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Il Blog di Birbo Bicirossa

~ Umorismo e viaggi nel Tempo

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Dove gli ci insegno un gioco

30 venerdì Mag 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Tolomeo

Coordinate spazio-temporali:14 giugno del 323 a.C. un accampamento in Persia

“Birbo?”.

“Uuuuu…”.

“Birbo, svegliati”.

“Ehhh? Ma las… dorm … “.

“Birbo, devi svegliarti subito”.

“No mamma … oggi non ci vado a scuola …”.

“Per tutti gli dei … SVEGLIATI RAGAZZINO”.

“Eh? Ma che c’è? Ahi … che mal di testa … posso avere del vino?”.

“Basta bere vino Birbo, mi serve il tuo consiglio e devi essere lucido”.

“Eh? Oh Tolomeo … ma che vuoi? Guarda che ieri con Alex si è bevuto un pochino e stamattina non mi sento mica tanto bene… oh … ma che ora è poi?”.

“E’ ora d’agire Birbo, mi occorre un tuo audace consiglio”.

“Eh Tolomeo, ma che … che ti ha mandato quel rompiballe di Alessandro?”.

“Ragazzo mio, Alessandro, il faro del mondo, è morto ieri sera; e proprio questo è il problema”.

“Eh? Alex morto? Ma dai Tolomeo … ma se abbiamo appena fatto una gara a chi ne beveva di più?”.

“Infatti il suo medico ha diagnosticato una severa intossicazione da alcool”.

“E per la miseria … ma cosa c’era in quel vino? Che a me ha fatto venire mal di testa e a lui invece … che glielo avevo pure detto di darsi per vinto, ma figurati se mi ci dava retta quel testone… non lasciare mai il calice pieno e non lasciarlo mai vuoto, diceva … oh beh, in fondo mi è sempre stato abbastanza antipatico … e adesso che facciamo? Che oh … tu mi sei testimone che dopo la battaglia che isso vinse…”.

“La battaglia di Isso?”.

“Eh … proprio quella …che isso Isso la vinse anche coi miei consigli, e dopo mi ci aveva promesso di ricompensarmi … tu te lo ricordi, è vero Tolomeo?”.

“Ma Alessandro ora è morto, e nel suo testamento non si fa il tuo nome”.

“Orco … lo sapevo io … mai fidarsi delle promesse dei re … porca miseria … e a sua madre sono pure antipatico, che diceva a suo figlio che io ero una cattiva compagnia … adesso mica ci comanderà quella vecchia strega, eh?”.

“Proprio questo è il problema … io e gli altri generali abbiamo letto il testamento; dove egli ci ordina di costruire lunghissime strade e giganteschi monumenti funebri, che forse in parte faremo, ma però non vi si dice chiaramente quale dei suoi figli dovrebbe succedergli …”.

“Oh beh … non che ci sia una gran scelta, visto che di quelli accettabili uno è ancora in fasce e l’altro del tutto matto”.

“E’ lo stesso Birbo, li nomineremo entrambi; tanto saranno solo dei fantocci e il vero potere resterà nelle mani di noi Diadochi”.

“Eh … avete già deciso tutto, eh? Beh … ma allora perché mi ci hai svegliato?”.

“Semplice. Io per me vorrei ottenere l’Egitto”.

“Eh … vuoi essere Tolomeo primo re d’Egitto?”. E va beh … prendilo pure allora”.

“Il problema è che noi tutti agogniamo ai territori migliori, e se non troviamo il modo di metterci d’accordo, dovremo fare una guerra fratricida per spartirci le spoglie dell’impero di Alessandro”.

“Oh … basta eh … che con queste guerre non se ne può più, che i pasti sono scarsi e non arrivano mai in orario, e le botti sui carri pigliano tanti di quegli scossoni, che anche il vino migliore in poco tempo ci diventa aceto”.

“Dopo anni di guerra anche noi siamo stanchi, e per questo abbiamo deciso di consultarti … ascolta Birbo, tu dici che viaggi nel Tempo, e vieni da un lontano futuro dove il mondo sarà più saggio…”.

“Eh, ma mica poi tanto … solo un paio di migliaia d’anni o poco più”.

“Noi generali ci siamo detti che se voi del futuro siete più saggi, certamente avrete trovato un sistema per dirimere le controversie in modo pacifico, vero?”.

“Eh … ehm … beh … forse si potrebbe fare una nuova gara di bevute di vino e …”.

“Impossibile Birbo … perché dopo dovremmo eleggerti nostro imperatore”.

“Beh … ci sarebbe un modo … un sistema sacro … che lo usano le persone più intelligenti per decidere sui più gravi problemi … come il buco dell’ozono e la riforma del Porcellum”.

“E quale sarebbe questo sistema?”.

“Eh … si fa con le mani e si chiama sasso e forbice e carta … guarda, questo è il sasso, e vince sulle forbici perché le rompe … questa invece è la forbice, e vince sulla carta perché la taglia … e infine c’è la carta che ci copre il sasso, capito eh?”.

“Strano, mi sembra quasi d’averne già sentito parlare … ma certo mi sbaglio … allora … sasso … forbice … carta … va bene così?”.

“Eh … benissimo, bravo … sasso e forbice e carta, proprio così … e ora vai, eh? Che io devo dorm …ehm … domandare agli dei che ti diano la vittoria, eh?”.

“Allora ci spartiamo l’impero in questo modo? Ma sei sicuro che funzionerà?”.

“Ma dai Tolomeo … t’assicuro che questo è il sistema che usiamo nel futuro per evitare qualunque guerra, che così vince il più intelligente e mica il più forte, eh? Vai tranquillo che dopo mi ringrazierai, che tu sei furbo e gli altri generali sono dei fessi, e così l’Egitto ce l’hai già in tasca … ecco bravo, vai, vai… oh … anche questa è fatta … eh … che questi uomini primitivi se li sai prendere sembrano dei bambini … ma di quelli che è molto facile rubargli le caramelle, eh?”.

 

Di come diedi inizio a molte grandi cose

29 giovedì Mag 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Akhenaton

Coordinate spazio-temporali: 1300 a.C, alla corte del Faraone

“Dov’è quella piccola canaglia? … ah … eccoti ingegnere capo dei miei calzari … volesse Osiride che non t’avessi mai innalzato ad un tale prestigioso incarico”.

“Eh … hic … ma tu chi sei?”.

“Chi sono io? IO SONO IL TUO FARAONE, IL TUO DIO IN TERRA”.

“Il Faraglione?”.

“Ma quale faraglione, io sono il FARAONE”.

