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Il Blog di Birbo Bicirossa

~ Umorismo e viaggi nel Tempo

Archivi Mensili: aprile 2014

La scuola non cambia mai purtroppo

30 mercoledì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Tag

antica grecia

Coordinate spazio-temporali: una scuola nella antica Grecia

“Dunque … avete tutti capito cosa vi ho appena spiegato? Eutia? Coccalo? Fillo? Birbo?
Ma … perché tu sospiri e ciondoli col capo come a voler dormire? Ah … sei sempre il solito Birbo … bene ragazzino, mostrami la tua tavoletta … come sospettavo… la cera è intonsa, dunque non hai preso appunti sulla mia lezione ma bensì te la dormivi, vero?”

“Eh maestro … non è mica colpa mia, che al banchetto di ieri sera ci ho mangiato forse troppa anguilla e ora mi sento pesante e la testa mi gira…”.

“Anguilla eh? E io intanto cenavo parcamente con poche olive ed un pugno di noci … e dimmi, dopo l’anguilla cos’altro c’era di buono?”.

“Mah niente di speciale… il solito … frutti di mare … pesce salato … lepre di montagna condita con timo e cipolla …”.

“Ah … però … e a me non hai portato neppure una mela, vero?”.

“Eh ma non potevo mica … perché non c’erano mele, ma solo un agnellino allo spiedo, formaggio e poi i dolci … schiacciatine di farina e miele … mirtilli …e poi tanti fichi e solo un poco di buon vino secco dell’Attica”.

“Solo un poco di vino dici?”

“Signor maestro, non è vero quello che le racconta Birbo”.

“Che dici Eutia? E tu cosa ne sai?”

“Ero invitato pure io nella casa dove è ospite Birbo … e ho visto che invece ha bevuto molto”.

“Ma che dici impiccione di un Eutia? Ma tu i fatti tuoi non te li fai mai, vero?”

“Zitto Birbo, e tu invece Eutia continua a riferire … cosa ha fatto il nostro Birbo?”

“Bene signore … anzitutto devo dire che prima del pasto era sotto al tavolo a ridere e giocare a dadi con alcuni schiavi …”.

“Ma non è vero … poi saranno stati al massimo un paio di tiri, e gli ci ho vinto solo poche monete …”.

“Questo per un ragazzo della tua età è assai disdicevole”.

“Ma non basta signore, Birbo durante la cena ha mangiato anche le mie focacce dolci … e mentre i grandi non lo vedevano è andato a riempirsi più volte la coppa dal bacile di vino … e lo ha fatto prima che i servi di casa lo annacquassero”.

“Cosa? Tu Birbo hai bevuto il vino prima che lo si allungasse con l’acqua?”

“Oh maestro … lasciatemi stare il vino, eh? Che è proprio una vergogna come voialtri greci me lo roviniate … che già ce n’è poco che non sappia di resina, e tagliarlo con l’acqua è un crimine che grida vendetta a Dioniso, eh?”.

“Dunque ricapitoliamo … tu ragazzino sei poltrone … disattento … mentitore …ingordo …ladruncolo … giocatore e frequentatore di schiavi … e il peggio è che hai bevuto il vino schietto … mentre il tuo povero maestro nella sua onesta miseria s’accontentava di due sorsi d’acqua…”.

“Eh maestro … ma per venire a scuola da voi, a imparare e migliorarmi, io sono ospite di quelle tali brave persone … e mica posso offenderle rifiutando il loro cibo, eh?”.

“Bugiardo e scapestrato … ora ci penso io a riportarti sulla buona strada … tenetelo fermo Eutia e Fillo, e tu Coccalo che sei il più robusto, afferra il nerbo di bue e comincia a frustarmi questo infame birbaccione”.

“Eh … ma maestro … con tante fruste che avete proprio con la più pesante mi ci dovete far frustare? Che io sarò pure birichino, ma in fondo sono un gran buon ragazzo, e non mi merito mica che mi si porti via la pelle un pezzo alla volta, eh?”

“Ma taci avanzo di forca, che il poveretto che ti dovesse vendere non potrebbe trovare in te nessuna virtù da decantare”.

“Ahi … ohi le nerbate … beh mi dispiace per il babbo che s’è dato tanto da fare per farmi avere un educazione classica … ahi … ma io della classica preferisco la toccata con fuga … e quindi mi muovo nel tempo andante con brio e chi si è visto si è visto… addio e a mai più rivederci fessacchiotti … eh? …”.

Di quando si fece un buco nell’acqua

29 martedì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (F) Storia medioevale

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cavalieri templari, De Molay

Coordinate spazio-temporali: anno 1307, riunione d’emergenza dei cavalieri templari a bordo di una nave di ritorno in Francia.

Tredici uomini arrabbiati ed un ragazzo taciturno che beve da una bottiglia di rum, siedono in circolo su botti e casse sul ponte superiore della nave ammiraglia.

“La notizia è certa maestro?”

“E’ del tutto sicura fratello Jean-Marie, re Filippo il falsario ha ordinato l’arresto di tutti i cavalieri templari sul suolo di Francia… e anche il Gran Maestro de Molay è stato preso”.

Mormorii di sgomento, la notizia colpisce duramente tutti i presenti.

“Anche il nostro Gran Maestro dunque è prigioniero? Ma ancora non capisco … perché il bel Filippo avrebbe compiuto quest’ultima infamia?”

“Per rubare il nostro tesoro e usarlo per pagare i suoi immensi debiti, così come già aveva fatto incarcerare gli ebrei per impossessarsi dei loro beni”.

“Ma Maestro … e il Papa non si è opposto? Dopo tutto quello che abbiamo fatto per combattere gli infedeli, egli dunque ora non ci ha difesi?”

“Purtroppo fratello Raymond, il Papa è ormai una marionetta nelle mani del crudele Filippo … anzi egli ha ordinato all’inquisizione di collaborare, e di non arretrare davanti a nessuna tortura pur di far confessare i prigionieri”.

“Ma infine di grazia, quali sono le accuse che ci vengono mosse?”

“Sodomia … tradimento …dispregio di Cristo e adorazione di Baffometto … e altre simili infamie”.

Incredulità tra i cavalieri.

“Maestro … ma queste accuse sono talmente assurde che nessuno vi crederà”.

“Lo so Jean… ma quando i nostri fratelli verranno torturati alcuni di loro non resisteranno e confesseranno qualunque cosa … e così ci saranno le cosiddette prove contro il nostro ordine”.

“Dio ci salvi Maestro… dunque la profezia era veritiera e il momento dell’ultimo confronto è venuto … i grandi della terra ci sono nemici, e lo stesso soglio papale è caduto in mano a Satana … e noi pochi scampati perché eravamo oltremare, cosa possiamo fare?”.

“C’è un piano per liberare il Gran Maestro de Molay e molti altri fratelli … ma per illustrarvelo cedo la parola al suo ideatore, il Piccolo Maestro”.

“Quel bambino?”.

Molti mi guardano perplessi e increduli … infatti tra loro solo il Maestro Bertrand sapeva del mio ruolo nell’ordine.

“Attento fratello Jean-Marie, costui non è un bambino normale …visto che è stato lui a portarci le notizie che vi ho riferito … e lo prova il fatto che il suo viaggio verso Merika è stato compiuto nello spazio di una sola notte”.

“Possibile? Ma questa … non è dunque stregoneria?”

Beh … a questo punto devo intervenire per spiegare le cose.

“Oh ragazzi … ma quale stregoneria, è solo che io posso muovermi nel tempo e nello spazio, ma solo perché voi non lo sapete fare non vi dovete mica credere che non è una cosa normale, eh?”

“Ma tu ragazzo davvero appartieni all’ordine dei Poveri Cavalieri?”

“Eh … vorrei vedere … che c’ero anch’io a scavare sotto al Tempio di Gerusalemme, e dopo aver trovato quello che sapete… Hugues de Payns è diventato il primo Grande Maestro, e io il Piccolo Maestro, eh? Solo che fino ad ora mi sono tenuto appartato … ma adesso che siete nei guai dovevo pure tornare ad aiutarvi, eh?”

“Fratelli … essendo il cavaliere più anziano a bordo vi ordino d’accettare quanto è stato detto e di non indagare oltre in tali oscuri misteri. Vi basti sapere che questo fanciullo è il Piccolo Maestro, e che ciò che dice è vero”.

“Eh … grazie Maestro Bertrand … allora vi ci spiego il piano; come tutti sapete le nostre tre navi sono state caricate fino all’orlo, di quell’oro e argento che in Merika si trova tanto facilmente”.

“Infatti abbiamo a bordo un tesoro immenso, ma a cosa ci servirà?”.

“Lo useremo per comprare quello che non possiamo ottenere con la spada, ne daremo notizia all’infame Filippo, e lui pur d’entrarne in possesso libererà i nostri compagni prigionieri”.

“Ah … per questo abbiamo atteso tanto prima d’imbarcarci? Per stivare tanto argento che ora le navi rischiano d’affondare? Perché carichi come siamo se incontrassimo una tempesta non credo proprio che potremmo salvarci”.

“Uffa fratelli … se vi dico che ho previsto tutto e studiato i venti e le correnti dei prossimi mesi? Che oh … fidatevi che in settembre il meteo assicurava brutto tempo, per questo ho atteso ottobre e così avremo un viaggio tranquillo e col vento sempre a favore …”.

“Ma Piccolo Maestro …”.

“Cosa c’è Bertrand?”

“Noi NON siamo in ottobre … perché oggi è il 13 settembre …”.

“Eh …? Ma dai … non ci posso credere …allora mi sarei sbagliato?”

“Piccolo Maestro … hai visto il tempo? Mentre parlavamo è cambiato …”.

“Sembra una … tempesta…”.

“… presto fratelli… gettiamo in mare almeno l’argento, o siamo tutti perduti …”

“ …troppo tardi … il vento rinforza …”

“ … ammainiamo le vele prima che il vento ci disalberi…”

“ …Dio ci salvi … la nave si sta per capovolgere …”

Beh …stavolta credevo proprio d’aver pensato a tutto, e invece …

“Orco fratelli … mi dispiace, eh? Eh … sput … l’acqua salata in bocca … e come si balla … il mal di mare … sarà meglio che mi metto in salvo io che posso…eh … però voi vedrete che ce la fate, eh? Che io ritorno a cercarvi appena è passata la burrasca e … oddio … spero che se la cavano ma ho paura che … ma porco Baffometto … che me lo potevano dire prima che eravamo nel mese sbagliato, eh? Mah … sarà meglio tenere l’acqua in bocca … che qualcuno sarebbe magari capace di darmici la colpa a me per questo inconveniente del tutto imprevisto, eh?”

Di quando col mio genio stupii Catullo

28 lunedì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Catullo

Coordinate spazio-temporali: antica Roma

 

Da tempo non venivo a trovare Catullo, e parlare con lui ed è sempre un piacere,
peccato solo che sia così povero e ingenuo… uhm … dovrei cercare di aiutarlo.

“Allora le cose ti vanno bene Valerio? Scrivi molto?”

“Ma certo … anzi guarda … una mia ammiratrice mi ha appena fatto avere questa ampolla di profumo … che al momento è la mia unica ricchezza … senti? Ti piace?”.

“Veramente odora di pesce marcio… e mi rivolta pure lo stomaco”.

“Davvero? Allora forse ho equivocato io ed era un condimento per la carne?”.

