi ha inflitto, e inoltre d’ora in poi sarà chiaro a tutti il mio diritto a nominare vescovi e a comandare anche sulla Chiesa”.

“Eh … certo … certo … allora io corro alla terza curva, trovo i cavalieri, gli dico che l’imperatore vuole che vengano a bruciare e sterminare tutti, e in cambio loro mi danno una bella moneta d’oro, bene bene, allora arrivederci signore, eh? Ora io vado … eh certo … perché sono fesso e ho creduto a tutte le balle di quel tipo, eh? Ma sicuro ora che sono lontano posso pure dirlo… una cagnolina che invece d’abbaiare parla … imperatori morti di fame … castelli bruciati da inesistenti eserciti, e poi la cosa più assurda, un Papa che persino pretenderebbe di nominare i vescovi, quando invece tutti sanno che l’unico a decidere queste cose è l’imperatore. Eh … quel poveraccio che sragiona dalla fame e dal freddo … spero che almeno sia vero che lo facciano entrare presto, eh? Mah … che tristezza però, magari avrei potuto pure aiutarlo, ma metti che allora cambiavo la storia? Non potevo mica rischiare, eh?”.

Barbarossa, l’imperatore giocherellone.

21 martedì Gen 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (F) Storia medioevale

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Federico Barbarossa

Coordinate spazio-temporali: tempo il 10 giugno 1190, luogo il fiume Saleph in Cilicia

“Ehi, tu ragazzino in mezzo al fiume … mi senti?”.

“Eh? Ma che vuole signore? Perché mi disturba mentre faccio il bagno?”.

“Ascolta villico io voglio … “.

“Oh piano eh … che villica sarà la tua sorella eh? Io mi chiamo Birbo e vengo dal futuro, e tu vecchietto chi sei?”.

“Trattami con più rispetto Birbo, perché sappi che io sono l’imperatore Barbarossa, e sto guidando un grande esercito alla nuova crociata”.

“L’imperatore? … beh … se lo sapevo ero certo più cortese, eh? Allora me lo dice che cazzo vuole?”.

“Voglio solo attraversare il fiume per raggiungere i miei uomini sull’altra riva, dimmi quindi se l’acqua è bassa”.

“Eh … non lo vede che anche se sono piccolo il fiume in questo punto mi arriva solo alla cintola? Ma che domanda stupida mi ha fatto … ”

“Ah … benissimo … allora il mio cavallo si bagnerà appena i garretti … avanti allora”.

“… mentre invece nel punto dove lei è entrato in acqua si vede benissimo che è molto più profondo, eh?”.

“Che dici? …splufff … gasp …aiut … Oddio …il peso dell’armatura mi trascina in fondo … aiut … gasp … “.

“Eh vecchio mattacchione, non faccia tanto la scena, che guardi che io vengo dal futuro, e so benissimo che la storia dice che Federico Barbarossa non muore mica annegato in questo misero fiumiciattolo, ma arriva invece in Palestina e ci fonda un grande regno, dopo averne scacciato i mori e sconfitto il Saladino”.

“Splut … aiut … anneg … splut “.

“Oh … ma questo sembrava un tipo serio, e invece guarda come se la finge d’annegare, eh? Mah … meglio che interrompa il bagnetto e me ne torni nel futuro, sennò quel vecchietto pazzerellone non la finirà più di burlarsi di me, eh?”.

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