“Ah … tu sei il Faraone Faraglione? Con quella faccia? Aspetta, gira la testa che controlliamo se sei davvero tu … ecco così … sì … beh insomma… sei più brutto che dipinto, ma a te stesso ci assomigli abbastanza”.

“SACRILEGO, COME OSI TOCCARMI? IO TI FACCIO GETTARE IN PASTO AI SACRI COCCODRILLI …”.

“Eh … calma … è solo che se non ti metti di profilo non ti ci si riconosce mica, eh? Beh … ma come sei nervoso stamattina … hic … che per caso sei sceso dal sarcofago dal lato sbagliato?”.

“Ma tu sei ubriaco? Ah maledetto … ora capisco la tua insolenza … povero me che pazienza ci vuole … basta, se riesci a ragionare veniamo agli affari”.

“E certo che ragiono … hic …che ho sentito che mi cercavi, e anche se sono pieno di lavoro subito sono venuto … a sentire quale stupidaggine volevi stavolta, eh?”.

“Subito? Ma se sono almeno sei mesi che cerco di parlarti?”.

“Eh va beh … hic …ma sei mesi sono niente per uno che è ingegnere capo del Faraglione, che pensa che noi altri si costruisce roba che durerà per sempre e pure forse di più, eh?”.

“Ah ecco … infatti desideravo proprio chiederti come procede la costruzione della mia reale tomba”.

“Reale tromba? Ma scusa … hic … quale reale tromba?”.

“Grrrrrr … la piramide Birbo … la piramide in cui dopo la morte verrà conservato il mio corpo debitamente imbalsamato …”.

“Oh … ma mica che ti senti male Faraglione? No … hic … è che allora ci terrei a essere pagato in anticipo, eh?”.

“Attento furfante, io sto benissimo, e fra noi due sei tu quello che quasi sicuramente non vedrà sorgere l’alba di domani”.

“Beh ci hai preso… infatti di solito io dormo fino a tardi … ma comunque sono contento se ti senti bene … hic … o vostra divinità, che oh … a volte basta un doloretto da niente … che uno dice che è solo una fitta … una sciocchezza pensa, e invece….”.

“Ma anche se fosse, io ho degli ottimi guaritori al mio servizio”.

“Eh appunto per questo … hic …tu chiami il medico per un doloretto da niente, e invece quel cialtrone ignorante t’ammazza con la sua cura da macellaio, eh?”.

“Non divagare Birbo … dimmi della mia tomba”.

“Ma Faraglione … tanto non ti serve tanto presto, che oh … stai talmente bene che … hic …non ci dimostri per niente i tuoi cinquant’anni, eh?”.

“BIRBO …IO HO SOLO VENTICINQUE ANNI”.

“Eh … scusa Faraglione ma sai com’è … hic … io sono talmente giovane, che tutti quelli sopra i quindici anni mi ci sembrano ormai dei vecchi bacucchi, eh?”.

“MALED … GRRRRRR … il fegato …basta … per la mia salute non devo arrabbiarmi … lasciamo perdere … allora a che punto sei per la mia piramide? Con tutto l’oro che hai già ricevuto almeno le fondamenta le avrai poste, vero?”.

“Eh … la piramide … beh … hic … in effetti … come dire … insomma, diciamo che mi ci pareva quasi uno spreco costruirla … che occupava ottimo terreno fertile ed in fondo era un’anticaglia … hic …e allora coi soldi ci ho fatto qualcosa di molto assai meglio, eh?”.

“Birbo … ora sono pericolosamente calmo, vedi? Dunque spiegami esattamente cosa hai fatto invece d’edificare la mia piramide”.

“Bene Faraglione… ti ci dirò che ho avuto un’idea di molto più migliore … hic … ho iniziato a far scavare un canale … bello eh?”.

“Un …canale? Forse per irrigare i terreni con l’acqua del Sacro Nilo?”.

“No, di quelli così piccolini ce n’è già tanti … hic … il mio canale sarà una gigantesca via d’acqua che unirà il Mediterraneo al Mar Rosso … e sarà percorribile anche dalle più grandi petrolier … ehm … hic …grandi navi, ecco … e oh … i lavori sono pure a buon punto … che abbiamo già scavato fino ai Laghi Amari, eh?”

“Vuoi dire che hai usato tutto quell’oro e varie migliaia di schiavi, per scavare un inutile canale? E cosa me ne faccio di un canale navigabile, se non ci sono imbarcazioni di sorta a cui serva di navigarlo?”.

“Uffa Faraglione … ma noi dobbiamo costruire pensando al futuro, eh? Che oggi … hic … è vero che ci sono solo pochi pescatori su qualche misera piroga, ma un giorno il nostro canale ti ci farà guadagnare un sacco di soldi, coi pedaggi alle navi da trasporto, eh?”.

“Pedaggi? Navi da trasporto? Birbo, questa non sarà un’altra di quelle tue strampalate idee, che poi immancabilmente mi mettono nei guai?”.

“Nei guai? Ma quando mai una mia idea non si è rivelata più che ottima?”.

“Ti ricordo Birbo, che sei stato tu a propormi d’abbandonare i nostri dei per adorare il solo dio Sole”.

“Eh … va bene che avrai avuto qualche piccolo problema coi sacerdoti, ma …”.

“Qualche problema? Ma se sia l’Alto che il Basso Egitto mi si sono ribellati per questo…”.

“Va bene, ma avevo ragione io … che … hic… ti ricordo che ci avevamo investito un sacco, per fabbricare gli alberi di natale e le statuine del presepio, e quelli mica si vendono, se non c’è un dio unico che poi manda suo figlio a nascere tra di noi”.

“E la storia della bececletta? Quanto mi è costata la tua maledetta bececletta?”.

“Casomai era la BICIcletta … hic … e se ci è venuta male è solo per quelle capre dei tuoi artigiani, quelli che non ci capiscono neanche le più semplici istruzioni, eh? Che io volevo solo avere una piccola bici rosso porpora, … hic … e quelli non sono riusciti a fare la catena di pietra, e il freno a disco di bambù, e i cavi del freno …”.

“Basta Birbo … prima ero arrabbiato, ma ora sono talmente stanco, che forse avrò necessità della mia tomba prima del tempo stabilito, ma capisco che se spetta a te di costruirmela il mio corpo finirà sotto ad una duna di sabbia, vero?”.

“Ma dai Faraglione … hic… non ti ci demoralizzare eh? Che se proprio vuoi morire presto ascolta che facciamo, ti ci costruisco un gigantesco faro che indicherà ai naviganti l’ingresso del mio canale … e sotto alle fondamenta ci facciamo stare pure la tua camera funeraria, che idea eh? Pensa … hic …in tuo ricordo il monumento sarà chiamato Faro Faraone Faraglione… ah …hic … però le variazioni in corso d’opera costano mica poco, eh? Che dici, me lo sganceresti un’altro … hic …grosso anticipo?”.