“Eh … a proposito … io direi di cominciare a pensare al nostro cenare, eh?”

“Cenare? Ma amico mio … forse non hai capito che io … almeno fino a quando non mi pagheranno per l’ultimo mio lavoro…”

“Non hai neppure un asse in tasca … lo so, lo so … però hai di che scrivere, vero?”

“Ma certo, ci mancherebbe altro… perché?”

“E pure hai molti amici importanti, giusto?”

“Naturalmente, ma …”.

“Allora scrivi Valerio … dunque … prima i soliti saluti che mettete sempre voi romani, e poi … sai dirmi il nome di un tuo amico che vedi abbastanza spesso?”

“Bene … ci sarebbe Fabullo … lui è quasi come un fratello e …”

“Eh … sarebbe meglio Trimalcione, ma iniziamo pure con costui … allora scrivi questo: Una sera di queste cenerai bene da me, Fabullo, se gli dei vorranno; basta…”.

“Ma che dici Birbo? Come posso offrire una cena al buon Fabullo se al momento non ho neanche una coppa di vino da dividere con te?”

“Eh … purtroppo lo so bene questo, ma scrivi lo stesso … basta solo che tu porti una cena abbondante e vino e sale …”.

“Cosa? Sarebbe dunque l’amico Fabullo a dover portare il cibo?”.

“Stai attento Valerio, non dimenticarti di scrivere del vino … allora, dove ero rimasto … ah …vino e sale … e un poco di sorriso: e ti assicuro una splendida cena”.

“Ma certo … se la porta lui … io però mi vergogno a chiederlo”.

“Zitto e scrivi in fretta Valerio, che dopo dovrai ricopiare molte volte solo cambiando il nome dell’amico del momento … scrivi … nella borsa di Catullo ci sono i ragnateli…”.

“Insomma Birbo … un poco di delicatezza … non tutti devono sapere dei miei magri affari”.

“Ma questo qui hai detto che è come un fratello … allora scrivi …”.

“Ancora?”

“ …in cambio ti darò dolci parole … e quanto è più soave ed elegante, un profumo di Venere…”.

“Profumo di Venere? Ma non avevi detto che puzzava di pesce marcio?”

“E Venere appunto non ci è uscita dal mare e perciò odorava di pesce?
E poi non mi interrompere mentre creo … dunque dove eravamo rimasti?”

“Hai appena avuto il coraggio di dire … un profumo di Venere…”.

“Ecco … che appena l’avrai sentito …”.

“Ti si rivolterà lo stomaco …”.

“Zitto Catullo mio … lasciati servire … allora … che appena l’avrai sentito … pregherai gli dei che ti facciano Fasullo…”.

“Fasullo? Ma il mio amico si chiama Fabullo …”.

“Uffa … allora pregherai gli dei che … ti faccian, Fabullo, tutto naso… e poi chiudi con un punto; anzi aspetta, metti il doppio punto, facciamogli vedere che qui da noi si abbonda e di roba ne abbiamo anche troppa, eh Catullo?”

Dove mi merito un ottimo voto

27 domenica Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (I) Storia di oggi

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Herman Merville, Moby Dick

Coordinate spazio-temporali: la mia scuola, un inutile lunedì come tanti

 

“Allora Birbo? Hai letto il libro che ti avevo assegnato?”

“Eh … quella roba … ma certo signora maestra”.

“Bene, e spero che tu l’abbia anche capito. La relazione l’hai preparata?”

“Beh maestra … ce l’ho qui, ma se potessi non leggerla…”

“Come vuoi, ma allora dovrei darti un brutto voto”.

“Uffa … allora la leggo… Moby Dick … questa è la storia di …”.

“Aspetta sciocchino, hai dimenticato di citare l’autore”.

“Eh … ma tanto lo sanno tutti chi ce lo ha scritto”.

“Ih …ih …sa signora maestra che forse Birbo è talmente stupido che davvero non se lo ricorda?”

“Zitta Ekaterina, ti ho già detto tante volte che non devi prendere in giro Birbo solo perché tu sei molto intelligente e lui invece … poveretto …”.

“Eh … grazie per avermi difeso maestra eh? Beh … se posso continuare … allora Moby Dick, di Herman Merville … ah … a proposito maestra… volete che vi ci dico di quando l’ho incontrato davvero il Herman Merville?”

“Senti ragazzino …”.

“Ih … ih … adesso quello scemo di Birbo ci vuole raccontare un’altra assurda avventura nel tempo, di quelle che dice che ha avuto lui…”.

“No Ekaterina, adesso Birbo ci legge solo la sua relazione sul libro, altrimenti andrà dal preside … e questo mese sarebbe la seconda volta”.

“Signora maestra io ho tenuto il conto … sarebbe la TERZA volta invece”.

“Ancora peggio cara … Birbo, se non vuoi essere punito comportati bene e leggi alla classe il tuo compito”.

“Uhmpf … allora peggio per voi … dunque … Moby Dick, di Herman Merville. Il narratore si chiama Ismaele ed è un maestro di scuola … che perciò avendo le pigne in testa ha deciso di mollare tutto per cercare l’avventura per mare”.

“Attento Birbo, questa tua stupidissima osservazione me la ricorderò al momento di assegnarti il voto”.

“Eh … ma se dobbiamo commentare su tutto quel che dico non finiremo mai, eh?”

“Continua pure … il mio era solo un leale avvertimento”.

“Allora … Ismaele da giovane aveva fatto il mozzo e s’era trovato bene… e così
all’improvviso gli prende la nostalgia e vuole tornare sul mare … e allora pensa d’andare all’isola di Nantucket a cercare un ingaggio su di una nave baleniera… beh … quando lui arriva il traghetto è già partito, intanto si fa buio ed è tanto freddo che nevica … e allora cerca una locanda dove passare la notte … ma che sia poco cara perché lui ci ha ben pochi soldi in saccoccia …”.

“Infatti noi insegnanti non siamo mai stati retribuiti abbastanza”.

“Ehm … veramente il mio babbo dice che … beh insomma … va beh … allora Ismaele cerca una locanda alla buona … e dopo averne scartate un paio che gli sembrano care finisce per entrare nella Locanda del Baleniere …dove il padrone gli offre da mangiare carne e patate e gnocchi, e però gli dice che non c’è un letto per lui … che purtroppo sono già tutti prenotati”.

“E quindi che succede?”.

“Allora … il locandiere è spiacente … e perciò propone ad Ismaele di dividere il letto con un altro marinaio, un ramponiere … un letto molto grande e comodo dice …”.

“La tua esposizione per adesso mi pare sciocca e banale, comunque continua pure Birbo”.

“Beh … Ismaele non è molto d’accordo … ma pur di avere un letto dice che accetterà di dividerlo, ma solo se il locandiere gli garantisce che il ramponiere è una brava persona, e il locandiere glielo assicura … perché il ramponiere è un selvaggio pagano e cannibale, ma paga sempre i conti, e anche adesso è fuori per strada a tentare di vendere l’ultima testa imbalsamata che gli è rimasta da dare via”.

“Ah … però … e allora come decide di regolarsi Ismaele?”

“Eh … prima pensa di dormire su di un tavolo … ma è talmente scomodo che quando vede che la mezzanotte è passata e immagina che il ramponiere ormai non torna più … allora accetta il letto”.

“Quindi? Insomma Birbo, non farti strappare le parole di bocca”.

“Eh … allora Ismaele è lì a letto che cerca di dormire su di un materasso scomodissimo… quando sente aprirsi la porta e alla luce di una candela intravede entrare il fiocinatore cannibale, con in mano la testa che non era riuscito a vendere … e il selvaggio comincia a spogliarsi ed è tatuato dappertutto, e ad Ismaele sembra talmente brutto e pericoloso che pensa persino di buttarsi dalla finestra … ma poi si trattiene perché sono al secondo piano, e allora il cannibale s’infila nel letto e solo ora s’accorge di lui”.

“Senti sciocchino, ti stai dilungando troppo mentre io volevo un breve riassunto”.

“Infatti ho quasi finito maestra, perché il mattino dopo Ismaele ha cambiato idea sul selvaggio, e ora i due sono diventati grandi amici”.

“Infatti da quel momento i due diverranno inseparabili, ma quando arrivi alla parte della caccia alla balena bianca?”

“Mai maestra. Perché a questo punto è venuto il babbo e mi ha chiesto che cosa diavolo leggevo, e quando glielo ho spiegato s’è arrabbiato talmente che mi ha strappato di mano il libro, e poi mi ha spiegato che io sono troppo piccolo per essere obbligato a leggere di queste avventure dei piedi ad asta, e che lei maestra che mi obbligava a farlo doveva essere una persona davvero molto viziosa e cattiva … e allora mi ha coccolato e lasciato mangiare tutto il gelato e la pizza che volevo, mentre intanto lui telefonava al suo avvocato per denunciarla al provveditore, per oscenità e molestie ad un piccolo innocente bambino”.

“Ma … Birbo … perché non hai semplicemente spiegato al tuo babbo che il Moby Dick è un normalissimo libro d’avventure, e quindi è adatto anche ai ragazzi?”

“Eh maestra … volevo, ma come lei dice io sono un poco stupido, e allora ho pensato che le spiegazioni, al provveditore e alle forze dell’ordine sarà meglio che le dia lei che è tanto più intelligente, e così ho continuato tranquillamente a mangiare il mio gelato e la pizza”.

 

Dove conosco me stesso

26 sabato Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Diogene

Coordinate spazio-temporali: tempo e luogo antica Grecia

Io e Diogene percorriamo un viottolo lastricato di ciottoli, lui è vestito poveramente e porta in spalla una grande cesta piena di larghe foglie di cicoria o bietola.

“Oh Diogene, grazie per avermi invitato a cena … ma ora dove stai andando con quella cesta di verdura?”

“Oh bella Birbo …vado a lavarla alla fontana”.

“Ah … ecco. E perché vai a lavare la verdura invece di preparare la nostra cena?”

“Semplice, lavo la verdura perché appunto questa sarà la cena… questa e i nostri sapienti discorsi”.

“Eh … ma è tutto qui? Che almeno ci sarà del vino, vero?”

“Acqua mio caro fanciullo … berremo solo della purissima e buonissima acqua”.

Gulp … devo avere fatto una buffa faccia, perché un passante di gradevole aspetto e riccamente vestito sembra ridere di noi”.

“Ah … beh… eh … senti Diogene … chi è quel signore che ride?”

“Chi? Ah … quello… quello è un filosofo… dice lui, e il suo nome è Aristippo”.

“Aristippo? Mai sentito, chi era costui?”

“Aristippo sono io ragazzino, e tu chi sei?”

“Eh … io mi ci chiamo Birbo Bicirossa e sono venuto dal futuro per conoscere il filosofo Diogene, che gentilmente mi ci ha invitato a cena”.

“Davvero dici di venire dal futuro? Ma se questo fosse vero come mai allora non conosci il grande Aristippo? ”

Boh … e chi lo sa chi è questo tipo? Beh … proviamo a non farlo arrabbiare.

“Eh signore… io veramente … ehm … le statue che le hanno dedicato non le assomigliano molto… e così io non osavo sperare che fosse davvero lei…”.

“Capisco … bene, naturalmente non credo affatto che tu venga dal futuro … ma mi sembri un fanciullo furbo ed intelligente, e sarebbe interessante dimostrare con la logica che stai mentendo… che ne diresti di venire a cena a casa mia?”.

