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Coordinate spazio-temporali: inverno dell’anno 1588, isola di Hven fortezza di Uranienborg.
“Eh … con la birra non ci siamo… senti Tycoon, non per ficcare il naso nei tuoi affari, ma …”.
“Il mio nome è Tycho, e per favore Birbo ti prego di non parlare di … nasi… in casa mia”.
“Ah certo… niente più nasi … anche se quello finto che hai messo ti fa sembrare più bello di prima … non che ci volesse molto, eh allora proviamo il tuo vino … e senti Psyco …”.
“Non Psyco ma Tycho, Tycho Brahe il matematico e astrologo, perché non lo ricordi mai? Eppure dovresti, visto che per colpa tua mi è stato affettato il … beh … l’appendice nasale”.
“Eh … non troppo male il vinello … ma però questo si chiama non vedere al di là del proprio naso, perché a tagliarti la canoppia è stato quel tuo cugino, Man, e in un regolare duello”.
“Certo, è stato Manderup Parsberg, ma non gliene voglio perché lo ha fatto per colpa tua”.
“Eh … insomma … a naso potresti pure avere ragione … ma per rimediare ti ho fatto ricco, eh?”
“Ero di già fin troppo ricco”.
“Eh … ma sono stato io a pigliare per il naso il Re convincendolo a darti quest’intera isola … e anche parecchi soldi per costruire il tuo coso da osservare… l’astroluogo … e pure il resto, eh?”
“L’osservatorio astronomico vorrai dire … ma facciamola corta Birbo … che vuoi da me?”
“Ah… l’hai capito che mi serve qualcosa? Eh … allora hai ancora un bel fiuto, eh?”
“Birbo … ti prego … cosa vuoi?”.
“Eh insomma … giusto un piacerino… ma tu non bevi? … Beh vedi… ho annusato una buona occasione e raccolto alcuni piccoli amici in giro nel Tempo … ma bagnati il becco anche tu… e dicevo, amici che però non posso portarmeli subito a casa senza il permesso della mamma … e tu che hai tanto posto in questo castello non ti ci costa niente ospitarli finché non la convinco…”.
“Quali piccoli amici? E ripensandoci Birbo… parla pure di … nasi… finché vuoi”.
“Eh? Ah grazie zio Fico, allora smetto, eh … per farla breve sono stato a trovare zio Nicola, ma all’inizio di dicembre è sempre troppo nervoso, e mi ci ha mandato via assieme a un suo elfo, che dice che l’ho fatto diventare un ubriacone, e a una renna volante che ho provato a cavalcarla e ora ha paura di volare, e a un’oca dalle uova d’oro diventata isterica, che io volevo qualche ovetto ma non sono riuscito a farglieli fare, ma solo perché credo che sia un maschio, e quindi tecnicamente immagino che sarebbe un oco dalle uova d’oro”.
“Birbo …di tutte le assurdità che potevi inventare …”.
“Eh … me li tieni questi amici zio Fico? Dai … magari passo a riprenderli appena posso, eh?”
“Uhm … in fondo perché no … tanto niente di ciò che hai detto può esistere veramente…”.
“Oh … bravo zio Fico … allora aspetta che vado alla finestra …FIIIIIIUUUUUUU!”
“Ma cosa …?”
“Eh … eravamo d’accordo che fischiavo se riuscivo a convincerti… e senti … ci hai mica altra birra o del vino? Che bere tanto e spesso ormai gli ci piace anche a questi tre simpaticoni, eh?”.
“Ma … non erano solo fantasie? Sento qualcuno sulle scale … sono zoccoli? … ma chi è che …?”.
“Oh eccoli … entrate amici miei, che qui dentro è caldo e speriamo arrivi il vino … bene zio Fico, lei è la renna … credo si chiami Cometa o Lampo … invece l’oco si chiama Oscar e l’elfo…”.
“Mi presento io padron Birbo, permette signore? Il mio nome è Jeppe, per servirla”.
“Jeppe? Ma tu non sei un elfo, ma solo un nano… e quella non è una renna ma un alce …”.
“Oh zio Fico, non offendere mica il mio amico elfo, eh? Che poi non vorrei che mettesti pure in dubbio che la renna saprebbe volare, se la lanciasti dalla torre, e l’oco se solo fosse nata femmina farebbe delle uova d’oro… e senti … arriva o non arriva quel famoso vino?”.
“Ma io … questo è assurdo … vino? No … basta vino … devo mantenere la testa lucida e ragionare … devo capire … ma… è scomparso? … senti nanetto … dov’è finito il tuo amico?”
“Quale amico signore?”.
“Ma … il bambino … Birbo intendo … non siete amici voi due?”
“Veramente lo conosco appena, però credevo che fosse un SUO amico”.
“A volte credo di sì… perché vorrei strozzarlo … ma almeno sai come ha fatto a dissolversi così?”
“Merito suo signore, lei ha pronunciato le parole magiche per farlo scomparire”.
“Parole … magiche? Ma quali parole magiche?”
“Semplice, lei ha detto … BASTA VINO…”.
“Ah … ma certo … avrei dovuto saperlo…”.