 

Di come fui cacciato da scuola

02 venerdì Mag 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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morte di Pitagora

Coordinate spazio-temporali: 495 a.C. in una villa di campagna vicino a Crotone

Mamma mia … ecco un altro casino combinato dal babbo, che a tutti i costi mi vuol fare avere un educazione classica; ma doveva iscrivermi proprio nell’anno scolastico che i Crotonesi infuriati gli bruciavano la scuola a Pitagora? Mah … intanto qui comincia a far caldo, e fuori c’è una folla di gente che aspetta solo che usciamo per picchiarci a sangue… io quasi quasi mi muovo nel tempo e vado a pigliarmi un bel gelato … orpo … due tipi grandi e grossi escono dal buio e m’afferrano … aiut … ah …no … questi li conosco, sono più grandi ma sono due studenti anche loro.

“Che fai Birbo? Presto vieni con noi che dobbiamo salvare il Maestro”.

“Eh? Ma tu sei Archippo… e lui invece è Liside, vero?”

“Già … e tu invece sei il solito Birbo… avanti muoviti che non c’è tempo da perdere”.

“Ohi … ma non mi strattonare Archippo … che cammino da solo, eh?”

“Non devi camminare ma correre … presto …”.

“Archippo … cof … cof … il Maestro è quassù, l’ho trovato”.

“ … cof … chi siete? Oh … Liside e Archippo, bravi ragazzi miei”.

“Eh signor Pitagorico … guardi che se salvarle la vita fa media per i voti, allora si ricordi che ci sono anch’io, eh?”

“ …… cof … cof … chi ha parlato … oh … Birbo l’acusmatico … ma ancora non hai capito che per tutto il primo anno ti è proibito parlare?”

“Ma maestro … pensavo che con quello che sta succedendo non ci facesse caso, eh?”

“Silenzio Birbo, taci e soprattutto non provare a pensare finché non ti ho insegnato a farlo”.

“Venga Maestro … la folla s’accalca solo davanti al palazzo, e se ci affrettiamo c’è ancora una via di fuga attraverso la porticina sul giardino”.

“Bene Archippo, andiamo allora … cof … cof … attenti al fumo ragazzi, camminate più bassi che potete”.

“Eh … lui lo ha detto ragazzi … infatti io che non sono inutilmente lungo per ora non ho problemi a respirare, eh?”

“Zitto cretino … cof … cof … ecco la porticina … speriamo solo che non ci stiano aspettando…”.

“Ma Maestro … mandiamo avanti Birbo, tanto lui è solo un acusmatico”.

“Giusto Liside, Birbo non sarà mai uno di noi, e quindi…”.

“Ma veramente se posso dire la mia opinione…”.

“STAI ZITTO BIRBO”.

“Eh … ho capito passano le generazioni ma è sempre la solita storia … apro la porta … uffa però … i grandi ce l’hanno tutti con me solo perché sono piccolo e furbo … ecco, esco e mi guardo intorno … via libera ragazzi … ma mi sentite? … TUTTO BENE … I FESSI SONO SOLO DAVANTI E NESSUNO HA ANCORA PENSATO A VENIRE DI DIETRO”.

“Ma non gridare IMBECILLE, altrimenti ti sentono e …”

Oops … in effetti ora le urla s’avvicinano … i fessi arrivano gridando.

“STANNO USCENDO ANCHE DA DIETRO … AVANTI AFFERRIAMOLI …”.

“Presto Archippo diamocela a gambe”.

“Fuggiamo Liside… e se ci perdiamo di vista ci ritroveremo a Metaponto ”.

“Eh … ma come corrono quei due … oh ragazzi … avete lasciato indietro il maestro, eh?
Orco … allora venga con me maestro … che io conosco una scorciatoia sicurissima…”.

“Uhm … per questa volta va bene … ma attento a quello che fai”.

“Eh … si fidi signor Archimede Pitagorico … ecco, di qui, dobbiamo solo strisciare per una ventina di metri lungo questo fosso asciutto…”.

“Asciutto? Ma se è saturo di fango e di rane? E poi quante volte devo ordinarti di rivolgerti a me col dovuto rispetto e chiamarmi MAESTRO? Infine ricorda che io sono filosofo e mago e scienziato, e tu solo l’ultimo e il peggiore dei miei allievi”.

“Eh … ha ragione signor Pitagorico … ora però si chini che passiamo attraverso il buco di quella siepe”.

“Ahi … le spine … ma almeno sei sicuro di sapere dove stiamo andando?”:

“Ma certo … che io qui ci venivo spesso invece di venire a lez … ehm …”.

“Ah che iattura … che una persona tanto importante e con poteri quasi divini, debba ora affidarsi ad un idiota per nascondersi dagli scriteriati che lo vorrebbero uccidere”.

“Eh … ma che poi detto tra noi … attento che c’è un altro fosso … dicevo, detto tra noi io quelli li capisco … che lei signore non ha mica un caratterino tanto facile, eh?”.

“Cosa dici? Che vuoi insinuare sciocco?”.

“Eh … che lei è di molto arrogante e borioso, eh? E che diciamo la verità … quelli che la vogliono ammazzare … siamo quasi in salvo … dobbiamo solo attraversare questo campo…”.

“Bene, ma continua Birbo, prosegui il tuo discorso che davvero m’interessa sapere come la pensi veramente”,

“Eh … beh … dicevo che quelli che la vogliono ammazzare non hanno mica tutti i torti loro… eh? Che lei è davvero prepotente e dittatore, e lo si vede anche da come ci tratta noi ragazzi a scuola…”.

“Ah … davvero? E dimmi fanciullo, com’è che vi tratterei a scuola?”.

“Beh … è che lei se la tira troppo, eh? E poi tutti quei regolamenti … e che noi del primo anno ci è proibito di tutto…”.

“Bene … stai certo che mi ricorderò delle tue parole, e appena potrò saprò ben io come ripagarle … ma … kof …kof … ora mi pare di soffocare …”.

“… e poi non possiamo fare domande, e neppure mangiare carne … “.

“… kof …kof … questo campo … ma cosa …”.

“…e non possiamo bere vino o fare tardi la notte …”.

“… non è possibile … queste non sono … fave …?”.

“…e poi lei esagera … che sarà pure intelligente, ma io so benissimo che il suo famoso teorema ce lo ha copiato dai sacerdoti Babilonesi … “.