“Eh signore … si figuri se non verrei volentieri … ma già il buon Diogene mi ha invitato a cenare da lui, quindi ora non posso”.

“Ceni da Diogene? Ma lo sai cosa t’aspetta a casa sua?”

“Beh …verdura e … acqua… gulp …”.

“Già, invece io sono ricco e a casa m’attende un desco imbandito con cacciagione e dolciumi ed ottimi vini … non come questo stupido di Diogene, che solo per sentirsi superiore sta per conto suo e si macera nella fame. Non è forse vero Diogene, che se solo tu imparasti a frequentare i ricchi non saresti costretto a mangiare tanta verdura? ”

Ops …il buon Diogene sembra punto sul vivo … sentiamo che risponde.

“E’ vero o Aristippo che se io frequentassi i ricchi avrei di meglio da mangiare di questa umile verdura, ma è anche vero che se tu mangiasti questa verdura non saresti costretto a frequentare i ricchi”.

Eh … eh … bella risposta eh? Beh … mi scappa un sorrisetto ed Aristippo mi guarda male.

“Allora ragazzino … hai deciso di digiunare con Diogene o preferisci banchettare allegramente in mia compagnia?”

Caspita … che tentazione … oh … io subito vorrei dire di sì … e apro anche la bocca per farlo, ma poi…

“Eh signore … se non fossi già impegnato verrei volentieri … ma m’accorgo ora di non poter tradire l’amicizia di Diogene … perché gli sono troppo grato per quest’ultima lezione che mi ha appena insegnato”.

“Davvero Birbo? E cos’è che ti ho appena insegnato io?”.

“Eh caro Diogene … tu mi ci hai fatto capire che io … che io sono un fesso … ecco”.

Dove lotto per salvare il Mondo

25 venerdì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (I) Storia di oggi

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Alfred Hitchcock

Coordinate spazio-temporali: anno 1960, interno di uno studio cinematografico

Uffa …sono qui da ore che discuto col regista e lo sceneggiatore di questo film, e sono davvero due bei testoni, eh?

“Insomma Birbo, in pratica cosa non ti convince nella mia sceneggiatura?”

“Eh Joseph … è tutto bello per carità … solo che io cambierei la scena della vasca”.

“Ma Birbo, d’accordo che nel romanzo l’omicidio della donna avviene dentro una doccia, ma per il film io preferisco usare una vasca da bagno. E tu cosa ne pensi Alfred?”

“Sono d’accordo Joseph … e secondo me l’omicidio nella vasca è forse il punto a più alta densità drammatica di tutto il film”.

“Eh Alfred … sarà … io però penso ancora che dovreste farlo fare nella doccia”.

“Beh Birbo … noi due però preferiamo la vasca…”.

“Eh caro Alfred … ma anche nella Finestra Sul Cortile tu volevi togliere la carrozzina a rotelle, per fare usare a Jeffries solo le stampelle, vero?”.

“Beh … sì, pensavo che questo gli avrebbe lasciato più mobilità”.

“Ma invece avevo ragione io … come quando ho insistito perché in La Congiura degli Innocenti non si cremasse subito il corpo di Harry …”.

“Bene … diciamo pure che allora non avevi torto, ma il regista sono solo io, e questa volta non cambio idea e insisto per l’omicidio dentro la vasca”.

“Ma certo Birbo … convinciti che è meglio la vasca… la tensione … la drammaticità … il gorgoglio del sangue che si diffonde lentamente e crea un mulinello quasi ipnotico sul pelo dell’acqua …”.

“Ascolta Joseph … io continuo a preferire la doccia”.

“Ma vedi bene che anche la vasca ha i suoi meriti…”.

“Doccia deve essere e doccia sarà”.

“Sì, però nella vasca…”.

“Insomma Alfred, sei tu che comandi e io voglio che metti la doccia”.

“E io invece sono d’accordo con Joseph quando chiede la vasca”.

“Voglio la doccia”.

“Voglio la vasca”.

“La doccia”.

“La vasca”.

“La doccia”.

“La vasca”.

“Attento Alfred … io pretendo si usi la vasca”.

“Ed io esigo la doccia …ops … ma che ho detto?”

“Eh … eh … eh … ci sei cascato Alfredo … ora se sei di parola devi mettere la doccia”.

“Ma mi sono confuso Birbo … io non volevo dire …”.

“Ma hai appena detto doccia, lo vuoi negare?”

“E va bene Birbo, non litighiamo per questo. Faremo come vuoi tu”.

“Ma signor Hitchcock … la mia sceneggiatura …”.

“Mi spiace Joseph, dovrai riscrivere quella scena… ora scusatemi ma mi è appena venuto un gran mal di testa e devo andare a riposarmi un poco”.

“Okkei zio Alfred … vai pure che in un battibaleno io e Giuseppino ti sistemiamo tutto il film, fidati di noi eh?”

“Ma … senti Birbo… ora che siamo rimasti soli puoi finalmente dirmi cosa non ti piaceva nella scena dell’omicidio della vasca?”

“Eh Joseph, quello era un delitto troppo grosso … sarebbe passato un cattivo messaggio … voglio dire … e se chi vedeva il film decideva d’imitarlo?”

“Come? Vuoi dire che credevi che vedendolo … a qualcuno sarebbe magari venuta la voglia d’uccidere una donna?”

“Ma quale donna? Però chi lo vedeva forse avrebbe cominciato a preferire la vasca … e oh … tu lo sai che con la doccia si risparmia molta acqua, e che è un delitto ecologico scegliere di farsi il bagno nella vasca, eh?”.

 

Di quando vagavo nel deserto

24 giovedì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (H) Storia recente

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Coordinate spazio-temporali: anno 1917, deserto della Palestina

Io e la mia guida, Alì Mansur, abbiamo due cammelli per noi ed uno per le provviste, e stiamo attraversando il deserto diretti verso il mare.

“Eh Alì … ho caldo e male al sedere … quand’è che ci riposiamo?”

“Coraggio padron Birbo, appena arriviamo all’oasi potremo bere e rinfrescarci”.

“Eh … l’oasi … ma quando ci arriviamo all’oasi?”

“Arriveremo quando lo vorrà Allah piccolo padrone”.

“Speriamo presto … ehi … quello laggiù è un miraggio o sono alberi di datteri?”

“Hai la vista acuta padroncino, quella è l’oasi che ti dicevo”.

“Ah … meno male … però troveremo da bere solo dell’acqua immagino?”

“In effetti vi abitano alcuni miei amici ebrei, e quindi potresti trovare anche del buon vino”.

“Davvero? Beh … dopo un viaggio tanto lungo ci vorrebbe proprio”.

“Non ho ancora capito perché hai voluto correre tanti pericoli”.

“Eh … il fatto è che volevo esserci quando sarebbe successo”.

“Successo cosa?”

“Beh … come hai visto l’impero turco si sta velocemente disfacendo, e presto queste terre saranno libere … e allora voi palestinesi farete un nuovo stato assieme agli ebrei”.

“Davvero? Bene, mescolarci mi sembra una buona cosa”.

“Già … perché devi sapere Alì che presto il popolo ebraico sarà perseguitato da gente cattiva … e allora verranno a rifugiarsi qui, a milioni”.

“Benissimo … se hanno voglia di lavorare qui c’è spazio per tutti … e so bene che gli ebrei sono gente in gamba che sa come far rifiorire persino un deserto”.

“Infatti … e sono contento che andiate d’accordo e tra voi non ci siano problemi … perché magari sai … con la cosa che avete delle religioni differenti potevano pure esserci dei casini”.

“Le differenze ci sono solo in apparenza padroncino, in realtà sono molte di più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono”.

“Meno male … sai Alì, più che altro avevo paura che voi palestinesi ve la foste presa per quello che dicono certi ebrei … ma sono solo chiacchiere e sono contento che non ci avete fatto caso e siete ancora amici”.

“Chiacchiere? A quali chiacchiere ti riferisci padroncino?”

“Ma sì … sai … al pettegolezzo che gira tra alcuni ebrei … che dicono che voi beduini non vi lavate mai e quindi vi puzzano i piedi”.

“Gli ebrei dicono questo? Che a noi puzzano i piedi?”

“Eh … ma appunto sono solo chiacchiere che lasciano il tempo che trov … ma Alì … perché hai girato i nostri cammelli? Guarda che l’oasi è dall’altra parte
e noi …”.

“Io in quell’oasi piena di sporchi ebrei non metterò mai più piede … a costo di morire di sete”.

“Eh? Ma non capisco … non eravate amici?”

“Amici? Ah … ma questo era prima … da ora in poi invece …”.

“Eh? Beh ma … rallenta Alì, che non riesco a starti dietro … mah, sembra davvero molto arrabbiato … non è che la mia boccaccia ha detto qualcosa che … ma no dai … in fondo ebrei e palestinesi sono talmente amici … e che vuoi che succeda mai?”.

 

 

Dove vengo a conoscenza di un orribile segreto

23 mercoledì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (H) Storia recente

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Lovecraft

Coordinate spazio-temporali: tempo 1921, in una vecchia e lugubre casa di Providence, al 454 d’Angell Street.

Uffa, va bene che zio Howui è depresso, ma l’idea di fargli compagnia per qualche giorno è stata pessima, perché se continua così finirò per deprimermi anch’io.

“Senti H.P, che ne dici se usciamo fuori? C’è il sole e potremmo giocare in giardino”.

Lui mi guarda perplesso e sembra persino non riconoscermi … ma che problema avrà costui?

“Sole? No piccolo Birbo, non fidarti del rassicurante Sole, perché non è solo col favore delle tenebre che i mostri escono e celebrano i loro orridi riti”.

Sigh … il povero zio Love ha perso il senno… devo cercare d’aiutarlo.

“Ma zio, almeno apriamo le finestre e facciamo entrare un poco d’aria fresca … che qui dentro fa caldo ed è troppo buio”.

“Buio? Nel cielo più buio un giorno le stelle più lontane torneranno favorevoli, e allora EGLI farà sentire il suo richiamo”.

“Eh? Ma zio … chi sarebbe questo che dici? E perché intanto che me lo spieghi non andiamo da Joe a prenderci un gelato al pistacchio ed amarena?”

“Nella sua casa a R’lyeh, il morto Cthulhu attende sognando”.
“Buon per lui…allora lasciamolo dormire, eh? Ma zio …si può sapere tu che problema hai?”

“Stupido ragazzino … sappi che non è morto ciò che eternamente può attendere, perché ci sono Esseri Eterni in cui la stessa Morte può infine morire”.

“Eh … ma se intanto che aspettiamo ci pigliamo quel famoso gelato, e magari anche un poco d’aria fresca?… che qui non volevo dirlo … ma c’è una certa puzza di calzini sporchi, eh?”

“Il grande Cthulhu tornerà … Il grande Cthulhu si sta svegliando…”

“Ma chi se ne freg … ehm … senti zio … ma me lo dici allora che problema hai?”

“Io SO quello che sta accadendo … io ho VISTO quelle orribili COSE…”

“Zietto … ora cominci a preoccuparmi davvero, eh? Insomma che problema hai?”

“Problema? Loro… loro giacciono nel fondo del mare e sembrano morti… ma i loro occhi … EH-AHHHH-AH…E’YAHHHH..”

“ZIO…? Oddio Zio non fare così … dimmi ti prego … CHE PROBLEMA HAI?”

“IO … IO … IO… MI PARE D’IMPAZZIRE … sono anni che lo tengo nascosto… è un segreto orrendo … io non posso … NON POSSO RIVELARLO PROPRIO A TE…”

“Che cosa non puoi dirmi zio? DIMMI… QUAL’E’ IL TUO SEGRETO?”

“E’ che… che io … CHE IO NON SCOPO DA QUASI TRE ANNI … ecco, l’ho detto”.

 

Dove incontro il mio babbo

22 martedì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (N) Fantasy e ucroniche

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Signore De Lo Nero Torrione

Coordinate spazio-temporali: tempo attuale, in un lugubre e desolato edificio alla prima periferia di Bologna

Uffa … dopo mezzora che suono e urlo finalmente un attempato ometto vestito di grigio arriva ad aprirmi il cancello.

“Insomma custode … perché ci ha messo tanto a farmi entrare?”

“Oh … piano ragazzino … che io sono pagato per non fare uscire i pazzi, e mica per farli entrare dentro”.

“Eh? Ma io sono solo in visita, mica sono un matto io, eh?”

“Uhm … sarà … comunque chi è che vuoi vedere?”

“Eh … ma il mio babbo … il signor Baggins…”.

“Chi???? Io non conosco nessuno che …”

“Uffa …va beh … qui credo che lo conoscete come l’Oscuro …”.

“…ah …l’Oscuro Signore dello Nero Torrione? Potevi dirlo subito … padiglione degli irrecuperabili, corridoio C e camera duecentododici e letto numero tre… però per vederlo devi chiedere il permesso a quel pazzo del direttore, il dottor Washbrain, e quindi devi andare dalla sua segretaria, la signorina Fairbottom e chiedere un appunt…”.

“Sì, certo nonno, conosco già la procedura, eh?”

“Chi sarebbe il nonno ragazzino? Io compirò ventidue anni solo tra tre mesi e …”.

“Ecco… appunto … io ne ho solo sette e quindi … ciao nonnino, stammi bene e non t’agitare, eh?”

“Comunque stai attento al direttore, che quello è pazzo per davvero e … ma neppure mi ascolta?… uhmpf …i visitatori dall’esterno diventano sempre più screanzati … ho fatto davvero bene a non lasciare il manicomio quando mi hanno dichiarato guarito, com’è vero che sono lo Zar di tutte le Russie”.

“Uffa … allora l’ufficio deve essere questo e … ah sì, buongiorno signorina Fairbottom … ci sono tornato per vedere il mio babbo, eh?”.

“Oh … buongiorno ragazzino … hai saltato un paio di giorni di visita o mi sbaglio?”

“Eh signorina … gli è che mi ci ero impegnato in un avventura nell’antica Grecia e …”.

“Davvero? Perbacco che buona idea, con la crisi che c’è in Grecia scommetto che hai speso pochi euro per fare delle vacanze da sogno, vero?”

“Eh … pasti spartani ed inseguimenti e duelli a parte … beh … posso chiedere il solito permesso di visita al direttore?”

“Ma certo … ti annuncio subito … Clic … dottor Wagerbrain, c’è qui un ragazzino che vuole vederla per avere un permesso di visita”.

“Ah … ecco appunto … un caso speciale quindi … ma quale ragazzino? Non sarà il figlio del caso del corridoio C e camera duecentododici e letto numero tre …?”

“Eh sì, è proprio lui … posso farlo entrare?”

“Ehm… ecco appunto … ma non potrebbe dirgli che oggi non ci sono?”

“Scusi dottore, ma è proprio qui davanti a me e sente tutto quello che lei dice”.

“Ah … ecco appunto… ma io scherzavo … lo avete capito vero? Entri pure caro ragazzo … eh… eh … ah eccola … due settimane che non veniva … mi ero illus … ehm … preoccupato… sieda la prego … posso offrirle un sigaro … ah …no … la sua giovine età … ehm … ecco appunto … scherzavo, certo”.

“Buongiorno dottor Wagglebrain … a lei piace sempre molto scherzare, vero?”

“Ma certo ragazzo mio, ecco appunto voglio dire, non vedo perché dovrei rattristarmi solo perché lavoro e vivo tra queste squallide quattro mura, e con la sola compagnia di folli pericolosi e pazzi criminali”.

“Eh? Ma la signorina Fairbottom mi sembrava normale…?”

“Ma certo, ecco appunto … basta che sorvoliamo sulla sua particolare fissazione”.

“Eh? E che fissazione ci avrebbe mai?”

“Beh ecco… detto in parole semplici … lei crede d’essere la mia segretaria”.

“Ma … scusi dottor Wakebrain … io credevo che la signorina Fairbottom FOSSE la sua segretaria”.

“Davvero? Bene, in effetti è possibile … però l’esperienza mi dice che la cosiddetta signorina Fairbottom da dieci anni sta solo recitando il ruolo di mia segretaria … ecco appunto … e neppure tanto bene ad essere sinceri”.

“Ah … così? Ma se non è la sua segretaria e non si chiama Fairbottom … chi sarebbe la signorina che le prende gli appuntamenti?”

“Ecco appunto, lei è la principessa Anastasia, l’erede al trono di Russia”.

“Ah … beh … ehm … ma lei dottor Wastebrain è davvero un burlone, vero? Perché sta scherzando, eh?”

“Ma certo ragazzo, ecco appunto ora ti racconto la barzelletta dei due nani tedeschi ”.

“Eh … ma non è che la si potrebbe evitare?”.

“Nein … eh … eh … ecco appunto … scusa ragazzo ma per renderla al meglio devo fare l’accento tedesco … dunque ci sono due nani tedeschi in vacanza in Italia e …”.

“Due nani tedeschi?”.

“Già ecco appunto … ma il meglio deve ancora venire, ascolta … uno dei due nani entra in una ferramenta di Bologna dove ci sono due commesse, una giovane e bionda, e una più matura e bruna … mi segui?”

“Eh … la seguo purtroppo … ma dottor Washybrain … io avrei fretta di rivedere il mio babbo, eh?”.

“Nein, nein …ah …ah … ecco appunto uno dei due nani che entra in una ferramenta, si guarda intorno… s’avvicina al bancone e poi saltellando per farsi vedere da lei dice ad una delle due commesse … zignorina … io essere piccolo nano tetesco in visita a Pologna … e io urgentemente folere avere un pompino …ah … ah … capito ragazzo?”

“Eh dottor Warpbrain, io sono un bambino… forse era meglio se lei invece mi dava quel sigaro di prima, eh?”

“Ecco appunto …allora … la commessa naturalmente è assai scandalizzata, ed urla al nano d’uscire dal suo negozio … ma il nano continua a saltellare e mette venti euro sul bancone …nein …dice … io essere piccolo nano tetesco in visita a Pologna …e senza pompino io non tornare a casa in Celmania …ah … ah …”.

“Eh dottore …ah …ah … mah …”.

“Ah … ti piace allora … ecco appunto, allora la commessa bionda butta i venti euro in faccia al nano e ancora gli urla d’uscire, ma lui continuando a saltellare si leva di tasca un foglio da cinquanta e lo appoggia sul bancone … zignorina … dice … i dofere azzolutamente afere pompino di Pologna… voi dare me per favore prego?”.

“Scusi dottor Wantonbrain…”.

“Ecco appunto, ora ragazzo fai attenzione che viene il meglio … la commessa bionda va al telefono per chiamare la polizia … ma il nano tira fuori altre tre banconote da cinquanta … per un totale di duecento euro, e intanto dice …zignorina … la prego … io dovere azzolutamente afere subito pompino … io pagare tutto quello che lei folere, ma non potere tornare a casen senza afere afuto bello pompino… ecco appunto … si vede che il nanetto ora è davvero disperato, tanto che ormai piange … così la commessa bionda non sa cosa fare …e allora interviene la bruna e chiede al piccoletto se può servirlo lei … che è disposta a farlo …il nano tutto eccitato torna a dire che lui folere solo pompino polognese, e quindi ecco appunto è d’accordo… così la brunetta raccoglie i soldi e chiede al nano d’accompagnarla nel retrobottega e poi …”.

“Sigh … e poi cosa succede dottore?”

“Ecco appunto… dopo poco il primo nano raggiunge il secondo, che aveva sistemato le loro biciclette in una rastrelliera e s’era seduto ad aspettarlo accanto alla fontana del Nettuno, perché era un giorno caldo… e il secondo nano vedendo arrivare il primo gli chiede…allora? Tu afere trovaten pompino per gonfiare ruote di nostre piccolen piciclette? Così che noi potere proseguiren il viaggien di ritorno? E il primo nano tutto eccitato risponde … nein … nein … tu dire miei cenitori che io non tornaren mai più a casen in Cermania…io restare per sempre qui a Pologna”.

Orco …aveva ragione il custode … il direttore è davvero pazzo … meglio assecondarlo …

“Ebbene ragazzino? Tu nein piaciuta mia barzelletta?”.

“Eh…sì, sì, ah …ah …ah …tantissimo … eh … sigh …”.

“Ah …ecco … bene, anzi … pene pene …eh …eh … allora ora faccio venire tuo padre, così puoi parlargli”.

“Eh dottor Waterishbrain… ma se ci potessi vederlo da solo … in privato ecco …”.

“Nein …ah … ah … solo in mia presenza …Clic …signorina Fairbottom? Potrebbe chiedere ad un paio di robusti infermieri di accompagnare nel mio ufficio il padre del ragazzino?”

“Vuole dire il caso del corridoio C e camera duecentododici e letto numero tre dottore?”

“Ecco, appunto … ho concesso un colloquio di dieci minuti … lo faccia venire subito …Clic … mah … stupida cagna …la caccerei subito se non fosse tanto difficile trovare una segretaria qualificata”.

“Segretaria? Ma dottor Washbrain… la signorina non è in realtà la principessa Anastasia?”

“Ecco, appunto … e dimmi …secondo te il mio nome è Washbrain? Perché mi hai chiamato Washbrain? E perché hai affermato che la mia segretaria è la principessa Anastasia? Da quanto tempo soffri di queste curiose fissazione?”

“Ma dottor Wantedbrain… è stato lei a dire che la signorina Fairbottom era una principessa …subito prima di raccontare la storiella dei due nani tedeschi, non si ricorda dottore?”

“Storiella di nani? Quale storiella? Senti ragazzino, ma tu chi credi di essere?”

“Beh … io sono il bambino che viaggia nel tempo … e sono qui per vedere il mio babbo che ha avuto un esaurimento nervoso … e che è l’Oscuro Signore De Lo Nero Torrione, eh?”

“Ah … ecco … appunto … per un attimo avevo pensato fosti impazzito anche tu … perché potrebbe accadere se trascorresti più di dieci minuti in conversazione con un matto… sai?”.

“Ma qui dentro l’unica persona con cui ho parlato per più di dieci minuti … è lei …”

“Ecco, appunto … quindi potrebbe essere … non credi? Ah … ma ecco appunto arrivare il tuo babbo … c’è qui suo figlio per vederla signor Oscuro, entrate e sedetevi pure… ecco, appunto”.

“Dottor Waddlebrain, quante volte devo pregarvi di non fare tante cerimonie e non chiamarmi signore?

Dopo tutto il tempo che ci conosciamo e il rapporto d’amicizia nato tra noi, avrei piacere mi chiamaste Oscuro Signore De Lo Nero Torrione … altrimenti potrei far cadere qualche testa qui intorno”.