“… fave … kof …kof … maledette fave …”.

“… e poi tutti quei bravi giovani che gli ci fa il lavaggio del cervello? Oh … che io non ci credo mica che lei è figlio del dio Apollo e perciò ha sempre ragione … e ora che fa? Perché si ferma? Ma … sta male? E che cosa … perché in faccia è diventato viola e perde bava dalla bocca?”

“… le fave … kof …kof … sono proibite …”.

“Eh … lo so … un’altra di quelle stupide regole che …”.

“… sono proibite … kof …kof …perché io ne sono allergico …”.

“… eh? Lei è allergico alle fave?”.

“… brutto … kof …kof … cretino … te lo avevo spiegato già … kof … ahhhh … fin dal primo giorn … ahhhh …”.

“Eh? Beh … allora si vede che non ero tanto attento … però maestro … solo per questo non mi ci darà mica un brutto voto, eh?”

“ … maledet … muoio … ahhhhhhhh …”.

“Maestro? O maestro? Ma che … è morto davvero? E che mi lascia da solo di notte e al buio?Beh … questa poi … e adesso che cosa dirà il mio babbo, quando ancora una volta mi ci vedrà tornare a casa senza il diploma?”.

 

 

La scuola non cambia mai purtroppo

30 mercoledì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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antica grecia

Coordinate spazio-temporali: una scuola nella antica Grecia

“Dunque … avete tutti capito cosa vi ho appena spiegato? Eutia? Coccalo? Fillo? Birbo?
Ma … perché tu sospiri e ciondoli col capo come a voler dormire? Ah … sei sempre il solito Birbo … bene ragazzino, mostrami la tua tavoletta … come sospettavo… la cera è intonsa, dunque non hai preso appunti sulla mia lezione ma bensì te la dormivi, vero?”

“Eh maestro … non è mica colpa mia, che al banchetto di ieri sera ci ho mangiato forse troppa anguilla e ora mi sento pesante e la testa mi gira…”.

“Anguilla eh? E io intanto cenavo parcamente con poche olive ed un pugno di noci … e dimmi, dopo l’anguilla cos’altro c’era di buono?”.

“Mah niente di speciale… il solito … frutti di mare … pesce salato … lepre di montagna condita con timo e cipolla …”.

“Ah … però … e a me non hai portato neppure una mela, vero?”.

“Eh ma non potevo mica … perché non c’erano mele, ma solo un agnellino allo spiedo, formaggio e poi i dolci … schiacciatine di farina e miele … mirtilli …e poi tanti fichi e solo un poco di buon vino secco dell’Attica”.

“Solo un poco di vino dici?”

“Signor maestro, non è vero quello che le racconta Birbo”.

“Che dici Eutia? E tu cosa ne sai?”

“Ero invitato pure io nella casa dove è ospite Birbo … e ho visto che invece ha bevuto molto”.

“Ma che dici impiccione di un Eutia? Ma tu i fatti tuoi non te li fai mai, vero?”

“Zitto Birbo, e tu invece Eutia continua a riferire … cosa ha fatto il nostro Birbo?”

“Bene signore … anzitutto devo dire che prima del pasto era sotto al tavolo a ridere e giocare a dadi con alcuni schiavi …”.

“Ma non è vero … poi saranno stati al massimo un paio di tiri, e gli ci ho vinto solo poche monete …”.

“Questo per un ragazzo della tua età è assai disdicevole”.

“Ma non basta signore, Birbo durante la cena ha mangiato anche le mie focacce dolci … e mentre i grandi non lo vedevano è andato a riempirsi più volte la coppa dal bacile di vino … e lo ha fatto prima che i servi di casa lo annacquassero”.

“Cosa? Tu Birbo hai bevuto il vino prima che lo si allungasse con l’acqua?”

“Oh maestro … lasciatemi stare il vino, eh? Che è proprio una vergogna come voialtri greci me lo roviniate … che già ce n’è poco che non sappia di resina, e tagliarlo con l’acqua è un crimine che grida vendetta a Dioniso, eh?”.

“Dunque ricapitoliamo … tu ragazzino sei poltrone … disattento … mentitore …ingordo …ladruncolo … giocatore e frequentatore di schiavi … e il peggio è che hai bevuto il vino schietto … mentre il tuo povero maestro nella sua onesta miseria s’accontentava di due sorsi d’acqua…”.

“Eh maestro … ma per venire a scuola da voi, a imparare e migliorarmi, io sono ospite di quelle tali brave persone … e mica posso offenderle rifiutando il loro cibo, eh?”.

“Bugiardo e scapestrato … ora ci penso io a riportarti sulla buona strada … tenetelo fermo Eutia e Fillo, e tu Coccalo che sei il più robusto, afferra il nerbo di bue e comincia a frustarmi questo infame birbaccione”.

“Eh … ma maestro … con tante fruste che avete proprio con la più pesante mi ci dovete far frustare? Che io sarò pure birichino, ma in fondo sono un gran buon ragazzo, e non mi merito mica che mi si porti via la pelle un pezzo alla volta, eh?”

“Ma taci avanzo di forca, che il poveretto che ti dovesse vendere non potrebbe trovare in te nessuna virtù da decantare”.

“Ahi … ohi le nerbate … beh mi dispiace per il babbo che s’è dato tanto da fare per farmi avere un educazione classica … ahi … ma io della classica preferisco la toccata con fuga … e quindi mi muovo nel tempo andante con brio e chi si è visto si è visto… addio e a mai più rivederci fessacchiotti … eh? …”.

Di quando col mio genio stupii Catullo

28 lunedì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Catullo

Coordinate spazio-temporali: antica Roma

 

Da tempo non venivo a trovare Catullo, e parlare con lui ed è sempre un piacere,
peccato solo che sia così povero e ingenuo… uhm … dovrei cercare di aiutarlo.

“Allora le cose ti vanno bene Valerio? Scrivi molto?”

“Ma certo … anzi guarda … una mia ammiratrice mi ha appena fatto avere questa ampolla di profumo … che al momento è la mia unica ricchezza … senti? Ti piace?”.

“Veramente odora di pesce marcio… e mi rivolta pure lo stomaco”.

“Davvero? Allora forse ho equivocato io ed era un condimento per la carne?”.

“Eh … a proposito … io direi di cominciare a pensare al nostro cenare, eh?”

“Cenare? Ma amico mio … forse non hai capito che io … almeno fino a quando non mi pagheranno per l’ultimo mio lavoro…”

“Non hai neppure un asse in tasca … lo so, lo so … però hai di che scrivere, vero?”