“Giusto signor … ehm … mi perdoni … Oscuro Signore … ecco appunto, ha visto chi è venuto a trovarla?”.

“Oh … figliolo … allora hai concluso l’affare degli F-34?”

“Ma babbo …”.

“Mi perdoni vostra Oscurità, ma non posso consentirle di parlare di lavoro … ecco appunto, questo potrebbe turbarla … scegliete un altro argomento la prego…”.

“Beh … ci sarebbe una cosa … dimmi figliolo … potresti scacciare le due giraffe rosa immaginarie che mi stanno mordicchiando i lobi degli orecchi?”

“Ma babbo … come posso scacciare delle giraffe rosa immaginarie?”

“Usando un bastone immaginario naturalmente … io non posso perché mi tengono sempre sotto l’effetto di potenti psicofarmaci … ma tu puoi farlo credo”.

“Eh … babbo … ma io però…”.

“Ecco appunto … questo è interessante”.

“Cosa è interessante dottor Warmbrain?”

“Ecco appunto … è interessante la richiesta che ti ha fatto il tuo babbo … dimmi ragazzino … anche tu vedi le due giraffe rosa immaginarie che stanno mordicchiando i lobi degli orecchie di tuo padre?”

“Eh? Ma dottor Wartbrain … io … ehm … se ammettessi che le vedo sarei pazzo anch’io, giusto?”

“Non necessariamente … per quanto molte malattie mentali siano effettivamente ereditarie… ecco appunto … comunque avrei a tua disposizione una simpatica celletta … dove ti troveresti in compagnia di un altro caso molto interessante … sai, è un nano tedesco che è venuto in bicicletta in Italia e poi non è più ripartito…”.

“Beh dottor Waifbrain… dieci minuti sono già passati, eh? Come svolazza il tempo quando ci si diverte … e a proposito di tempo … avrei una missione suicida nell’antico Giappone feudale che ho rimandato fin troppo … ciao babbo … se torno vivo ci vediamo forse la prossima settimana, eh?”

“Noooo … figliolo non andarten … troppo tardi … è scomparso … e ora chi impedirà alle piccole giraffe rosa di mordicchiarmi le orecchie?”.

“Mah … non saprei caro il mio Oscuro Signore … io tutto quello che posso fare è di prescriverle altre pillole verdi e rosse”.

“Ancora? Nooooooo … almeno non riportatemi nella cella accanto al nano ciclista che chiede pompini … AIUTOOOOO … LASCIATEMIII …”.

“Oh poveretto … quanto mi spiace per lui signor direttore”.

“Non si preoccupi signorina Fairbottom … vedrà che riusciremo a curarlo”.

“Sì, però ancora non capisco signore …”.

“Cosa non capisce signorina Fairbottom?”

“Bene … io non me ne intendo di psichiatria … ma visto che la sua non è una fissazione, perché DAVVERO ci sono due piccole giraffe rosa che mordicchiano le orecchie del caso del corridoio C e camera duecentododici e letto numero tre … ecco … non dovremmo fare qualcosa per allontanare quelle bestiacce da lui signor direttore? Almeno quando è legato nella camicia di forza e non può difendersi da solo?”

“Signorina Fairbottom”.

“Sì dottor Wallowbrain?”

“Quante volte devo ripeterle che non si deve mai … e ribadisco mai … incoraggiare il paziente nelle sue personali fissazioni?”

“Ma io credevo … e poi pensi solo a quel che ci costa il fieno che si mangiano quelle due bestiacce …”:

“Esca signorina, potrà tornare a discutere i miei metodi di cura dopo aver conseguito una laurea in medicina, ed avere poi fatto almeno cinque anni di specializzazione e dieci come ricoverato… ecco, vada … uffa … ora finalmente potrò starmene un poco in pace … ma possibile che io, il monaco Rasputin … debba ancora oggi sopportare tutti questi imbelli ed oziosi aristocratici della corte imperiale di San Pietroburgo?”

 

Dove come sempre porgo il mio aiuto

21 lunedì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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morte di Socrate, Socrate

Coordinate spazio-temporali: tempo 399 a.C in Atene

Non è neppure l’alba, e tento di non scivolare sulle umide pietre del selciato di pietra, non conosco la strada ma seguo Critone che mi precede trasportando un fagotto di stracci, e finalmente dopo tanti corridoi entriamo nella stanza dov’è trattenuto Socrate, che giace su di un lurido pagliericcio da cui faticosamente si alza al nostro apparire. Vedo che è un uomo anziano e corpulento, dall’ampia fronte solcata da profonde rughe incise dall’amarezza, e con la barba grigia e due occhi tristi, ma nonostante tutto ancora fermi e vigorosi.

“Socrate … sono io Critone … tutto è pronto”.

“Critone, caro amico fedele … e questo fanciullo che t’accompagna
chi è?”

“Eh … io mi ci chiamo Birbo e vengo dal futuro … e mi scusi signore ma io ci dovevo proprio essere … perché lei oggi fuggirà e …”.

“Sssstttt … zitto Birbo … va bene che abbiamo corrotto i carcerieri, ma lo stesso non mi pare il caso d’urlare ai quattro venti che siamo venuti per liberare Socrate”.

“Opsss … eh scusate la mia linguaccia … guardate ora mi caccio in un angolino e non dico più niente, mi basta solo assistere a questo momento storico, eh?”

“Ma dimmi Critone … davvero questo ragazzino ti ha convinto di venire dal futuro?”

“Beh Socrate … lui sapeva certe cose che … insomma, ho pensato di dargli il beneficio del dubbio”.

Uffa, la solita storia. Ma perché non mi crede mai nessuno?

“Eh, ma perché ne dubitate ancora? Che … oh … in futuro il nome di Socrate è molto rispettato, e io ci tenevo davvero ad assistere alla tua fuga … che oggi dei fetenti ti volevano uccidere strangolandoti, vero?”.

“No bambino, veramente sono stato condannato a morire bevendo della cicuta”.

“Ah … e com’è questa cicuta? Peggio della Coca-cola?”

Intanto che parliamo Critone ha dispiegato il suo fagotto di stracci, che si rivelano essere un vestito da donna liso e modesto.

“Ecco Socrate, questo è il vestito di una contadina, nessuno penserà che sei tu”.

“Eh … ma la barba? Ah … gli hai portato anche il velo eh? Furbacchione di un Critone …”.

“Senti Birbo … non avevi promesso di metterti in un angolino e di tacere?”

“Eh … sì, certo … lasciami solo vedere come lo hai conciato il buon
Socrat … ah .. ah…”.

“Ma Birbo, cosa…?”.

“AH ..AH …AVEVO DETTO CHE STAVO ZITTO … MA SOCRATE VESTITO DA DONNA …AH …AH… VERAMENTE RIDICOLO …. e la cosa più buffa è che come donna … beh … è persino abbastanza carina, eh? AH ..AH … CHE RIDERE … QUANDO LA RACCONTO NON MI CREDERANNO NEPPURE”.

“Ma Socrate, ora che fai? Perché ti togli il travestimento?”

“Scusami Critone, ma non posso farlo … piuttosto che essere deriso preferisco accettare la mia pure ingiusta condanna e morire con dignità”.

“Ma perché? Ma non ascoltare Birbo, lui è solo uno stupido ragazzino”.

“Confermo signore, non importa quanto sembri ridicolo così travestito .. AH.. AH .. oggi la storia dice che lei fuggirà invece di morire, e dopo farà ancora grandi cose, e poi filosofo che scappa è pur sempre buono per un’altra volta, eh?”

“Per Santippe, non lo sopporto. La cicuta … DATEMI L’AMARA CICUTA”.

“Eh … ma che poi ancora non mi ci avete detto … ma che, è forse peggio della Coca-cola questa cicuta?”

“Birbo, caro fanciullo…”.

“Sì, dimmi carissimo Socrate, che c’è?”

“Prima di morire … IO T’AMMAZZO CON LE MIE MANI”.

“Orpo … trattienilo Critone, che … oh caro Socrate … capisco che hai i tuoi guai, ma se non vuoi che ti si alzi la pressione la vita cerca di prenderla con più filosofia, eh?”

Di come ancora una volta mi dimostro fine conoscitore dell’umana natura

20 domenica Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (O) Storia religioni

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Longino, Ponzio Pilato

Coordinate spazio-temporali: anno 33, a Gerusalemme nel palazzo del procuratore Pilato

In una calda notte di luna piena una stanca pattuglia romana esplora metodicamente i corridoi del palazzo, li guida un annoiato centurione. Ad un tratto i soldati avvertono il rumore di piccoli passi ed alzano le armi, forse qualcuno si nasconde nell’oscurità per tendere un agguato?

“Fermi, chi va là? Fatevi riconoscere o sarete passati per le armi”.

“Oh Longino, posa quel ferro vecchio che usi per lancia … mica facciamo scherzi eh? Che non li riconosci più i vecchi amici?”.

“Per Marte … ma sei tu Birbo? Da quanto tempo non ti facevi vedere ragazzo mio? Se non sbaglio fu quando mi vincesti l’intera paga a dadi, vero?”.

“Eh … sono sempre indaffarato … ehm … possiamo parlare in privato? Sai … porto certe notizie …”.

“Per Mercurio … spero siano buone … Valerius prendi il comando degli uomini e sii vigile … che di questi tempi non si è mai abbastanza prudenti”.

“Eh … parole d’oro caro Longino … ehm … che poi mica avresti qualcosa da bere?”.

“Per Bacco, ma certo. Prima però dimmi che tipo di notizie porti”.

“Eh … cattive purtroppo, arrivo ora da Roma, e anzi sarà meglio che parlo davanti al procuratore”.

“Per Giove … allora ti porto subito da lui, vorrà dire che berremo del suo vino, che certo sa meno d’aceto di quello di noi poveri soldati”.

“Eh … forse però prima è meglio che t’avviso di una cosa … tuo zio Lucius è appena morto…”.

“Per Plutone … mio zio morto? E come è morto?”.

“Ehm … è stato pugnalato per ordine di Tiberio”.

“Cosa? Ma se non aveva ricchezze da confiscare, perché ucciderlo?”.

“Beh sai … fatto è che era amico di Seiano … e questo basta e avanza”.

“Che dici? Aspetta, meglio che ripeti tutto davanti al procuratore … sono Longino procuratore, e con me c’è Birbo, che purtroppo porta notizie assai cattive da Roma”.

“Notizie cattive Longino? E quando mai da Roma ne sono giunte di buone? Entrate e parliamone … ma prima Birbo mettiti seduto e assaggia di questo vino”.

“Eh caro Ponzio … versa versa … e versane anche a Longino che stasera ha già ricevuto la sua parte di cattive notizie…”.

“Davvero Longino? E che è successo dunque?”.

“Procuratore … Birbo dice che mio zio è stato ucciso perché era amico di Seiano”.

“Ucciso … ma per ordine dell’imperatore? Dunque anche Seiano … dimmi Birbo, ora anche il nostro protettore si trova in pericolo?”

“Non proprio in pericolo … Seiano è proprio già morto … morto smembrato per la precisione”.

“Ma come mai i suoi valorosi pretoriani non lo hanno difeso?”

“Buoni quelli … sono stati corrotti con dell’oro e proprio loro lo hanno tradito”.

“E come è morto Seiano? In dignitoso silenzio come un vero romano?”

“Insomma … c’è da dire che quando si muore smembrati si tende ad urlare appena un filino “.

“Capisco … e i suoi figli? Sono ancora a Roma?”.

“Veramente sono stati gettati da una rupe … così non ereditano e il patrimonio di famiglia va a Tiberio, eh?”.

“Ma … questo non è possibile … la legge romana proibisce di condannare a morte le vergini e i minori d’età”.

“Infatti si è seguita alla lettera la legge… al bambino prima di gettarlo gli ci hanno concesso d’indossare la toga da adulto … e la ragazzina … non so … dicono solo che prima di morire non era affatto più vergine”.

“Capisco … ma e i nobili ed i senatori amici di Seiano? Qualcuno di loro può aiutarci?”

“Potrebbero … se non fossero stati quasi tutti uccisi anche loro … e oh … sai come vanno queste cose … quelli ancora vivi giurano e spergiurano che Seiano non lo conoscevano proprio per niente, eh?”

“Birbo … peggiori notizie non me ne potevi portare … “.

“Ci hai pure ragione Pilato, però già sapevamo che Tiberio è pazzo … sai che ora per paura d’essere assassinato vive in cima ad una brulla collina e non si lascia avvicinare da nessuno? Sarà pure imperatore … ma che brutta vita di merda che fa”.

“Già … perché noi invece … ascolta Birbo, puoi almeno darmi un consiglio? C’è qualcosa che posso fare per sfuggire all’ira di Tiberio?”.

“Eh Ponzio… per questo sono qui … per prima cosa brucia tutte le lettere ed i documenti che provano che tu e Seiano eravate amici … e poi tieni la testa bassa e non farti notare che … oh … hai la fortuna che qui in Giudea sei piuttosto lontano … magari prima che il matto pensi a mandarti degli assassini verrà ammazzato lui … che già ci hanno provato in tanti, e prima o poi… eh, però …”.

“Però … cosa?”.

“Eh Ponzio … questi tuoi biliosi ebrei sempre scontenti e riottosi … beh … sarebbe bene che per un poco se ne stessero calmini anche loro, eh? Che se per caso il padrone del mondo Cesare Tiberio si ricorda di te e guarda dalla tua parte … eh … che poi c’è anche la tua bella moglie da considerare …”.

“Lo so bene Birbo … ricordo ancora come Tiberio seviziò Agrippina dopo la morte di suo marito Germanico … e a tutti i costi non permetterò mai che a Claudia succeda lo stesso. Quindi farò come mi consigli, hai inteso Longino? Da ora in poi dobbiamo tentare in qualunque modo di tenerci buoni questi ostinati ed arroganti ebrei”.

“Mi rendo conto procuratore e farò di tutto … ma ci sarebbe il problema di quel piccolo predicatore … sapete quello strano tipo consegnatoci dai sacerdoti. Ovviamente l’uomo non ha fatto nulla di grave, ma loro per liberarsene vogliono che lo condanniamo ugualmente”.

“E dimmi Longino, se noi invece lo lasciassimo libero che accadrebbe?”.

“Probabilmente si scatenerebbe una rivolta che saremmo costretti a soffocare nel sangue”.

“Per carità Ponzio … la notizia arriverebbe subito ai tuoi nemici a Roma, eh?”.

“Ma io li odio quegli ipocriti sacerdoti, e mi spiace dover fare uccidere un innocente per compiacerli”.

“Bene … se dite che il prigioniero è un tipo a posto cerchiamo di salvarlo… beh Ponzio, puoi sempre appellarti al popolo … gli ci racconti che per festeggiare la Pasqua ebraica hai deciso di graziare un condannato, e poi lasci che scelgano se liberare lui oppure …”.

“Oppure?”.

“Eh … o lui che non ha fatto nulla di male, oppure il più infame e lurido rifiuto di galera che raschierai dal fondo delle tue prigioni … oh … è chiaro che il popolo per quanto possa essere stupido non sceglierà mai di lasciare libero il briccone, e così anche i sacerdoti non potranno opporsi e per questa volta se lo prenderanno nel sedere, eh?”

“Questa è un idea geniale caro Birbo … non sei d’accordo Longino?”.

“Oh sì, talmente geniale che sarà bene che non giochi mai più a dadi con questo ragazzino”.

“Eh … siete troppo buoni … è solo che conosco bene la natura umana, e quando con la mia saggezza posso aiutare gli amici e insieme fare pure una buona azione …eh … allora sono sempre ben contento, eh?”.

 

 

Dove riporto pace ed armonia

19 sabato Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (O) Storia religioni

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Caifa, Giuda

Coordinate spazio-temporali: anno 33, a Gerusalemme nei sotterranei del vecchio palazzo di Erode ora dimora del Sommo Sacerdote Caifa.

“Beh …certo che sei stato fortunato ad incontrarmi e pagarmi da bere in quella taverna, eh?”

“Speriamo … ma sei sicuro che sia la strada giusta Birbo?”

“Eh … da questa parte non troveremo soldati romani stai tranquillo … fidati che io conosco bene la strada, eh?”

“No … volevo dire … non staremo per fare un errore?”.

“Uffa Giuda … che te l’ho già spiegato che se vuoi salvare il tuo Maestro devi per forza metterti d’accordo col mio amico Caifa, eh?”.

“Io ancora non capisco perché i sacerdoti vogliano fare del male al Maestro… in fondo lui predica soltanto la pace e l’amore e la verità …”.

“Ih … ih … io non lo conosco perché di solito visito solo i personaggi storici importanti, ma non è forse vero che ha osato scacciare i mercanti dal tempio di Gerusalemme?“.

“Ma certo … egli giustamente ha purificato la casa di Dio e allontanato chi la profanava coi suoi meschini commerci”.

“Eh … però i venditori di colombi ed i cambiamonete gestiscono i banchi per conto dei sacerdoti, e ora loro ci hanno paura di perdere quei grossi guadagni”.

“Cosa dici? Sarebbero gli stessi sacerdoti a profanare il Tempio?”

“Eh caro mio… tra il traffico d’animali per i sacrifici e la storia che le offerte non possono essere fatte con moneta straniera … oh … quei volponi negli anni sono diventati anche più ricchi e potenti d’Erode il Grande… e per questo è meglio che vi mettiate d’accordo per dividere la torta… oh … altrimenti t’avviso che il tuo Maestro potrebbe finire in una prigione romana o venire scacciato dalla città, eh?”.

“Bene io … certo che se si potesse arrivare ad un ragionevole accomodamento …”.

“Ma certo, che mica tutti i sacerdoti sono testardi ed irragionevoli come lo è Anna, per questo ti ci porto da Caifa che in fondo è un tipo corretto… basterà che lo rassicuri sui loro futuri guadagni… e poi magari potreste dividervi la regione … voi potreste predicare per tutto il paese tranne che in Gerusalemme che resterebbe a loro… beh … Caifa mi ha fatto capire che a questi patti ci starebbe pure, eh?”

“Bene … allora …”.

“Ssssstttt … siamo arrivati … eh …. buongiorno sommo sacerdote … come ti avevo detto ti ho portato Giuda, uno dei più fidati discepoli di colui che ti dà tanti problemi … oh c’è del vino… allora mentre lo assaggio voi due potete stringervi la mano e fare la pace, eh?”.

“Dunque tu sei Giuda? E dimmi Giuda, ti ha mandato il Nazareno perché lui aveva paura?”.

“Noi non abbiamo paura o Caifa … io sono venuto di mia iniziativa, e solo per convincerti delle buone intenzioni del mio Maestro”.

“Davvero? Eppure egli ultimamente ci ha nuociuto molto … come l’assurda idea di riportare in vita quel Lazzaro … ma come gli è venuta?”.

“Io … non vedo che male ci sia in questo … è un miracolo come tanti altri…”.

“Il male è che vedendo questi cosiddetti miracoli il popolo potrebbe iniziare a pensare, ma il popolo non deve pensare perché il pensare genera dubbi. Soltanto noi sacerdoti dobbiamo poter pensare, mentre il popolino ignaro non deve mai dubitare di ciò che noi saggi affermiamo … non sei d’accordo Giuda?”.

“Ebbene non saprei … in fondo io sono solo un povero pastore ignorante…”.

“Ah … volesse il cielo che tutti voi lo foste mio caro Giuda”.

“Eh Caifa … oh … buono il vino però… scusa se m’intrometto ma dobbiamo chiarirci … adesso Giuda s’impegnerà a portare davanti a te questo suo Maestro … e tu però t’impegni ad arrivarci ad un accordo che soddisfi tutti e riporti la pace, eh?”

“Ma naturalmente ragazzo mio … naturalmente … del resto caro Giuda i sacerdoti non sono nemici del tuo Maestro … infatti il nostro più grande desiderio sarebbe di lavorare per lui facendo in modo che sia elevato al posto d’onore che merita”.

“Davvero vorresti questo o Caifa?”

“Ma certo amico mio … e bada che sarebbe anche nel vostro interesse, perché i fedeli pagherebbero bene per ascoltare una delle sue parabole, e noi ci divideremmo il loro obolo equamente”.

“Ma il Maestro non ha mai chiesto denaro per i suoi insegnamenti”.

“E questo gli fa certamente onore, ma considera che ogni anno sono tre milioni i pellegrini che vengono in visita al nostro Tempio, e certo grazie a lui il loro numero aumenterà di molto. Basterebbe che ognuno di loro versasse anche solo uno spicciolo … e chi mai negherebbe una misera monetina a chi restituisce la vista ai ciechi e persino risveglia i morti? E poi Giuda, non sei tu il tesoriere del vostro gruppo? Dimmi quindi, quante volte avresti voluto comprare pane per i tuoi compagni o fare l’elemosina ad un povero … ma la tua mano che cercava qualcosa da dare ha trovato la borsa desolatamente vuota?”.

“Ma … certo che se avessi a disposizione del solido denaro potrei fare molto bene ai nostri poveri … però… io non so se posso convincere il mio Maestro ad acconsentire a questo incontro tra voi…”.

“Ma non devi dirgli nulla caro Giuda, sarò io che manderò alcuni fidati sacerdoti a farvi visita, e spetterà a loro di convincerlo a venire … tu dovresti solo indicargli chi è il tuo Maestro, poiché loro non lo conoscono … per esempio potresti baciarlo su una guancia … così lo discerneranno dalla numerosa folla che continuamente lo insegue in attesa dei suoi miracoli”.

“Sì, se lui accetta questo incontro … ma chi mi garantisce che quando sarà in questo luogo non gli sarà fatto del male da nessuno di voi?”

”Cosa dici? Tu oseresti dubitare della parola del sommo sacerdote?”

“Psssst … ma che mi combini Giuda? Diplomazia ci vuole … scusatelo o sommo dei sommi … è solo che il buon Giuda amerebbe avere una piccola prova della vostra buona volontà … insomma signore, non è che dopo tante promesse gli ci farete uno scherzo da sacerdote … eh?”

“Comprendo … ebbene ascoltate cosa faremo … tu Giuda prenderai queste monete, e me le restituirai solo quando tutto si sarà concluso secondo i tuoi desideri”.

“Ma … io … ma questi sono … tredici … ventisei … trenta sicli d’argento … e dalle mie parti si può comprare uno schiavo robusto con un solo siclo”.

“Vedi bene che non ho interesse a truffarti … perché commetterei un grave sacrilegio se tu non mi restituissi questo denaro che fa parte del sacro tesoro del Tempio”.