“Ma certo, ci mancherebbe altro… perché?”

“E pure hai molti amici importanti, giusto?”

“Naturalmente, ma …”.

“Allora scrivi Valerio … dunque … prima i soliti saluti che mettete sempre voi romani, e poi … sai dirmi il nome di un tuo amico che vedi abbastanza spesso?”

“Bene … ci sarebbe Fabullo … lui è quasi come un fratello e …”

“Eh … sarebbe meglio Trimalcione, ma iniziamo pure con costui … allora scrivi questo: Una sera di queste cenerai bene da me, Fabullo, se gli dei vorranno; basta…”.

“Ma che dici Birbo? Come posso offrire una cena al buon Fabullo se al momento non ho neanche una coppa di vino da dividere con te?”

“Eh … purtroppo lo so bene questo, ma scrivi lo stesso … basta solo che tu porti una cena abbondante e vino e sale …”.

“Cosa? Sarebbe dunque l’amico Fabullo a dover portare il cibo?”.

“Stai attento Valerio, non dimenticarti di scrivere del vino … allora, dove ero rimasto … ah …vino e sale … e un poco di sorriso: e ti assicuro una splendida cena”.

“Ma certo … se la porta lui … io però mi vergogno a chiederlo”.

“Zitto e scrivi in fretta Valerio, che dopo dovrai ricopiare molte volte solo cambiando il nome dell’amico del momento … scrivi … nella borsa di Catullo ci sono i ragnateli…”.

“Insomma Birbo … un poco di delicatezza … non tutti devono sapere dei miei magri affari”.

“Ma questo qui hai detto che è come un fratello … allora scrivi …”.

“Ancora?”

“ …in cambio ti darò dolci parole … e quanto è più soave ed elegante, un profumo di Venere…”.

“Profumo di Venere? Ma non avevi detto che puzzava di pesce marcio?”

“E Venere appunto non ci è uscita dal mare e perciò odorava di pesce?
E poi non mi interrompere mentre creo … dunque dove eravamo rimasti?”

“Hai appena avuto il coraggio di dire … un profumo di Venere…”.

“Ecco … che appena l’avrai sentito …”.

“Ti si rivolterà lo stomaco …”.

“Zitto Catullo mio … lasciati servire … allora … che appena l’avrai sentito … pregherai gli dei che ti facciano Fasullo…”.

“Fasullo? Ma il mio amico si chiama Fabullo …”.

“Uffa … allora pregherai gli dei che … ti faccian, Fabullo, tutto naso… e poi chiudi con un punto; anzi aspetta, metti il doppio punto, facciamogli vedere che qui da noi si abbonda e di roba ne abbiamo anche troppa, eh Catullo?”

Dove conosco me stesso

26 sabato Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Diogene

Coordinate spazio-temporali: tempo e luogo antica Grecia

Io e Diogene percorriamo un viottolo lastricato di ciottoli, lui è vestito poveramente e porta in spalla una grande cesta piena di larghe foglie di cicoria o bietola.

“Oh Diogene, grazie per avermi invitato a cena … ma ora dove stai andando con quella cesta di verdura?”

“Oh bella Birbo …vado a lavarla alla fontana”.

“Ah … ecco. E perché vai a lavare la verdura invece di preparare la nostra cena?”

“Semplice, lavo la verdura perché appunto questa sarà la cena… questa e i nostri sapienti discorsi”.

“Eh … ma è tutto qui? Che almeno ci sarà del vino, vero?”

“Acqua mio caro fanciullo … berremo solo della purissima e buonissima acqua”.

Gulp … devo avere fatto una buffa faccia, perché un passante di gradevole aspetto e riccamente vestito sembra ridere di noi”.

“Ah … beh… eh … senti Diogene … chi è quel signore che ride?”

“Chi? Ah … quello… quello è un filosofo… dice lui, e il suo nome è Aristippo”.

“Aristippo? Mai sentito, chi era costui?”

“Aristippo sono io ragazzino, e tu chi sei?”

“Eh … io mi ci chiamo Birbo Bicirossa e sono venuto dal futuro per conoscere il filosofo Diogene, che gentilmente mi ci ha invitato a cena”.

“Davvero dici di venire dal futuro? Ma se questo fosse vero come mai allora non conosci il grande Aristippo? ”

Boh … e chi lo sa chi è questo tipo? Beh … proviamo a non farlo arrabbiare.

“Eh signore… io veramente … ehm … le statue che le hanno dedicato non le assomigliano molto… e così io non osavo sperare che fosse davvero lei…”.

“Capisco … bene, naturalmente non credo affatto che tu venga dal futuro … ma mi sembri un fanciullo furbo ed intelligente, e sarebbe interessante dimostrare con la logica che stai mentendo… che ne diresti di venire a cena a casa mia?”.

“Eh signore … si figuri se non verrei volentieri … ma già il buon Diogene mi ha invitato a cenare da lui, quindi ora non posso”.

“Ceni da Diogene? Ma lo sai cosa t’aspetta a casa sua?”

“Beh …verdura e … acqua… gulp …”.

“Già, invece io sono ricco e a casa m’attende un desco imbandito con cacciagione e dolciumi ed ottimi vini … non come questo stupido di Diogene, che solo per sentirsi superiore sta per conto suo e si macera nella fame. Non è forse vero Diogene, che se solo tu imparasti a frequentare i ricchi non saresti costretto a mangiare tanta verdura? ”

Ops …il buon Diogene sembra punto sul vivo … sentiamo che risponde.

“E’ vero o Aristippo che se io frequentassi i ricchi avrei di meglio da mangiare di questa umile verdura, ma è anche vero che se tu mangiasti questa verdura non saresti costretto a frequentare i ricchi”.

Eh … eh … bella risposta eh? Beh … mi scappa un sorrisetto ed Aristippo mi guarda male.

“Allora ragazzino … hai deciso di digiunare con Diogene o preferisci banchettare allegramente in mia compagnia?”

Caspita … che tentazione … oh … io subito vorrei dire di sì … e apro anche la bocca per farlo, ma poi…

“Eh signore … se non fossi già impegnato verrei volentieri … ma m’accorgo ora di non poter tradire l’amicizia di Diogene … perché gli sono troppo grato per quest’ultima lezione che mi ha appena insegnato”.

“Davvero Birbo? E cos’è che ti ho appena insegnato io?”.

“Eh caro Diogene … tu mi ci hai fatto capire che io … che io sono un fesso … ecco”.