“Psssst … allora fidati Giuda … che se questo avaraccio ti sborsa trenta denari lo fa solo perché è sicuro che tutto andrà per il verso giusto, eh?”.

“Ebbene … se è proprio necessario agire così… prego solo di non sbagliare”.

“Beh… allora infine siamo d’accordo e possiamo bere un bicchiere per festeggiare … eh cari i miei Giuda e Caifa, sapeste come mi sento bene quando faccio di queste cose … oh … che il mondo sarebbe davvero brutto, se non ci fossi io a darmi da fare per portare dappertutto pace e armonia, eh?”

 

Guardando il mondo con gli occhi di un bambino

18 venerdì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (L) Futuro prossimo

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Coordinate spazio-temporali: anno 2316, palazzo del governo nella metropoli di Mila-Tori

Da qualche anno una feroce dittatura militare ha preso il potere in Italia; oggi il mio amico Allwell, corrispondente di uno dei pochi giornali esteri ancora tollerati dal regime, deve intervistare il famigerato colonnello Missyou, e io dopo lunghe trattative lo convinco a portarmi con lui.

“Che brutto posto, eh? certo che se questi muri potessero gemere …”.

“Senti Birbo … se hai cambiato idea sei ancora in tempo ad andartene”.

“Tempo? Beh … certo che sono in tempo … niente paura zio, facciamolo”.

“Mah … ancora non capisco come hai fatto a convincermi a portarti con me… dopotutto sei solo un bambino e mi sarai d’impiccio”.

“Eh … attento che a volte l’apparenza … oh … aspetta che chiediamo a quel portinaio coi baffoni dove dobbiamo andare … scusi compagno camerata, potrebbe dirmi …”.

“Oeh ragazzino, che vooi? … e cosa sarebbe l’idea di chiamarmi sia compagno che camerata? Ti vuoi decidere?”

“Eh calma signore, che ci serve solo di sapere dov’è l’ufficio del colonnello Missyou … e mica volevo offenderla, ma è che con tutti questi cambi di regime e uomini della provvidenza non ci si capisce più niente, e allora …”.

“Umpf … lei signore sarebbe l’inviato della Gazzetta di Sicilia?”.

“Appunto, scusi il bambino, ma purtroppo è mio nipote e oggi per una serie di sfortunate circostanze ho dovuto portarlo con me”.

“Seee … saprei ben io come raddrizzare la schiena a questo moccioso”.

“Eh? Ma guardi che io …”.

“…sssst … stai zitto Birbo oppure finiamo nei guai …”.

“… eh … va beh …ma però c’è modo e modo …”.

“ … zitto ti dico … ehm, allora mi dica Maresciallo, dove devo…?”.

“Ufficio di Sua Eccellenza il Generalissimo, tredicesimo piano”.

“Eh? Ma scusi portinaio, noi ci dobbiamo parlare solo al colonnello”.

“C’è stato un cambio di regim … anzi di programma, Sua Eccellenza il Generalissimo ha deciso d’essere presente al colloquio”.

“Beh … tanto meglio, che così ci si piglia due piccioni con una fava … e dov’è l’ascensore da pigliare?”

“L’ascensore è riservato alle personalità importanti… voi due potete pure fare le scale”.

“Eh? Ma questa è un offesa e noi protestiamo e …”.

“Va benissimo, la capisco … vieni Birbo, un poco di ginnastica ci farà bene”:

“Eh … insomma … tredici piani, che sfiga … oh … io avrei insistito per usare l’ascensore, che tu sei pur sempre un famoso giornalista estero, eh?”.

“Zitto Birbo … probabilmente l’ascensore è rotto e per mancanza di tecnici e materiale di ricambio non riescono a ripararlo, e quell’uomo non poteva certo ammetterlo con noi”.

“Eh … dovevo immaginarlo … uffa … primo piano … secondo … senti zio, per passare il tempo ti canto una canzoncina?”.

“Solo se proprio non riesci a stare zitto”.

“Infatti … allora …Il ragno Pinco Pallo scalando la candela … solo il terzo piano … uffa …”.

“Il ragno Pinco Pallo? Ma che dici Birbo”.

“Eh …quarto … mise un piede in fallo, e quello si bruciò… quinto …”.

“Si bruciò? Ma cosa si bruciò?”.

“… La ragna Pinca Palla richiuse la sua gina … sesto …”.

“Gina? Cos’è una gina?”.

“… una vagina, no? … settimo … che con Pallo senza fallo non serviva più … ottavo …”.

“Ma che stai canticchiando?”.

“Nove … una canzoncina infantile, perché?”.

“Non ho capito che vuol dire”.

“Dieci … eh … vuole dire che … undici … che sei uno zio ingenuo … dodici … uffa … tredic …”.

“Alt … controllo prego”.

“Orpo …ma non mi dite che oltre alle scale c’è pure un nuovo controllo, eh?”

“Pazienza Birbo, sai bene che viviamo in uno stato di polizia … ecco tenente, questi sono i miei documenti”.

“Uhm … bene signore, voi vi aspettavamo infatti, ma il moccioso chi sarebbe?”

“Oh … piano, eh? Che io sono il nipote di mio zio, e se mi trattenete lui s’arrabbia e scrive chissà che cosa e poi sono pasticcini per tutti voi, eh?”

“Scusi Tenente, garantisco io per il mocc … ehm … per il ragazzino”.

“Bene … allora passate pure … del resto v’avviso che in questo palazzo è assai più facile entrare che uscire”.

“Ah beh … che allegria, eh?”.

“Vieni Birbo, ringrazia il signor Tenente ed entriamo … e speriamo bene”.

“Beh zio… ma di che ti preoccupi scusa?”

“Forse non sai che in questo palazzo ci sono anche tre piani sotterranei”.

“Ah sì? Beh … infatti non lo sapevo… e allora che ce ne frega a noi?”.

“Dove si torturano i nemici del regime … o quelli che anche solo risultano lievemente antipatici a Sua Eccellenza”.

“Ah … allora potevi stare zitto, che stavo meglio quando questo non lo sapevo”.

“Taci e comportati bene … buongiorno Vostra Eccellenza, e buongiorno anche a voi carissimo Colonnello, sono onorato che infine abbiate deciso di ricevermi”.

“Benvenuto carissimo Allwell, spero che tutto le vada bene … ma mi dica, questo brutto sgorbio di bambino che l’accompagna chi sarebbe?”

“Eh … io sono quello che gli ricorda a mio zio le domande da fare …per esempio signor colonnello … all’epoca dell’imbroglio della cosiddetta banda dei quattro, non è vero che lei era solo un tenente della riserva?”.

“Cosa? Ma come ti permetti ragazzino? Bada che io …”.

“Suvvia Colonnello, non si adiri, dopotutto NOI non abbiamo niente da nascondere”.

“Ma Eccellenza … io non credo che sia il caso di rivangare…”.

“Caro Colonnello, l’ho scelta come mio successore e lei un giorno certamente mi sostituirà al potere, ma non dimentichi che per adesso io sono ancora il solo a decidere cosa sia bene fare”.

“Certo Eccellenza … solo che al sentire ancora una volta certe basse insinuazioni…”.

“Bene bene, capisco … tuttavia con l’arresto di quei pericolosi estremisti lei si è ben meritato la promozione che ha avuto”.

“Eh già … ma a spese del povero Matteo Olmi però …”

“Insomma Birbo … ti ricordo che il giornalista che deve fare le domande sono io”.

“Forse è bene che con calma chiariamo questa vecchia storia una volta per tutte … il Colonnello Missyou all’epoca indagava su una folto gruppo d’anarchici”.

“Eh … ma se erano solo quattro ragazzini neanche maggiorenni …”.

“Certo bambino, ma anche se giovani erano nemici dello stato, e s’erano radunati per complottare …”.

“… erano a casa di uno di loro e facevano musica New-Rock …”.

“… il New-Rock allora era proibito … ma fortunatamente alcuni onesti cittadini sporsero denuncia alle autorità…”.

“… i due noiosi vecchietti dell’appartamento accanto che si lamentavano per il gran rumore …”.

“… rumore che era proibito fare dopo le otto di sera… e quei delinquenti opposero resistenza…”.

“… e lo fecero spezzando con la testa i manganelli della vostra
Milizia …”.

“… la cosa non fu mai provata, e poi furono trovate delle armi …”.

“… un coltello con cui tagliavano la pizza …”.

“… e in casa c’era del materiale per futuri attentati …”.

“… cioè due chitarre e una tromba e una batteria …”.

“… il cui possesso senza una regolare licenza, è ancora oggi un crimine punito con un ammenda o tre anni di carcere duro …”

“… mentre tre dei ragazzi furono condannati a dieci anni e Matteo Olmi addirittura a venti …”.

“… Matteo Olmi confessò spontaneamente d’essere il loro capo …”.

“… dopo un duro pestaggio subito dal vostro fin troppo zelante colonnello …”.

“…anche questo non fu mai provato, e poi la condanna fu decisa in un regolare processo …”.

“… un tribunale militare composto da un maggiore e tre capitani dell’esercito…”.

“… e quindi regolarissimo … poi gli anarchici avevano un atteggiamento arrogante e disturbarono persino la lettura della sentenza …”.

“… scoppiando in lacrime mentre imploravano d’essere rimandati a casa dai loro genitori …”.

“… genitori che se pure non erano proprio complici, almeno avrebbero dovuto saper educare meglio i loro figli…”.

“… e infatti il padre e la madre di Matteo Olmi morirono dopo breve di crepacuore …”.

“… ma il referto medico attribuì la morte dei due all’età avanzata…”

“… che per lui era di quarant’anni e per lei trentanove…”

“… perché c’era una tara di famiglia, e lo prova il fatto che anche il loro unico figlio morì a soli diciannove anni …”

“… di malnutrizione e percosse e logoramento fisico …”.

“… il referto medico del carcere disse che …”.

“… lasciamo perdere eccellenza… ora posso fare una domanda al colonnello Missyou?”.

“Ma prego bambino… tanto siamo tra amici, non è vero?”.

“Eccellenza la supplico … capisco che mio nipote Birbo è assai indisponente, ma tenga presente che è appunto solo un bambino e …”.

“Non si preoccupi mio caro Allwell, io la capisco benissimo … e poi in fondo la cosa mi diverte alquanto, almeno finché ciò che diciamo resta tra noi … ci siamo capiti, vero?”.

“Certo Eccellenza, la ringrazio e le garantisco la mia estrema discrezione”.

“Sì … va beh … ma tornando al nostro colonnello, mi dica … lei si ricorda di che faccia aveva il giovane Olmi?”.

“Che faccia aveva? Non vedo cosa … era una faccia normalissima immagino, perché?”.

“Quindi lei non ricorda nemmeno se lui era alto o basso? O grasso o magro? O biondo o castano?”.

“Veramente … non capisco … era un ragazzo come tanti altri … forse aveva qualche brufolo, ma non rammento nessun segno particolare”.

“E anche gli altri tre … lei gli deve la sua carriera, ma non se li ricorda mica, vero?”

“Per me quei giovinastri anche allora erano tutti uguali, quindi come potrei ricordarmi di loro dopo tanti anni?”

“Eh … infatti … e … ehm … sbaglio o stanno bussando alla porta?”.

“Avanti … ah, è il cameriere con i tre caffè che avevo chiesto … mi scuserai bambino se non sapendo che venivi non ti ho fatto portare niente … vieni avanti ragazzo, mi sembri nervoso, prima di combinare un pasticcio che pagheresti caro, posa il vassoio sulla scrivania e vattene …”.