Dove come sempre porgo il mio aiuto

21 lunedì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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morte di Socrate, Socrate

Coordinate spazio-temporali: tempo 399 a.C in Atene

Non è neppure l’alba, e tento di non scivolare sulle umide pietre del selciato di pietra, non conosco la strada ma seguo Critone che mi precede trasportando un fagotto di stracci, e finalmente dopo tanti corridoi entriamo nella stanza dov’è trattenuto Socrate, che giace su di un lurido pagliericcio da cui faticosamente si alza al nostro apparire. Vedo che è un uomo anziano e corpulento, dall’ampia fronte solcata da profonde rughe incise dall’amarezza, e con la barba grigia e due occhi tristi, ma nonostante tutto ancora fermi e vigorosi.

“Socrate … sono io Critone … tutto è pronto”.

“Critone, caro amico fedele … e questo fanciullo che t’accompagna
chi è?”

“Eh … io mi ci chiamo Birbo e vengo dal futuro … e mi scusi signore ma io ci dovevo proprio essere … perché lei oggi fuggirà e …”.

“Sssstttt … zitto Birbo … va bene che abbiamo corrotto i carcerieri, ma lo stesso non mi pare il caso d’urlare ai quattro venti che siamo venuti per liberare Socrate”.

“Opsss … eh scusate la mia linguaccia … guardate ora mi caccio in un angolino e non dico più niente, mi basta solo assistere a questo momento storico, eh?”

“Ma dimmi Critone … davvero questo ragazzino ti ha convinto di venire dal futuro?”

“Beh Socrate … lui sapeva certe cose che … insomma, ho pensato di dargli il beneficio del dubbio”.

Uffa, la solita storia. Ma perché non mi crede mai nessuno?

“Eh, ma perché ne dubitate ancora? Che … oh … in futuro il nome di Socrate è molto rispettato, e io ci tenevo davvero ad assistere alla tua fuga … che oggi dei fetenti ti volevano uccidere strangolandoti, vero?”.

“No bambino, veramente sono stato condannato a morire bevendo della cicuta”.

“Ah … e com’è questa cicuta? Peggio della Coca-cola?”

Intanto che parliamo Critone ha dispiegato il suo fagotto di stracci, che si rivelano essere un vestito da donna liso e modesto.

“Ecco Socrate, questo è il vestito di una contadina, nessuno penserà che sei tu”.

“Eh … ma la barba? Ah … gli hai portato anche il velo eh? Furbacchione di un Critone …”.

“Senti Birbo … non avevi promesso di metterti in un angolino e di tacere?”

“Eh … sì, certo … lasciami solo vedere come lo hai conciato il buon
Socrat … ah .. ah…”.

“Ma Birbo, cosa…?”.

“AH ..AH …AVEVO DETTO CHE STAVO ZITTO … MA SOCRATE VESTITO DA DONNA …AH …AH… VERAMENTE RIDICOLO …. e la cosa più buffa è che come donna … beh … è persino abbastanza carina, eh? AH ..AH … CHE RIDERE … QUANDO LA RACCONTO NON MI CREDERANNO NEPPURE”.

“Ma Socrate, ora che fai? Perché ti togli il travestimento?”

“Scusami Critone, ma non posso farlo … piuttosto che essere deriso preferisco accettare la mia pure ingiusta condanna e morire con dignità”.

“Ma perché? Ma non ascoltare Birbo, lui è solo uno stupido ragazzino”.

“Confermo signore, non importa quanto sembri ridicolo così travestito .. AH.. AH .. oggi la storia dice che lei fuggirà invece di morire, e dopo farà ancora grandi cose, e poi filosofo che scappa è pur sempre buono per un’altra volta, eh?”

“Per Santippe, non lo sopporto. La cicuta … DATEMI L’AMARA CICUTA”.

“Eh … ma che poi ancora non mi ci avete detto … ma che, è forse peggio della Coca-cola questa cicuta?”

“Birbo, caro fanciullo…”.

“Sì, dimmi carissimo Socrate, che c’è?”

“Prima di morire … IO T’AMMAZZO CON LE MIE MANI”.

“Orpo … trattienilo Critone, che … oh caro Socrate … capisco che hai i tuoi guai, ma se non vuoi che ti si alzi la pressione la vita cerca di prenderla con più filosofia, eh?”

Esplorando il corpo umano

17 giovedì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Omero

Coordinate spazio-temporali: un afosa giornata nell’antica Grecia, un vecchio canuto ed un fanciullo imberbe sono sdraiati all’ombra di un albero di fico, il vecchio ha una benda nera sugli occhi e sta dettando un componimento al fanciullo che dovrebbe trascriverlo su pergamena, ma che invece spesso e volentieri s’interrompe per cogliere e mangiare i fichi più dolci e maturi

“Gnam … gnam”.

“Dimmi piccolo mio … io detto veloce … davvero riesci a tenermi dietro?”

Uffa questi vecchi che noiosi che sono. E’ proprio vero che dopo i quattordici anni ci diventano tutti di molto strani.

“Eh … fidati zio, che mi sono appena diplomato per corrispondenza in Albania io, eh?”

“Allora continuo… e per l’ingiustizia subita quel prode fu colto da cotanto furore che …”

“ …gnam gnam… furiere … eh sì… e poi che succede dopo?”

“Ma … sono cieco ma mi pare d’udire qualcuno che mastica e deglutisce, sei sicuro d’essere stato attento ed aver scritto tutto in modo esatto?”

Gulp … sputo un pezzo di fico e m’affretto a rassicurarlo.
“Eh …ma certo zio Tibia … eh …che scrivo veloce ed accurato io, eh?”

“Bene… però io non mi chiamo Tibia”.

Uffa, ma davvero quest’uomo è noioso forte, e poi con questa pretesa di voler addirittura scrivere un lungo poema, e chi crede che vorrebbe poi leggerlo, eh?
“Tranquillo zio Scapola, che io sono stato attento e preciso come sempre”.

“Sarà, ma però il mio nome non è neppure Scapola”.

“Va bene caro zio Femore, però rassicurati che io ho una memoria perfetta…”

“Insomma bambino… io non sono Femore”.

“Ma lo so bene che tu ti chiami … ehm … Metacarpo?”

“Non credo proprio”.

“Allora … no, non dirmi niente che ce l’ho sulla punta della lingua … zio Rotula?”

“Ma sei sicuro d’essere un vero apprendista scrivano?”

“Certamente zio… ehm … Coccige?”

“Sbagliato ancora. Ma non ti vantavi d’avere una memoria perfetta?”

“Eh … infatti … lasciami solo pensare un attimo …Tarso?”

“Senti piccolino …”

“ …o forse magari era … Metatarso?”

“Insomma Birbo …”

Uffa e arciuffa, ma come aveva detto di chiamarsi questo scocciatore?

“… Ah … aspetta che ormai ci sono… tu sei … zio Ulna?”

“Maledizione Birbo, hai nominato quasi tutte le ossa del corpo umano ed ancora non hai indovinato il mio nome… quante volte devo dirti che io mi chiamo … OMEROOOOOO!”

 

Dove incontro un signore pieno di aria calda

15 martedì Apr 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Erostrato

Coordinate spazio-temporali: 356 a. C. nell’ antica Efeso

Nel corso dei miei viaggi mi trovo nelle vicinanze del famoso tempio di Atena, quando un vecchietto che corre come un matto mi urta, facendoci cadere entrambi a terra.

“Oh poveretto … aspetti nonnino… prenda la mia mano che la aiuto a rialzarsi. Ma che aveva da correre così tanto poi? Eh … ma cos’è quest’odore? Sono le sue vesti che puzzano di … fumo?”.

“Lasciami bambino … e ricorda che io mi chiamo Erostrato”.

“Eh? Beh …tanto piacere di saperlo ma … ehi signore… ha visto che da quel tempio escono delle nuvole di fumo? Ma cosa sarà successo?”

“Un terribile incendio … io, Erostrato, ho dato fuoco al più grande tempio di tutta Efeso …ti ricorderai del mio nome?”

“Eh signore … ma sono certo che non lo voleva fare apposta, eh?

Un incidente, certo … può capitare a tutti … io stesso a scuola nell’ufficio del preside… beh … ora non abbia paura, farò finta di non averla vista e …”.

“NOOOOOO … piccolo imbecille … io il tempio l’ho incendiato di proposito, e proprio perché voglio che tutti sappiano che sono stato io, Erostrato, a farlo”.

“Eh … contento lei nonnino… ma perché poi vuole mettersi nei guai?”

“Perché mi sono reso conto d’avere ormai ottant’anni e …”.

“Ah … complimenti … allora sono state le candeline della torta …?”

“… ottant’anni, capisci bambino? E in questi ottant’anni non avevo ancora combinato niente … così ho capito che quando fossi morto …”.

“Eh, ma che neri pensieri … che lei nonnino è ancora abbastanza giovane e forse ci camperà ancora per due settimane o persino tre …”.

“… ho capito che nessuno mi avrebbe ricordato … una vita inutile la mia … così ho appiccato il fuoco al più grande tempio della città, e ora sono sicuro che in futuro sarò ricordato da tutti”.

“Eh, contento lei … attento nonnino che sta arrivando gente… è meglio che ora scappi o non vivrà nemmeno per quelle due settimane che le dicevo, eh?”

“Ma tutti devono sapere che sono stato io ad incendiare il tempio, IO…EROSTRATO … ricordatelo tutti e ditelo ai vostri figli e ai figli dei loro figli, sono stato io e io solo, e il mio nome è E-RO-STRA-TO … “.

“Eh … va bene signore … ci penso io a dirlo a tutti … ma tu scappa ora, eh?”

“Sei sicuro ragazzino che ricorderai il mio nome? Io sono E-RO-STRA-TO … te lo ricordi, vero?”

“Eh … ma certo … vada vada mio buon vecchietto …ecco …corra che se la prendono … poveraccio … proprio vero che dopo i dieci anni il cervello comincia ad andare in pappa, eh? Oh … alla fine arrivano correndo anche i soldati di guardia … che ragazzi svegli sono questi, eh?”.

“Ehi tu …fanciullo … anf …anf …chi è quell’uomo che fugge?”

“Ah … quello è il pirla che ha dato fuoco al tempio, e si chiama …”

“Ha incendiato il nostro tempio? Avanti bambino, tu sai chi è quell’uomo?”

“… Orpo mi pareva … eh … aspetti che … che mi ha detto che si chiamava … Reostato? No. Ah … ora ricordo, era Aerostato, ecco”.

“Hai detto Aerostato? Ma sei sicuro ragazzino?”

“Eh sì, sono sicurissimo … ha detto proprio che si chiamava… A-ERO-STA-TO… o almeno … mi pare che questo fosse il nome adatto a lui, eh?”

Il rimedio sovrano rimane la grappa

15 sabato Mar 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Ippocrate

Coordinate spazio-temporali: tempo 429 a.C. luogo Atene

“Senti Ippocrate … eeetcì …. va bene che sei molto occupato perché qui ad Atene ora c’è la peste, ma anche il mio raffreddore ci è importante, eh?”.

“Bada Birbo che il medico deve fare tutto con calma e accuratamente”.

“Eh … eeetcì … d’accordo, ma è mezzora che mi visiti, almeno hai un idea di come farmelo passare?”.

“La vita è breve, l’arte lunga, l’occasione favorevole è fugace, l’esperimento malsicuro, il giudizio difficile”.

“Insomma … eeetcì … non ci stai a capire niente, eh?”.

“Per mali estremi, estremi rimedi!”.

“Eh? Ma … eeetcì … perché hai tirato fuori quei lumaconi? Ma … dico, non vorrai mica mettermeli sul petto, eh?”

“Il corpo è governato da quattro umori, sangue, bile gialla, bile nera e flegma, che combinandosi in differenti maniere mantengono in salute o conducono alla malattia. Il tuo male o mio piccolo Birbo è d’avere un eccesso di bile nera, e questa sarà estratta dalle sanguisughe”.

“Eh …? Ma scusa Ippocrate… eeetcì … non pretendo gli antibiotici, ma almeno potresti darmi un decotto di corteccia di salice, eh? Che voglio dire… eeetcì … com’è che dicono tutti che sei un gran medico se neppure conosci l’aspirina? E comunque ti torno a dire che la cura migliore sarebbe d’offrirmi un buon bicchierino di grappa, eh?”.

“Per Apollo ed Asclepio, io giuro che prescriverò la cura solo secondo il mio miglior giudizio, e per evitare ogni danno ti proibisco di bere qualunque cosa che non sia pura acqua di fonte, e inoltre … ma … per Giove … quello strano ragazzino è scomparso davanti ai miei occhi … e ora a chi la mando la fattura?”.

Quando si partì a conquistar lo mondo

11 martedì Feb 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Alessandro Magno

Coordinate spazio-temporali: tempo 336 a.C. luogo sala del trono nella reggia di Macedonia

“Mio signore Alessandro, tutto è fatto e l’esercito macedone attende solo il tuo segnale per mettersi in marcia”.

“Bene o mio fido Antipatro, però non sono sicuro di voler davvero iniziare una lunga guerra di conquista. Quello in fondo era il sogno di mio padre, mentre la mia è un’indole assai più mite e pacifica, e io sarei contento di vivere in pace e passare il mio tempo scrivendo poesie e suonando il liuto”.