“Sì Eccellenza, mi scusi se sono nuovo e l’emozione … oggi poi le ho portato del caffè fatto con una miscela assai più gustosa del solito, posso versare il latte?”.

“Ho detto di andare, sei sordo o stupido? Oh … finalmente … eh caro Allwell, capisce contro cosa devo quotidianamente lottare? Non c’è più nessuno che sappia fare bene il suo lavoro e per questo il paese è sull’orlo dell’anarchia, lo scriva questo, mi raccomando”.

“Eh … scusi signor Generalissimo … potrei mica andarci in bagno che mi scappa la pipì? Eh … però mi ci deve accompagnare zio Allwell, che mi sa che prima per l’emozione ci ho fatto un piccolo guaio nelle mie mutande, eh?”

“Ma cosa dici Birbo? Insomma, oggi sei veramente insopportabile”.

“Ma no caro Allwell, come ha detto lei Birbo è solo un bambino, lo accompagni pure, intanto io e il Colonnello berremo il nostro caffè, e quando tornerete potremo finire la nostra piccola intervista … ah … naturalmente il bambino può attendere fuori dalla porta”.

“Certo Eccellenza sono d’accordo, ora ci scusi, lo accompagno fuori e torno subito”.

“Vada caro, e al suo ritorno parleremo seriamente… no Colonnello Missyou, niente latte e due zollette di zucchero nel mio, quante volte devo ripeterglielo?”

“Vieni Birbo … accidenti a quando mi sono lasciato convincere a farti venire con me … che figura … e meno male che sua Eccellenza il Generalissimo pare l’abbia presa come uno scherzo, oppure chissà cosa … ma dove vai? Per di là si torna alle scale, il bagno è laggiù, non vedi il cartello in fondo al corridoio?”.

“Eh zio… tu ti fidi di me, vero?”.

“Per nulla, perché me lo chiedi?”

“Perché ti ricordi la faccia del cameriere che ha portato i vostri caffè?”.

“Il cameriere? Mah … non saprei … doveva essere un tipo comune perché non ricordo nulla di particolare…”.

“Eh, anche tu, possibile che voi grandi … ma … almeno lo sguardo di gioia che gli ci ha gettato a quei due fetenti mentre usciva a testa china… quello  l’hai notato?”

“Ma veramente … che tipo di sguardo hai detto che era?”.

“Eh, ti dirò poi… buongiorno signor tenente … noi abbiamo finito con l’intervista e ce ne andiamo … ah …il Generalissimo sta bevendo il caffè col Colonnello e parlano di cose di governo delicate … credo vogliano alzare di altri dieci centesimi il prezzo della benzina e …”.

“Ancora?”.

“Eh … proprio così… e per questo mi ci hanno detto di dirvi, che non vogliono essere assolutamente disturbati da nessuno che ci tenga alla sua salute, eh?”.

“Io non li disturberò di certo allora. Ah … devo avvisarvi che proprio oggi l’ascensore è in riparazione e quindi …”.

“Ci facciamo tredici piani a piedi, eh … ma scusi tenente, detto fra noi anche il Generalissimo…?”

“Lui naturalmente è tre mesi che si fa trasportare su una portantin… oh … ma che cosa mi fai dire moccioso?”

“Nulla, nulla, noi non abbiamo sentito niente … vieni zio? Oh … visto che siamo in discesa andiamo di corsa, dai … tredici … Il ragno Pinco Pallo scalando la candela … dodici … mise un piede in fallo e quello si bruciò … undici … la ragna pinco palla richiuse la sua gina … dieci … che con Pallo senza fallo non serviva più …”.

“Ma insomma Birbo vuoi smetterla di correre? Ti rendi conto d’avermi messo nei pasticci? Cosa penserà sua Eccellenza non vedendomi tornare per finire l’intervista?”.

“Eh … nove …forse penserà che avrebbe dovuto fare più attenzione alla gente su cui comandava … otto … che ti ricordi il cameriere e lo sguardo che dicevo che aveva?”.

“Che tipo di sguardo hai detto che era?”.

“Una cosa tipo gioia, ma anche di odio puro … e il caffè poi … sette …”.

“Il caffè che non mi hai lasciato bere? Cos’aveva il caffè?”

“Nuova miscela e nuovo gusto … sì … ma di mandorle amare … sei…”.

“Mandorle … amare?”

“Oh certo … perché c’era molto cianuro … cinque … oh … ancora quattro piani … non battere la fiacca zio, che per quando scoprono i loro cadaveri sarà meglio noi due ci siamo già di molto allontanati, eh?”

 

Esplorando il corpo umano

17 giovedì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Omero

Coordinate spazio-temporali: un afosa giornata nell’antica Grecia, un vecchio canuto ed un fanciullo imberbe sono sdraiati all’ombra di un albero di fico, il vecchio ha una benda nera sugli occhi e sta dettando un componimento al fanciullo che dovrebbe trascriverlo su pergamena, ma che invece spesso e volentieri s’interrompe per cogliere e mangiare i fichi più dolci e maturi

“Gnam … gnam”.

“Dimmi piccolo mio … io detto veloce … davvero riesci a tenermi dietro?”

Uffa questi vecchi che noiosi che sono. E’ proprio vero che dopo i quattordici anni ci diventano tutti di molto strani.

“Eh … fidati zio, che mi sono appena diplomato per corrispondenza in Albania io, eh?”

“Allora continuo… e per l’ingiustizia subita quel prode fu colto da cotanto furore che …”

“ …gnam gnam… furiere … eh sì… e poi che succede dopo?”

“Ma … sono cieco ma mi pare d’udire qualcuno che mastica e deglutisce, sei sicuro d’essere stato attento ed aver scritto tutto in modo esatto?”

Gulp … sputo un pezzo di fico e m’affretto a rassicurarlo.
“Eh …ma certo zio Tibia … eh …che scrivo veloce ed accurato io, eh?”

“Bene… però io non mi chiamo Tibia”.

Uffa, ma davvero quest’uomo è noioso forte, e poi con questa pretesa di voler addirittura scrivere un lungo poema, e chi crede che vorrebbe poi leggerlo, eh?
“Tranquillo zio Scapola, che io sono stato attento e preciso come sempre”.

“Sarà, ma però il mio nome non è neppure Scapola”.

“Va bene caro zio Femore, però rassicurati che io ho una memoria perfetta…”

“Insomma bambino… io non sono Femore”.

“Ma lo so bene che tu ti chiami … ehm … Metacarpo?”

“Non credo proprio”.

“Allora … no, non dirmi niente che ce l’ho sulla punta della lingua … zio Rotula?”

“Ma sei sicuro d’essere un vero apprendista scrivano?”

“Certamente zio… ehm … Coccige?”

“Sbagliato ancora. Ma non ti vantavi d’avere una memoria perfetta?”

“Eh … infatti … lasciami solo pensare un attimo …Tarso?”

“Senti piccolino …”

“ …o forse magari era … Metatarso?”

“Insomma Birbo …”

Uffa e arciuffa, ma come aveva detto di chiamarsi questo scocciatore?

“… Ah … aspetta che ormai ci sono… tu sei … zio Ulna?”

“Maledizione Birbo, hai nominato quasi tutte le ossa del corpo umano ed ancora non hai indovinato il mio nome… quante volte devo dirti che io mi chiamo … OMEROOOOOO!”

 

Di come ancora una volta salvo la situazione

16 mercoledì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (H) Storia recente

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Alessandro Manzoni, Renzo e Lucia

Coordinate spazio-temporali: tempo 1822, luogo villa Brusuglio

La giornata è stata lunga e sono stanco, ma il vino era buono e davanti al camino si sta bene … che dolce sonnolenza … quasi chiudo gli occhi e mi faccio un bel sonell…

“Ma… Birbo … ti stavi appisolando per caso?”

“Eh? Cosa … ah … che c’è Alessandro?”

“Ero arrivato ad un punto molto interessante … ma se ti annoio smetto”.

Oh cavolo … Alessandro è un amico e non voglio farlo arrabbiare … ma quello che scrive è talmente noioso … e visto che mi ospita mi tocca lo stesso starlo a sentire e fingere entusiasmo … eh?

“Ma figurati, eh … eh … mi ci era solo entrato un poco di fumo negli occhi… continua pure a leggere Alex… se proprio devi farlo”.

“Bene. Allora … riprese a dire il primo oratore: il signor curato è un uomo che sa il viver del mondo; e noi siam galantuomini, che non vogliam fargli del male, purché abbia giudizio. Signor curato, l’illustrissimo signor don Rodrigo nostro padrone la riverisce caramente… ma … mi ascolti ragazzino?”

“Eh? Sì, certo, guarda è appassionante, solo pensavo che se è ancora lungo potremmo finire la lettura domani e …”.

“Non ne vale la pena, tanto il racconto è quasi finito”.

“Eh … davvero? Ma scusa … da come hai presentato i personaggi e l’ambiente io credevo fosse un romanzo, e pure assai lungo, eh?”

“Magari lo fosse … visto che mi pagano un tanto a parola. Purtroppo invece sono incappato in un nodo letterario che mi costringe a chiudere la vicenda in poche pagine”.

Beh … io questo punto a malapena riesco a nascondere la gioia.

“Oh che peccato Alex … ih… ih …”.

“Però se ti piacciono i lunghi romanzi potrei leggerti una delle mie opere giovanili”.

“Dalla padella nella brac … ehm … no senti… spiegami invece come va questa storia dei Promessi Sposi, e perché deve rimanere per forza così breve, eh?”

“Vedi Birbo, Fermo e Lucia sono promessi sposi, mi segui?”

“Eh ma che nome fesso Fermo, comunque quei due si vogliono sposare, e allora?”

“Ma c’è don Rodrigo … un nobile ricco e prepotente, che s’incapriccia della bella Lucia, e minaccia don Abbondio per impedire il matrimonio, così da averla per lui”.

“Bene, fino a qui siamo sul classico, e poi che succede?”

“Succede il guaio che ti dicevo prima, ovviamente Lucia cede subito alle lusinghe di don Rodrigo e va a letto con lui, e allora Fermo deluso e scornato emigra a cercare lavoro a Milano, dove morirà di peste, e così finisce la storia”.

“Eh … ma non si potrebbe … che so io … ecco, Lucia invece potrebbe restare fedele al suo Fermo … e i due magari dovrebbero passare tanti guai per poi potersi infine sposare nelle ultime pagine … insomma … tra una cosa e l’altra almeno un due ore di film ce le si potrebbe cavare, eh?”

“Povero Birbo, si vede che sei ancora un ragazzino ingenuo”.

“Perché? Che cosa ci sarebbe di strano se Lucia rimanesse fedele a Fermo?”

“Ma andiamo, è impossibile. Da una parte c’è un poveraccio e dall’altra un uomo prepotente, ma ricco e nobile; se Lucia rifiutasse l’uomo ricco io non riuscirei a spiegare ai miei lettori una scelta tanto assurda”.

“Beh, però senti … hai presente i libri di fantascienza?”

“Fanta … cosa? Fantasciemenza? E cosa sarebbe?”

“E’ appunto una roba che parla di cose assurde, e che piacerà a tantissima gente… oh Alessandro … altro che guerra dei mondi o viaggio sulla Luna … se scrivi quello che ho detto… zitto zitto sarai tu il primo ad incominciarla, eh?”

 

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