“Così com’è stato raccolto l’esercito si può smobilitare rimandando tutti quegli uomini a casa loro, questa è la tua volontà o mio signore?”.

“Essere o non essere? Io penso sia meglio … ma…? Per Giove… che accade ora?”.

“TA … DAH … eccomi o Filippo, ho disdetto l’abbonamento a Topolino e bruciato tutti quei maledetti libri di scuola, così sono finalmente pronto ad accompagnarti a conquistare la Persia. Ma dove sei, eh? Oh … ma ti nascondi? Non ti ricordi che in cambio del mio aiuto avevi promesso di farmi generale? Mentre ero via non avrai mica cambiato idea, eh vecchia checca di un Filippo?”.

“Ma tu strano bambino… sei apparso dal nulla? Ma come …?”.

“Senti ragazzino, non restare lì a guardarmi con la bocca tanto aperta che ci cascano dentro le mosche. Piuttosto vammi a cercare il tuo signore re Filippo, e digli che è arrivato il suo amico Birbo che gli deve urgentemente parlare, eh?”.

“Filippo era mio padre … ma un traditore di cui lui si fidava l’ha ucciso, tu cosa volevi da lui?”.

“Filippo sarebbe morto? Oh quanto mi dispiace poveretto … e dire che gli avevo pure consigliato di fidarsi solo di Pausania …. e invece … e chi sarebbe quell’infame che l’ha ucciso?”.

“E’ stato proprio Pausania ad ucciderlo”.

“Ehm … appunto volevo dire … che io gli avevo consigliato di NON fidarsi solo di Pausania …. già …eh, porca miseria, e ora che faccio? Che se anche torno nel futuro ormai l’abbonamento a Topolino è andato, eh?”.

“Mio padre mi aveva spiegato che seguiva i consigli di un piccolo essere sovrannaturale … e nell’attesa che quello arrivasse aveva anche raccolto un grande esercito… quindi tu saresti venuto per aiutarci a conquistare la Persia? Però io non sono sicuro di volerci provare”.

“Oh senti ragazzo … ma infine si può sapere chi diavolo sei tu?”.

“Io? Io sono il nuovo re della Macedonia, Alessandro, detto il Magno perché mi piace mangiare bene”.

“Alessandro il Magno … della Macedonia? Ih … ih … ih … buona questa … allora sai che ti dico caro Alessandrino? che tuo padre era un valoroso, e lui certo l’avrebbe conquistata la Persia, ma tu? Non scherziamo ragazzo, tu pensa solo a magnarti la Macedonia, e non pensare alla Persia che è troppo dura per i tuoi teneri dentini da latte, eh? Eh … eh … buona questa, eh? Ma … senti … non te la sarai mica presa, eh? Ehi … giù quello spadone eh? Che poi è così che capitano gli incidenti … ehi … ah, ma allora lo fai apposta, eh? Beh, caschi male, perché grazie a tutta la gente che mi corre sempre dietro ormai sono diventato velocissimo, ciao povero fessoooooooooooooooooo … bip bip …eh eh … non mi prendi … non mi prendi… non mi prendi … eh … eh”“.

“Uhm … quell’odioso bambino è davvero veloce, ma conosco qualcuno che corre ancora più veloce di lui … PRESTO PORTATEMI BUCEFALO … oh eccoti … alè… vai cavallo, c’è una piccola testa che deve rotolare con urgenza, quindi affrettati …”.

“Oh … ma allora Alessandro ha poi deciso di partire per la guerra? E per dimostrarci il suo coraggio quel giovane scavezzacollo è andato avanti tutto da solo? IN MARCIA SOLDATI, SEGUIAMO TUTTI IL NOSTRO VALOROSO SIGNORE, PRESTO”.

“Oh …anf … anf …ma quanti m’inseguono stavolta? …anf … anf … prima quel giovane matto che si magna la macedonia …anf … anf … poi il generale arteriosclerotico, e adesso …anf … anf … pure tutto l’esercito? però che …anf … anf … fanatici …anf … anf … che sono questi …anf … anf … macedonici, eh?”.

Biblioteca di Alessandria d’Egitto

08 mercoledì Gen 2014

Posted by Birbo Bicirossa in (B) Storia antica a.C

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Biblioteca Alessandria

Coordinate spazio-temporali: tempo 48 a.c, luogo la Biblioteca di Alessandria d’Egitto.

“Ehi che stanzone immenso … uh … e quant’è buio, eh? Spetta che cerco … ahi … accidenti non si vede niente, eh? Boh … manco i libri vedo, però dicevano che questa era una biblioteca grandina … ahio… ho urtato uno scaffale … eh che cazzo, fammi fare luce sennò qui … uh ecco che ho trovato la lampada d’Aladino, eh … però è difettosa, non c’è mica il Genio dentro, ma solo dell’olio puzzolente, va beh, accendiamo sta roba, ehi … ora vedo qualcosa … ah … era solo tanta polvere sopra a un mucchio di porcherie, ma le massaie egiziane non puliscono mai? Accidenti, dove la terranno la roba migliore? Ah … spetta … dietro a quei rotoli marci … fammi appoggiare un attimo la lampada ad olio … vediamo … ORCOCAZZO, ha preso fuoco qualcosa, forse riesco a spegnerlo … macché, è roba che brucia come benzina … oddio, meglio scappare via, di nuovo nel mio presente, presto”.

>

“Bentornato figliolo, dov’eri andato che non ti trovavo?”.

“Eh babbo … orco mi ha visto … ehm … beh …stavo cercando dei fumetti egiziani, ma non li ho mica trovati sai?”.

“Beh certo figliolo… fumetti egiziani in casa non ne abbiamo neanche di profilo, ma se t’accontenti dell’ultimo numero di Topolino te l’ho portato”.

“Oh babbo, sei il miglior papà del mondo, altro che i papà egiziani che per cattiveria nascondevano i fumetti ai loro bimbi, eh?”.

“Ah sì? Beh Birbo mio … la tua è un interessante scoperta, ora però metti il giornaletto sotto al cuscino e chiudi gli occhi e dormi, che si è fatto tardi ormai e domattina hai scuola”.

“Sì. Buonanotte babbo, ti voglio un casino di bene”.

“Ti voglio tanto bene anch’io piccolo piromane, dormi ora, che almeno quando dormi non combini troppi disastri”.

“Ma allora lo sapevi? Ih, ih, io ci provo sempre a fartela, ma tu babbo mi conosci troppo bene, eh?”.

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